Secondo numerosi studi effettuati dalla FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri) in collaborazione con VADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica), nella vita di ognuno di noi esistono due “grandi rivoluzioni alimentari” in cui si decide il nostro futuro, per quanto riguarda gli aspetti nutrizionali ed entrambi sono in età pediatrica! La prima “rivoluzione” è rappresentata dalla nascita: è questo il momento in cui, dopo 9 mesi di alimentazione per vena (attraverso i vasi ombelicali che ricevono nutrimento dalla placenta), si passa ad un’alimentazione orale rappresentata dal latte, sia esso materno o formulato (la cosiddetta alimentazione artificiale).
Il secondo momento di cambiamento avviene a circa 4-6 mesi di vita, con il divezzamento: in questo processo, che dura circa un anno, si passa progressivamente da un’alimentazione lattea, monotona se si vuole, ad una diversificata, sia per consistenza che per composizione. Accanto a tale “rivoluzione” per quanto riguarda le abitudini alimentari, il bambino in quest’epoca inizia la costruzione della organizzazione di sé, ciò significa che se la madre è stata in grado di riconoscere e distinguere le sue diverse esigenze, alimentandolo, coccolandolo e sgridandolo a seconda delle necessità, il bambino dal canto suo è cresciuto in grado di differenziare ed esprimere distintamente i suoi bisogni: mangia se ha fame, esprime rabbia se irritato, chiede rassicurazione se ha paura; senza fare confusione tra questi stati d’animo e chiedere il cibo come soluzione di ogni disagio.
Questa fase sembra, perciò essere il periodo in cui s’instaurano i successivi e più gravi disturbi dell’alimentazione fondati sulla difficoltà o incapacità a riconoscere i propri stati d’animo ed a rispondere variando il comportamento alimentare ad ogni oscillazione della propria emotività o fragilità. Fin dai primi anni di vita, infatti, si possono cominciare a delineare quelle abitudini alimentari che, se persistenti nel tempo, facilmente portano ad una condizione di sovrappeso o di obesità già nel bambino, allarmanti a questo proposito sono gli ultimi dati forniti dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che indicano che 1 bambino su 3 è in sovrappeso e 1 bambino su 4 è obeso.
Non è raro, d’altronde, trovarsi di fronte a bambini che da un lato assumono un eccesso di proteine totali, grassi saturi (cioè di origine animale), zuccheri semplici; mentre dall’altro la loro alimentazione è carente di carboidrati a basso indice glicemico, di fibre, di frutta e verdura. Si dice spesso che nella vita i gusti cambiano, però ciò che cambia con estrema difficoltà e notevole sforzo personale, è l’approccio al cibo: come affermato precedentemente chi ha avuto in prima e seconda infanzia (ovvero tra 0 e 4 anni) un’alimentazione dal gusto poco variato e con una ristretta scelta di alimenti, tenderà a mantenere questo approccio anche nelle età successive: è dunque fondamentale fare in modo che il bambino non sia appagato solo da cibi ipercalorici e soprattutto cibi dolci, ma che si abitui a mangiare, o quanto meno a provare di tutto, sviluppando e affinando i propri gusti così da apprezzare anche cibi come legumi ed ortaggi, meno invitanti, ma tanto importanti!
L’ educazione alimentare dell’adolescente deve essere volta più che alla prescrizione di tabelle dietetiche a far acquisire allo stesso quella fiducia e quella accettazione del proprio sè corporeo necessaria per uno stile di vita sano ed adeguato ai propri bisogni. Come contraddire i latini che dicevano con convinzione “mens sana in corpore sano”. È per questo motivo che accanto a scelte nutrizionali corrette va promossa una sana e regolare attività fisica. L’attività sportiva deve essere favorita in quanto rappresenta una occasione educativa e di crescita personale del bambino, ovvero lo sport ha il compito di ampliare la cultura e le capacità emotive dei ragazzi, insegnando loro anche a saper perdere, ad apprezzare il senso del partecipare e del “fare gruppo” ognuno con le proprie qualità e limiti.
In quest’ottica l’attività fisica rappresenta una sana esperienza che combatte quel senso di noia e insoddisfazione che spesso trattiene il bambino ore ed ore di fronte al computer o ai videogiochi. Basta mezz’ora al giorno di corsa per “liberare” la serotonina, il neurotrasmettitore che dà benessere e gioia di vivere, donando al bambino oggi e all’adulto domani, la libertà e la responsabilità di scegliere ed affrontare con coraggio qualsiasi ostacolo e qualche chilo in più!