Le tonsille sono l’esempio più rappresentativo del cambiamento di rotta di molti medici: una volta venivano “tolte” senza pensarci troppo, adesso, invece, i bisturi sono l’ultima “soluzione”. Ma oltre alle tonsille, anche appendice, ernie, fibromi, calcoli, menisco e denti del giudizio: la medicina preferisce aspettare, vagliando diverse opzioni terapeutiche, dai farmaci, al laser, fino alla fisioterapia, prima di operare e asportare definitivamente il problema. Il parere dei dottori, ma anche degli specialisti, in questo ultimo periodo, è più orientato alla prevenzione, che alla chirurgia, un diverso approccio della medicina moderna, che è molto più conservativa, rispetto a qualche anno fa. Anche perché, ormoni, dieta e terapie fisiche consentono di evitare o di ritardare l’intervento, apparentemente indispensabile. Le tonsille, ad esempio, si tolgono solo quando il bimbo è soggetto a frequenti tonsilliti, con febbre e placche.
Un altro “caso” tipico è quello dell’ernia, che nel 90 per cento dei casi guarisce da sola, oggi giorno si tende ad operare solo se dalla tac risulta che l’ernia cervicale non solo schiaccia le radici nervose, ma è fuoriuscita a tal punto da comprimere il midollo osseo. Anche i pareri sui “denti del giudizio” è cambiato, e si reputa opportuno estrarli negli adolescenti quando le radiografie della bocca evidenziano il rischio di accavallamento dei denti anteriori dovuto alla presenza dei terzi molari, dato che in questa fase il dente è piccolo perché ancora in crescita, può essere tolto facilmente con la germectomia, una semplice incisione e asportazione in anestesia locale.
Negli adulti, i terzi molari vanno tolti solo quando danneggiano o spingono sui denti vicini, ma anche se sono “sepolti” dalla gengiva. Quando le cure mediche non sono in grado di tenere sotto controllo l’anemia, solo in questo caso diventa opportuno operare per rimuove un fibroma, un tumore benigno del muscolo uterino. Nell’80 per cento dei casi le ernie discali guariscono senza intervento chirurgico: alla fase acuta segue, in genere, una evoluzione naturale della patologia che si risolve da sola altrimenti, se dopo due mesi di terapia, l’ernia non si riassorbe, il dolore persiste e compaiono disturbi motori alle gambe. Allora sì, è opportuno – e consigliabile – procedere in sala operatoria.