Tumori: è discriminazione sui farmaci oncologici di nuova generazione. La denuncia arriva dal XII° Congresso dell’AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) in corso a Roma. Spesso accade che un farmaco anti-cancro autorizzato dall’Aifa (Agenzia Italiana per il Farmaco) non arrivi a curare tutti i pazienti italiani: non è disponibile cioè in tutte le regioni del nostro paese. Perché queste differenze? Per quale strano motivo una donna affetta da un tumore al seno può trovare un antitumorale innovativo a Milano e non a Messina? Lo stesso vale per un cancro al polmone: esistono delle discriminazioni da Regione a Regione e a rimetterci sono i malati e le loro famiglie che magari leggono sui giornali di una nuova cura e non la trovano in ospedale.
Spesso anche voi lettori di Medicinalive ci segnalate casi di questo tipo. Ora sono direttamente gli oncologi (circa 3000 quelli riuniti in congresso) insieme alle associazioni dei malati e la Favo (Federazione italiana Associazioni di Volontariato in Oncologia) a denunciare il caso e a proporre una soluzione.
“Inserire subito un correttivo nel milleproroghe del Governo: solo in questo modo è possibile fare in modo che i farmaci autorizzati dall’Aifa vengano subito resi disponibili su tutto il territorio nazionale, senza passare dalle Regioni e senza costi aggiuntivi per il sistema sanitario nazionale. I tempi della sanità non coincidono con le esigenze dei pazienti: le inutili procedure burocratiche ritardano anche di anni l’accesso a farmaci oncologici innovativi in alcune parti d’Italia”.
“Si tratta di farmaci salvavita ed è necessario un trattamento terapeutico uniforme su tutto il territorio – afferma Carmelo Iacono, presidente dell’Aiom.- Come tutti i medicinali, anche questi subiscono una rigorosa verifica ed autorizzazione da parte degli enti regolatori europei e italiani. In particolare, all’Aifa sono rappresentate anche le Regioni. Risulta quindi superfluo e inopportuno un ulteriore passaggio a livello locale”.
“Chiediamo una decisa svolta – concludono i referenti delle associazioni – i malati di cancro e le loro famiglie non possono più tollerare questo inaccettabile ritardo”.