Pap test: fortunatamente ai giorni di oggi questo esame clinico non è più un illustre sconosciuto per il mondo femminile.
E’ infatti emerso che almeno 3 donne su 4 si sottopongono a questo efficace strumento di prevenzione del cancro al collo dell’utero. Fattore questo che ha portato ad una forte riduzione della mortalità relativa alla patologia.
La speranza dei medici è di riuscire a coprire capillarmente l’intera popolazione, potendo gioire non solo della prevenzione, ma anche della sconfitta del tumore. Il cancro al collo dell’utero, per chi non lo sapesse o non lo ricordasse, è un tumore scatenato nel 70% dei casi dal papilloma virus. Questo virus in particolare è in grado di trasformare le cellule della cervice in cellule anomale che talvolta possono trasformarsi in cellule cancerogene.
I decessi di donne causati dal cancro alla cervice uterina sono in media, secondo una stima del 2007, circa 471 l’anno. Una diagnosi precoce potrebbe riuscire ad azzerare la mortalità. Un traguardo realizzabile solo attraverso una capillare diffusione del pap test.
L’Istituto superiore di Sanità ha promosso uno studio, denominato “Passi” (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), adibito al monitoraggio della situazione italiana ed alla diffusione del pap test. I risultati, come inizialmente anticipato si sono rivelati soddisfacenti ed in aumento rispetto al passato.
In Italia il 73% delle donne dai 25 ai 64 anni si sottopone regolarmente al pap test, ovvero ne sostiene almeno uno ogni tre anni come consigliato dal Ministero della Salute. La situazione, se analizzata a livello regionale appare davvero variegata. Al sud infatti, solo il 58% delle donne si sottopone al pap test contro l’82% registrato al nord ed il 79% al centro. Pecora nera per la Sardegna, con il 50% delle donne interessate, mentre menzione d’onore va fatta per la Valle D’Aosta, dove l’adesione al test è pari all’89%.
Tra le donne più sensibilizzate appaiono ovviamente le donne tra i 35 ed i 49 anni, caratterizzate da una istruzione medio-alta e senza problemi economici. E’ tra le benestanti economicamente e laureate che vengono registrate le maggiori iniziative di test volontario, senza bisogno di consiglio.
E quel restante 27% che non lo ha mai fatto? Nell’11% dei casi il mancato esame è relativo all’imbarazzo legato alla visita ginecologica mentre per il 14% si tratta di mancate indicazioni o bisogno.
Cancro al collo dell’utero: la scheda
Vaccino contro il Papilloma virus