I have a cancer, Ho il cancro. Con queste parole, qualche mese fa, Michael Douglas, attore e regista di fama internazionale, durante il celebre show di David Letterman alla CBS, annunciò al mondo la sua malattia, rivolgendosi ai fan ma anche alla gente comune e a quanti, meno famosi, combattono la stessa battaglia.
Il cancro è una livella: la reazione della moglie, la celebre e bella attrice Catherine Zeta Jones, è stata simile a quella di molti familiari di pazienti non famosi: passando dallo sconcerto, dall’incredulità e dal dolore iniziali alla rabbia contro i medici per una diagnosi arrivata troppo tardi fino alla pacata rassegnazione di una sofferenza vissuta cercando di mantenere una parvenza di normalità, continuando a lavorare ed a fare le cose di ogni giorno, come sempre, nonostante lo spettro del cancro, la chemioterapia, l’altalena di speranza e sconforto che colpisce i malati oncologici ed i loro familiari.
Lui, Michael, lo riprendono mentre porta a scuola la figlia, mentre continua a vivere, rubando scatti invadenti al decorso della sua malattia, immagini che, pur nella violenza di una privacy trafugata, di un dolore scavato nel profondo e reso così spudoratamente pubblico, servono forse a ricordarci l’umana debolezza delle celebrità.
Pallido e scarno, il Michael Douglas immortalato per le strade di New York, lontano anni luce dall’icona sexy di Basic Instinct, appare devastato dal cancro.
All’inizio di questo mese Douglas, 66 anni, ha terminato il ciclo di otto settimane di radioterapia e chemioterapia per curare il tumore delle dimensioni di una noce alla base della lingua.
Fonti vicine all’attore affermano che, nonostante tutto, Douglas sta affrontando con positività la battaglia contro il cancro, concentrando tutte le sue forze nella guarigione.
D’altronde, i medici gli hanno dato ottime speranze stimando all’80 per cento le sue possibilità di sopravvivenza e dichiarandosi molto soddisfatti di come ha risposto al trattamento. E speriamo davvero riesca a vincere il cancro: la sua vittoria sarebbe, oltre che una splendida notizia, un incoraggiamento per quanti combattono tutti i giorni la stessa battaglia, a riflettori spenti.