E’ allarme. Un nuovo super batterio torna a far parlare di se. Stavolta ad essere resistente agli antibiotici è un ceppo del noto batterio Klebsiella pneumoniae che presso l’ospedale del ‘National Institute of Health’ americano‘ (NHI) a Bethesda ha ucciso il paziente numero 19, un bimbo ricoverato da Aprile, per complicanze seguite ad un trapianto di midollo osseo. Dall’inizio dell’anno è il 7° decesso, ma dopo i primi 6 avvenuti in gennaio, i medici pensavano di aver bloccato la sua diffusione, di averlo sradicato. Così non è stato e l’ospedale, nucleo della piccola epidemia ora è in allarme.
Cos’è la Klebsiella
Klebsiella è un batterio Gram-negativo che può provocare diversi tipi di infezioni, associabili soprattutto all’assistenza sanitaria (ovvero apparecchiature e strutture mediche, strumentazioni, ecc diventano il mezzo di contagio). Purtroppo molti tipi di Klebsiella hanno sviluppato di recente una notevole resistenza ad ogni forma di antibiotico. Tra questi anche il Klebsiella pneumoniae, resistente ai carbapenemi (da qui KPC). Non è dunque una notizia nuova che ci sia un super batterio di questa tipologia negli Stati Uniti e casi simili sono già stati identificati anche in Europa ed in Italia, purtroppo con i relativi decessi. Quello che stupisce e preoccupa qui non è solo il numero dei pazienti persi, ma anche che la piccola epidemia si stia sviluppando presso il NIH, un centro di eccellenza e di ricerca e cura per queste patologie e non solo. Al NIH nell’ultimo anno sono state adottate tutte le misure di sicurezza del caso che a quanto pare però non sono bastate. Il germe non era stato sradicato, ma rimasto latente. Il batterio della polmonite Klebsiella, va sottolineato, è abbastanza comune e nella maggior parte dei casi non è letale (come l’escherichia coli, ricordate?). E’ invece altamente pericoloso per chi ha un sistema immunitario compromesso da una patologia (comunemente sono di questa tipologia i pazienti ricoverati presso il NIH o debole a causa dell’età. Il nuovo ceppo (KPC) e dunque il super batterio in questione resiste anche agli antibiotici carbapenemi, considerati in questi casi l’ultima spiaggia.
Le infezioni ospedaliere
Le infezioni ospedaliere sono un vero problema di salute pubblica, in tutto il mondo. Negli Stati Uniti si stima che siano tra le cause di morte più frequenti e facilmente prevenibili, con 99.000 morti. Un killer silenzioso che spaventa a priori anche i dirigenti delle stesse strutture sanitarie, che, come in questo caso, sembrano non avere armi per distruggere il batterio. Si è arrivati a studiare anche il dna di tali organismi per comprenderne la riproduzione, ma sembra impossibile debellarli, resistono non solo agli antibiotici, ma anche nell’ambiente per molte settimane oltre l’uso dei più efficaci disinfettanti come la candeggina. Nonostante l’isolamento dei pazienti, il batterio infatti si è diffuso dalla terapia intensiva anche ad altri reparti.
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