Home » MEDICINA DELL'ALIMENTAZIONE » Alimentazione e prevenzione » Curare l’obesità: farmaci e chirurgia laparoscopica

Curare l’obesità: farmaci e chirurgia laparoscopica

Mangiamo male e troppo. Consumiamo poco. Dunque è una questione di equilibrio? Il banalissimo bilancio tra entrate uscite? Sì, ma non solo. Sovrappeso e obesità potrebbero anche essere scritte nei nostri geni. Una scomoda eredità trasmessaci uno, o da tutti e due i genitori. Sono i cosiddetti fattori genetici necessari ma ancora non sufficienti da soli a farci ingrassare. Perchè ciò avvenga, sostengono gli specialisti, devono intervenire anche altre cause scatenanti- quelle ambientali: abitudini familiari, livello culturale, condizioni economiche e sociali.

 Un mix esplosivo che porta l’obesità ad essere considerata dalla prestigiosa Organizzazione Mondiale della Sanità uno dei problemi di salute pubblica più visibile e ciò nonostante anche troppo trascurato. Una vera e propria epidemia (“globesità” come la definisce stessa OMS), che si sta diffodendo in molti Paesi e che può causare, in assenza di un intervento immediato, problemi sanitari molto gravi per milioni persone nei prossimi anni. Ma quando si può realmente parlare di obesità? Una persona si definisce obesa quando il suo indice di massa corporea (BMI) è superiore a 30, o il suo peso eccede di più del 20% rispetto al peso ideale (l’indice di massa corporea si ottiene dividendo il peso in chili per il quadrato della propria altezza. Se il risultato è tra 25 e 30 c’è sovrappeso, se supera i 30 obesità, oltre i 40 si tratta invece di grande obesità).

 

Quando il sovrappeso è modesto, la dieta, l’esercizio fisico, a volte anche la psicoterapia e alcuni farmaci mirati sono ancora in grado di assicurare risultati più che soddisfacenti. Tutti questi interventi, però, si sono purtroppo dimostrati inefficaci nel trattamento della grande obesità. Ed è qui che entra in gioco la chirurgia che, oggi, offre la possibilità di ottenere la riduzione di peso per alcuni soggetti con obesità patologica e resistente ad altri trattamenti. In questo campo, infatti, sono stati fatti progressi significativi nello sviluppo di tecniche chirurgiche più sicure ed efficaci nel determinare una perdita di peso.

 

 Inoltre l’avvento della chirurgia miniinvasiva (laparoscopia) ha consentito di effettuare questi interventi riducendo in maniera considerevole il trauma chirurgico. Le indicazioni all’intervento, tuttavia, non sono per tutti. La possibilità di ricorrere alla chirurgia anti-obesità prevede che il candidato risponda a precise caratteristiche: l’indice di massa corporea deve essere superiore a 35 (a 30 se associato a malattie che trarrebbero beneficio dal calo ponderale), l’età deve situarsi tra i 18 e i 65 anni; l’obesità essere presente da almeno 5 anni; infine, deve avere alle spalle numerosi tentativi di dieta falliti nei precedenti 3 anni.

 E ci sono, naturalmente, anche delle controindicazioni. Come, per esempio, l’alcolismo, importanti malattie del fegato, le patologie renali, quelle intestinali e gravi problemi psichiatrici. Inoltre, il chirurgo dovrà, prima di valutare la possibilità di intervenire, controllare attentamente la situazione clinica e di salute del paziente, il suo comportamento alimentare, lo stile di vita, l’ambiente in cui vive, l’età, l’aspettativa di vita, la compliance, le motivazioni, e ogni altro parametro che possa in qualche modo fornire indicazioni su come il paziente stesso potrà affrontare il percorso di cura.

Perché, purtroppo, anche la chirurgia dell’obesità non è priva di possibili complicanze. Che possono essere immediate (infezioni) o tardive (ulcera, occlusione intestinale, ernia della ferita) oppure ancora nutrizionali, come conseguenza del ridotto assorbimento degli alimenti. Dunque nulla di magico nè di miracoloso, ma una terapia che va affrontata seguendo attentamente le indicazioni del chirurgo, con la consapevolezza di ciò che si sta facendo.