“Frutta nelle scuole” è un’iniziativa realizzata dal Ministero delle politiche agricole, in collaborazione con quello della salute e dell’Istruzione. Consiste nella distribuzione gratuita per alcune scolaresche di frutta fresca di stagione e soprattutto legata al territorio. Gli obiettivi sono molteplici: offrire ai bambini un’alternativa alle ipercaloriche merendine, elaborare un percorso di educazione alimentare e far apprezzare e conoscere il frutto della propria terra. Nulla di male direte voi. Ma un pediatra in questi giorni ha lanciato un allarme, che sta destando perplessità ed animando dibattiti.
Si tratta di Italo Farnetani, noto pediatra di Milano e giornalista collaboratore di numerose testate importanti che avrebbe affermato in un’intervista all’Adnkronos Salute la sua perplessità sul metodo di questa campagna.
“Un obiettivo sacrosanto quello di incentivare il consumo di frutta, perseguito però in modo errato;… Nelle scuole la frutta non si mangia a fine pasto, ma a merenda e la mattina. E’ una pratica innaturale, almeno in Italia. Servire un frutto non contribuirà a farlo amare …. finirà per creare adulti che odiano la frutta ….”
L’opinione è senza dubbio autorevole e dunque per questo stimola il dibattito, anche se va detto,il professor Farnetani non è la prima volta che va contro tendenza, come quando ha affermato di essere favorevole all’uso del telefono cellulare nei bambini sin dai tre anni e contrario ai compiti durante le vacanze. Come sempre nel rispetto delle opinioni altrui cerco di valutare le cose, ma devo dire che stavolta dissento totalmente, anche perché conosco la campagna “frutta nelle scuole”, visto che ha riguardato anche i miei bambini.
Forse dipenderà dai vari istituti, dall’organizzazione e da come il corpo docente affronta le cose, ma non trovo, in quello che ho vissuto, nulla di ciò che è stato paventato dal qualificato pediatra. La consegna della frutta non avviene tutti i giorni, ma solo circa 15 volte nell’arco di un anno e prevede anche dei succhi di frutta freschi. Non c’è nessun obbligo a mangiare la frutta in tali contesti, anche se si invitano i bambini a non portare merendine e ad assaggiare la mela o la fragola. Dunque si tratta solo di un invito ad assaggiare nuovi gusti, attraverso il gioco e l’utilizzo di schede ed opuscoli che pure vengono consegnate: difficile creare un “trauma”, un odio della frutta in tal senso. Il fatto inoltre che in Italia sia una pratica innaturale mangiare frutta la mattina, non significa che sia anche errata.
I nutrizionisti non sottolineano di continuo quanto sia importante mangiare la frutta lontano dai pasti quale spuntino sia nel pomeriggio che la mattina? Non aiuta a prevenire tante malattie? Non si parla di una grave epidemia di obesità nei bambini? Nelle classi dei miei bimbi, alcuni incuriositi dopo un paio di volte hanno assaggiato e gustato. Cosa ne è emerso? Che a casa non si mangia la frutta e per me il messaggio più importante è stato quello dato ai genitori in tal senso, e non ai bambini. Questi infatti sono tornati a casa sani e salvi pur non avendo mangiato la tradizionale merendina ed avendo consumato semplicemente un frutto che a casa non avrebbero mai toccato. Se l’esempio non lo danno i genitori, lo possono dare i compagni di classe.
Il professor Farnetani avrebbe anche concluso il discorso in tal modo:
“La chiave giusta non è imporre qualcosa ma insegnare a scegliere e coltivare il gusto. Penso a delle lezioni di frutta a scuola, con assaggi e istruzioni per preparare macedonie e altre prelibatezze salutari.
Siamo allora d’accordo! Perché “Frutta nelle scuole” è questo.
E voi amici di Medicinalive, che ne pensate?
Per approfondimenti: Fruttanellescuole.gov
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