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Arteriosclerosi: ora si combatte anche con la chirurgia mininvasiva

 L’arteriosclerosi si può combattere anche con la chirurgia mininvasiva. E’ successo al San Matteo di Pavia, attraverso un intervento chirurgico eccezionale, unico in Europa: con 6 ore di sala operatoria, in anestesia totale e con solo 5 piccole incisioni di tre centimetri l’una è stato possibile sostituire un’aorta addominale ormai troppo malandata per permettere la sopravvivenza al paziente.  L’arteriosclerosi rappresenta la più diffusa tra le malattie vascolari. Può riguardare tutte le arterie, ma nella maggior parte dei casi è coinvolta l’aorta.

I rischi collegati a questa patologia sono l’ictus, l’infarto, cancrena ed amputazione degli arti inferiori. Il tutto si manifesta attraverso un irrigidimento e perdita di elasticità delle pareti vascolari che possono differenziarsi in una placca che blocca pericolosamente il flusso sanguigno e dunque l’ossigenazione, oppure con lo sfiancamento o la rottura dell’arteria stessa: un aneurisma. Secondo L’Istat, nell’ultimo decennio l’arteriosclerosi ha provocato il 43% dei decessi. L’aneurisma dell’aorta rappresenta il 28,1% delle malattie delle arterie. E’ con questa sospetta diagnosi (codice rosso) che era  arrivato al San Matteo di Pavia  in elicottero da Udine il signor D.P., un uomo di 76 anni, giudicato inoperabile con la tecnica tradizionale.  Da qui il tentativo riuscito, di sostituire l’aorta danneggiata, attraverso la chirurgia mininvasiva da tempo  sviluppata dal chirurgo Armando Lobato dell’Università di San Paolo del Brasile.

Ad eseguire l’innovativa operazione il chirurgo vascolare Stefano Pirrelli e Pietro Quaretti dell’unità operativa di radiologia interventistica, coordinati da Attilio Odero, Direttore del dipartimento di chirurgia vascolare del nosocomio. Il paziente è stato già dimesso ed è in buona salute. Ha spiegato Pirrelli:

“Oggi anche noi possiamo curare l’arteriosclerosi e garantire ai pazienti meno sofferenze, un trauma chirurgico limitato, rispetto al taglio lungo tradizionale, niente rianimazione o trasfusioni di sangue , una ripresa rapida già a partire dal giorno successivo all’operazione, comprensiva di un’alimentazione normale ed autonoma, ma soprattutto un decorso post operatorio e le dimissioni dopo solo 7 giorni anziché 30”.

Un intervento dunque che costa meno al paziente, ma anche al SSN (servizio sanitario nazionale), come ha spiegato Odero in un’intervista ad Uno Mattina Estate della Rai.

[Fonte: S.Matteo]