Tabagismo: su celebra il 31 maggio la Giornata Mondiale senza Tabacco voluta dall’OMS. E’ normale dunque il proliferare in questi giorni di notizie che riguardano il vizio del fumo, ma la storia di Ardi Rizal, non avrei mai pensato di poterla leggere. Vorrei si trattasse di una nuova leggenda metropolitana, anche se le immagini lasciano pensare di no: stiamo parlando di una bambino di 2 anni che da circa 6 mesi fuma 40 sigarette al giorno.
E’ stato suo padre ad iniziarlo, convinto che non ci sia nulla di strano:
“Ardi mi sembra sano, non capisco quale è il problema”.
La mamma afferma di non riuscire a privarlo del suo pacchettino di “bionde”:
“Il piccolo comincia a piangere e a sbattere la testa al muro”.
Questa storia mi ha turbato. E’ vero, il bimbo è paffutello (anche troppo) e sembra sano. Ma non è possibile scambiare il tabacco con un giocattolo o un ciuccio. Chi farebbe mai giocare un bimbo di 24 mesi con un paio di forbici appuntite o una fiamma ossidrica accesa? Il problema è che i danni del fumo, non sono tagli o scottature, non si vedono subito, ma a lungo termine.
L’OMS ha riconosciuto da anni il fumo di sigarette come la più importante causa prevedibile di morte prematura (il 90% per tumori broncopolmonari, il 25% di quelle per malattie cardiovascolari ed il 75% delle morti per malattie respiratorie). Ogni anno nel mondo cessano di vivere 3.500.000 persone, vittime del tabagismo, 1.600.000 in Europa e più di 90.000 in Italia.
Vi ho già parlato di come smettere di fumare, evitando volontariamente queste cifre drammatiche che non sempre sembrano servire (leggi qui). In questo caso sì. Assolutamente bisogna continuare a lottare, soprattutto contro il fumo passivo. Il piccolo Ardi è una vittima, come pure gli altri giovanissimi, sempre più numerosi (il 30%) che ogni anno iniziano a fumare. A 2 anni non c’è una scelta “attiva”, e neppure a 15, perchè non c’è totale consapevolezza.
Questa volta la Giornata Mondiale Senza Tabacco è dedicata alle donne, che pure non riescono ad abbandonare il vizio. Non è solo una questione di numeri: la donna è anche madre e in gravidanza e dopo, deve avere la responsabilità di garantire al figlio la salute, anche contro i danni del fumo.
L’esempio ed un ambiente domestico senza tabacco devono rientrare tra le priorità. Ed in questo, se vogliono, le donne, madri e mogli, amiche e compagne possono educare anche tutta la famiglia, papà compresi. Le informazioni in questi giorni per smettere di fumare sono molte. Basta guardarsi intorno. La foto del bimbo indonesiano deve comunque rimanerci in mente.
Occorre dire alla sua mamma, che tutti i bimbi piangono per dimostrare le proprie ragioni, ma che se fanno una cosa pericolosa o sbagliata, questa va vietata. Piangesse pure, poi passa. Bene hanno fatto le autorità locali ad indagare questi genitori per la violenza che stanno facendo al bimbo! E ricordate che una sigaretta accorcia la vita: in media di 5 minuti.