Di molte malattie psichiatriche non si conoscono ancora le cause precise. Non sempre c’è un problema dovuto al contesto ambientale, socio-familiare. Per patologie come la schizofrenia o l’autismo (ma anche altre) la scienza propende verso un’interpretazione genetica. Si ipotizza che numerose malattie complesse, come quelle psichiatriche e al contempo i tumori, apparentemente molto distanti e diverse tra loro potrebbero avere una causa comune, da ricercare nel Dna, ed in particolare in quello definito Dna-ripetuto, una parte ancora sconosciuta del genoma umano, perché inizialmente ritenuta non determinante.
Si parlerà di tutto ciò questa mattina all’ISS, (Istituto Superiore di Sanità) nel corso del Convegno “Postgenomics of psychiatric diseases: imaging, genes and endogenous retroviruses”.
L’incontro è il secondo di un percorso di ricerca intrapreso nel 2008 che ha visto l’inizio della collaborazione tra lo stesso Istituto Superiore di sanità, l’Università di Roma Tor Vergata e l’University of California Irvine (UCI). Nel corso di questa prima fase sono state affrontate le tematiche sulla complessità dell’interpretazione del genoma, che ancora oggi, deve essere totalmente compreso e decodificato. Fino ad allora infatti nello studio delle malattie si era preso in considerazione solo il 2% del genoma codificante, cioè, quella minima parte che produce proteine: troppo poco per dare origine a malattie molto diverse tra loro. Considerata questa evidenza riduttiva, è iniziata una seconda fase del lavoro scientifico con le mappature di “sequenze ripetute di Dna” che costituisce il 45% di tutto il genoma e contribuisce a determinare il fenotipo, ossia le caratteristiche fisiche delle patologie. Durante il convegno verranno rappresentati i primi dati di questa indagine relativi ai pazienti affetti da autismo e schizofrenia. I risultati dimostrano come tutto il genoma concorra a determinare le tante e diverse malattie più o meno complesse: un nuove percorso per la scienza.
L’incontro è dedicato a Carla Arpino, ricercatrice dell’Università Tor Vergata, prematuramente scomparsa, che aveva avviato uno studio sulla presenza di Dna-ripetuto e di retrovirus nell’insorgere dell’autismo. Una neuropsichiatra infantile che si è divisa tra il laboratorio e le corsie dell’ospedale con i piccoli pazienti. A lei intitolata anche una borsa di studio volta alla prosecuzione di alcuni suoi lavori.
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Fonte Iss