L’iperplasia prostatica benigna (IPB) è una patologia che consiste in un aumento delle dimensioni della ghiandola prostatica. Si usa il termine iperplasia perché l’ingrossamento della prostata deriva da un incremento del numero delle cellule che la compongono piuttosto che da un ingrossamento delle singole cellule (in tal caso si parlerebbe di “ipertrofia”). Il disturbo riguarda quasi esclusivamente gli uomini più avanti con gli anni, con un’incidenza significativa dopo i 60 anni. In questo articolo individueremo le cause della malattia, ne descriveremo i sintomi e scopriremo quali sono i farmaci e le soluzioni terapeutiche più efficaci.
Cause dell’iperplasia prostatica benigna
Le cause dell’iperplasia prostatica benigna non sono ancora del tutto chiare. Sappiamo che la patologia colpisce quasi esclusivamente gli uomini che hanno superato i 40 anni e che l’incidenza sale in modo direttamente proporzionale all’età dei pazienti. Si stima, in tal senso, che ben l’80% degli uomini con un’età compresa tra i 70 e gli 80 anni soffrano di una forma più o meno grave di iperplasia. Stando alle statistiche, il naturale cambiamento dell’assetto ormonale legato al passare degli anni (l’andropausa) sarebbe quindi un fattore di rischio rilevante.
Diverse ricerche hanno inoltre evidenziato come il fenomeno sia maggiormente diffuso tra i pazienti che adottano uno stile di vita “occidentale”, rispetto ai soggetti che vivono contesti rurali. Il mangiar sano, l’esercizio fisico e l’ambiente meno inquinato aiuterebbero ad abbassare in modo sostanziale le probabilità di sviluppare il disturbo.
Si è infine evidenziato un certo grado di ereditarietà, per l’evidente incremento del rischio tra i parenti di individui affetti dalla patologia.
Sintomi dell’iperplasia prostatica benigna
L’aumento del volume della prostata, causato dall’IPB, conduce spesso alla formazione di noduli nell’area periuretrale della ghiandola prostatica. Noduli particolarmente grandi possono comprimere e ostruire l’uretra, con conseguenze per il paziente che variano a seconda della gravità di questa condizione. I sintomi comuni correlati all’iperplasia prostatica benigna sono:
- Fatica a iniziare la minzione
- Flusso urinario intermittente o debole
- Impossibilità a svuotare completamente la vescica
- Pollachiuria, ovvero la necessità di urinare frequentemente
- Nicturia (urgenza urinaria notturna)
Quando si percepisce uno o più sintomi, è bene consultare al più presto uno specialista. L’iperplasia prostatica benigna può infatti progredire nel tempo e dare origine a spiacevoli conseguenze. Se, ad esempio, non è possibile svuotare la vescica in modo completo, la ritenzione urinaria può favorire la proliferazione di batteri, causando prostatiti, pielonefriti e disfunzioni renali.
Iperplasia prostatica ed attività sessuale
Per le sue caratteristiche, l’IPB non condiziona la vita sessuale perché non causa disfunzioni dell’erezione. Eventuali problematiche legate alla sfera sessuale – a meno che non vengano diagnosticati altri disturbi – sono da ricondurre a fattori di natura psicologica. In altre parole, non è l’iperplasia ma la preoccupazione dei pazienti affetti da tale patologia a dar luogo a forme più o meno gravi di impotenza. Raramente le terapie farmacologiche adottate per la cura dell’IPB possono provocare una diminuzione della libido. In questi casi, il problema regredisce sospendendo il programma terapeutico.
Tutti i farmaci per la terapia
In campo medico, i farmaci più utilizzati ed efficaci per il trattamento dell’iperplasia prostatica benigna sono principalmente gli alfa-bloccanti (alfuzosin, doxazosin, tamsulosin, terazosin) e la finasteride. I primi comportano il rilassamento del tessuto muscolare del canale vescicale, facilitando la minzione in modo da favorire il completo svuotamento della vescica. La finasteride è, invece, un antiandrogeno in grado di bloccare la trasformazione del testosterone nella sua forma attiva: il DHT (dehydrotestosterone), ormone responsabile del graduale ingrossamento della ghiandola prostatica.
Entrambe le categorie di farmaci possono avere effetti collaterali: tra questi ricordiamo cefalea, cali di pressione, sonnolenza, fiacchezza e difficoltà di concentrazione. In alcuni casi, possono subentrare problematiche quali l’eiaculazione retrograda o dolorosa, disfunzioni erettili. Generalmente questi sintomi scompaiono sospendendo il trattamento.
Quando l’intervento chirurgico in caso di ipertrofia prostatica benigna
Quando la terapia farmacologica fallisce e l’iperplasia continua a progredire compromettendo in modo significativo la vita del paziente, può essere opportuno ricorrere alla chirurgia. Oggi, esistono metodi chirurgici molto avanzati, che permettono di ottenere risultati eccellenti senza dar origine a effetti collaterali rilevanti per il paziente. Le operazione più comuni sono:
- La resezione prostatica trans-uretrale (TURP): un intervento che non prevede l’incisione della cute, perché utilizza come via di accesso il canale uretrale.
- L’Adenomectomia prostatica, più invasiva, prevede l’incisione della cute per accedere direttamente alla prostata e rimuovere il tessuto in eccesso.
A meno di casi particolarmente gravi, vista la ridotta invasività e la celerità con cui è possibile eseguirla, attualmente la TURP è la soluzione chirurgica utilizzata per la stragrande maggioranza dei pazienti.
Iperplasia prostatica benigna e tumore prostatico
L’IPB e il cancro della prostata sono due patologie che possono coesistere, ma totalmente differenti tra di loro e non correlate. L’iperplasia prostatica comporta un ingrossamento “benigno” della prostata: le cellule aumentano di numero, ma non intaccano gli organi circostanti. Il tumore è invece una neoplasia maligna, la proliferazione delle cellule può dunque intaccare gli organi circostanti e causare metastasi. L’IPB è inoltre causa di tutti quei sintomi che abbiamo descritto prima, mentre il tumore può essere del tutto asintomatico. In entrambi i casi, per motivi differenti, è fondamentale adottare una terapia adeguata il prima possibile. Superati i 40 anni, è importantissimo sottoporsi a controlli periodici della prostata, in modo da poter eventualmente intervenire in modo celere ed efficace.
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