Nell’ultimo ventennio la scienza medica ha fatto grandi passi avanti: anche per l’ artrite reumatoide o poliartrite infiammatoria cronica e progressiva e la sclerodermia si sono aperte nuove strade. Nel corso del Primo Convegno Internazionale su “I Biomarkers in Reumatologia”, promosso dal Dipartimento di Medicina interna, scienze specialistiche e dermatologia e dell’Unità Operativa di Reumatologia del Policlinico“Agostino Gemelli”, i maggiori esperti del settore hanno fatto il punto della situazione.
L’incontro, che si è svolto presso la stessa Università Cattolica di Roma, ha avuto come obiettivo principale la condivisione delle nuove scoperte sulla diagnosi precoce, dei dati di follow-up e di quelli sulle risposte terapeutiche.
L’artrite reumatoide e la sclerodermia, entrambe patologie autoimmuni e croniche incidono con forza sulla qualità della vita dei pazienti, spesso anche molto giovani. La prima è carico delle articolazioni e si stima colpisca in Italia almeno 300mila persone, per lo più donne. L’artrite reumatoide inoltre non ha età, anche se l’ 80% dei pazienti ha tra i 35 ed i 50 anni. La sclerodermia, invece, causa l’ ispessimento della pelle e nei casi più gravi arriva a colpire anche i tessuti degli organi interni. In Italia affligge circa 50.000 persone ed anche in questo caso il sesso femminile ha la peggio con il 90% della casistica totale. E’ facile dunque capire quanto sia marcato il loro impatto sociale non solo dal punto di vista dell’incidenza e della qualità della vita, ma anche dei costi economici.
Bloccare, invertire questo percorso invalidante è oggi possibile grazie a diagnosi precoci. Per questo nel Convegno appena concluso sono stati evidenziati ed esaminati i vari marcatori utilizzati finora per l’ individuazione certa e rapida dell’ artrite reumatoide, strumento principale per avviare una terapia che conduca alla remissione della malattia.
La stessa disamina è stata fatta anche per le indagini radiologiche e per le recenti terapie cellulari ed immunologiche.
Per la sclerodermia invece sono stati esaminati i marcatori del danno endoteliale e dell’ attivazione fibroblastica. Il riferimento, sempre quello alla diagnosi precoce e al monitoraggio della evoluzione della malattia.
[Fonte: Università Cattolica del Sacro Cuore ]