Un virus come quello dell’HIV non può essere sottovalutato. Né dimenticato. Anche quando non se ne parla, quando i riflettori si abbassano e non si organizzano più maratone e campagne di prevenzione di massa in grado di colpire la sensibilità collettiva come un pugno. Non se ne starà lì fermo in un angolino senza disturbare. Tutt’altro. Non parlarne equivale a lasciargli spazio, quel margine sempre più ampio sotto le lenzuola che porta ad un incremento dei contagi per nulla trascurabile.
A lanciare l’allarme è il premio Nobel per la medicina Françoise Barré-Sinoussi, la scienziata che ha stanato il virus al microscopio. A margine di un convegno sulle malattie infettive svoltosi ieri a Milano presso la clinica Humanitas, Barré-Sinoussi ha ricordato che a 30 anni dalla scoperta del virus HIV l’emergenza contagio resta, nella sua drammatica attualità.
Anche in Occidente, dove ormai le morti per AIDS sembrano un lontano ricordo ed i farmaci non sono off-limits come nei Paesi sottosviluppati, il pericolo è sempre in agguato, striscia sotto le lenzuola e si trasmette sessualmente e, sempre più spesso, inconsapevolmente. L’Italia non è da meno. Ne parlammo tempo fa, del popolo di sieropositivi inconsapevoli, con cifre da brivido: stando ai dati diffusi dallo studio Adone, realizzato nel Reparto di Malattie Infettive dell’ospedale “Spallanzani” di Roma, nel nostro Paese sarebbero 120 mila i positivi al test dell’HIV, 30 mila dei quali nell’ignoranza della loro condizione. Con quanto ne consegue, ovviamente, sul fronte della prevenzione: non sapere di essere infetti fa abbassare la guardia sulla profilassi ed innesca contagi a catena, specie oggi, con l’aumento vertiginoso dei partner occasionali.
E restiamo in tema AIDS, spostandoci dall’allarme contagi, e chiudendo con una nota positiva, colorata di speranza. Una recente ricerca pubblicata sull’autorevole rivista di divulgazione scientifica, Science, riporta infatti della scoperta di piccole variazioni genetiche che agiscono sulla struttura di una proteina chiave impedendo ad una minoranza di pazienti affetti da HIV di ammalarsi di AIDS. Si tratta della proteina HLA-B, antidoto, per pochi fortunati, per diventare HIV-resistenti o HIV-controller.