Nella maggioranza dei casi, il tumore al fegato insorge senza particolari sintomi. Piccole alterazioni dei parametri ematici non vanno mai banalizzate e, quando c’è il sospetto di un’epatopatia cronica, è opportuno consultare uno specialista ed eseguire ulteriori accertamenti, compresa un’ecografia. Un esame per nulla invasivo che serve a individuare, tra l’altro, alterazioni fibrotiche, cirrosi e noduli sospetti.
Visto che in oltre il 90 per cento dei casi, il tumore epatico insorge a causa di un’epatite cronica o di una cirrosi epatica, è bene che chi soffre o ha sofferto di tali patologie si sottoponga a esami periodici, in particolare l’indagine ecografica. Soltanto così, spiega Lencioni
“è possibile eseguire una diagnosi precoce del tumore, che consente, data l’attuale disponibilità ed efficaci terapie, di avere un’aspettativa di vita dopo cinque anni del 70-75 per cento. Chi ha un’epatite virale cronica o una cirrosi deve eseguire un’ecografìa, anche se non ha sintomi o disturbi. Se l’esito è negativo e non ci sono fattori di rischio concomitanti si può stare tranquilli, ripetendo l’ecografia ogni sei mesi. In caso contrario, cioè nei casi sospetti, si devono avviare ulteriori indagini. «Purtroppo, nonostante il nostro Paese sia all’avanguardia in questo tipo di patologia, la percentuale dì tumori diagnosticati precocemente è meno della metà e questo perché l’altro 50 per cento non sa di essere a rischio oppure lo sottovaluta”
La sola presenza di alterazioni nodulari non vuol dire tumore: nella cirrosi esistono anche noduli di rigenerazione che rappresentano il tentativo del fegato di porre rimedio alla patologia. Quando il nodulo raggiunge la dimensione di un centimetro è necessario un approfondimento con TAC o risonanza magnetica. La biopsia è necessaria soltanto in casi selezionati. In aterntiva all’ecografia oggi, però, c’è un nuovo strumento diagnostico. Si chiama Fibroscan, o elastometria epatica, una nuova metodica che permette di valutare il grado di fibrosi del fegato limitando così l’uso della biopsia. Inviando onde elastiche al fegato l’apparecchiatura calcola la rigidità del tessuto epatico, che è correlabile al grado di fibrosi o di cirrosi, offrendo così molte informazioni sulle condizioni dell’organo.