L’allergia agli acari della polvere rappresenta una delle forme allergiche più frequenti insieme a quella dei pollini. Anzi, secondo alcuni studi gli acari sarebbero responsabili di circa il 50% di tutte le manifestazioni allergiche. Ma di cosa si tratta? Come potete vedere dalla foto sono piuttosto brutti e raccapriccianti, ma comunque non visibili ad occhio nudo: appartengono alla famiglia degli aracnidi (ovvero i ragni). Esistono diversi tipi di acari, ma quelli che ci interessano in questo caso sono gli acari della polvere.
Dove si annidano gli acari della polvere?
Gli acari della polvere vivono per solo sei settimane, ma si riproducono a ritmi vertiginosi, specie se si trovano in un ambiente caldo ed umido. Si annidano ovunque si accumuli polvere: non solo mobili però, facili da pulire, ma anche e soprattutto nelle tende, sui tappeti, nella moquette, nei pupazzi di stoffa e peluches, divani, cuscini, materassi, ed in generale anche in tutta la biancheria. Pensate che si stima che in un materasso arrivino ad albergare almeno 2 milioni di acari! In particolare vivono in questi luoghi perché si nutrono delle microscopiche particelle di cute e capelli (ma anche peli di animali) che quotidianamente perdiamo dal nostro corpo senza neppure rendercene conto e sono molto più abbondanti proprio nei letti o sui divani.
Quali sono i sintomi dell’allergia agli acari della polvere?
In genere l’allergia agli acari della polvere si manifesta con disturbi respiratori, a partire dall’asma, ma di frequente può capitare di essere colpiti anche da congiuntivite e rinite, più rare le reazioni cutanee seppur presenti. Tali sintomi aumentano nel mese di maggio e soprattutto al principio dell’autunno, benché siano presenti tutto l’anno. Questa sintomatologia può alterare negativamente la qualità della vita di chi ne soffre. Un particolare occhio di riguardo ovviamente alla salute dei bambini.
Come si fa la diagnosi di allergia agli acari della polvere?
La diagnosi, come nelle altre forme allergiche si fa attraverso dei test cutanei specifici, in primis il prick test: sulla pelle dell’avambraccio si pone una goccia di allergene sospetto e se dopo qualche minuto si crea un pomfo, cioè un gonfiore abbinato a rossore si evince la positività dell’allergia. Nei casi dubbi si potrà procedere ad esami del sangue.