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Autismo: compagni di gioco robot possono essere d’aiuto

I ricercatori della University of Southern California Viterbi School of Engineering hanno studiato per mesi l’interazione tra i robot giocattolo e i bambini affetti da autismo, presentando di recente i loro risultati nel corso di alcune conferenze sia in Europa che negli Stati Uniti.

Gli studi del professor Maja Mataric e del dottorando David Feil-Seifer hanno dimostrato ciò che da tempo veniva sospettato dagli esperti e cioè che i piccoli pazienti colpiti da sindrome autistica interagiscono molto meglio e riescono a comunicare maggiormente con le macchine che non con l’uomo. Sembra paradossale, ma i bambini autistici riescono a stabilire un contatto umano proprio con i robot.


I ricercatori sono ora impegnati in ulteriori studi che confermino ulteriormente la loro scoperta ma ciò che più preme agli studiosi è realizzare uno speciale robot pensato appositamente per i bambini autistici, per aiutare gli psicoterapeuti a trattare la sindrome e ad ottenere dei segnali di miglioramento e risveglio alla vita.

Il robot usato per testare la reazione dei bambini è un macchinario che soffia bolle colorate. Il marchingegno è stato impostato in due diverse modalità: la prima automatica (le bolle uscivano senza bisogno di alcun comando esterno); la seconda, invece, attivata da un pulsante premuto dal bambino. I quattro piccoli pazienti sottoposti ad osservazione si sono mostrati più socievoli ed attivi, quando le bolle uscivano per merito della loro azione di pigiare il bottone.

Gli studi hanno dunque dimostrato l’utilità dei giocattoli meccanici nello stimolare l’attenzione, gli impulsi e la curiosità dei soggetti autistici, spingendoli ad interagire con la macchina. Mataric lavora da anni nel campo dell’applicazione robotica nella cura di diversi tipi di disturbi come il morbo di Alzheimer.

Scoprire la funzione stimolante  dei robot per i bambini autistici è l’ennesimo passo per mettere questi macchinari al servizio di molte famiglie con figli ammalati, aiutando nel difficile percorso per risvegliare la volontà di interazione.