Secondo il professor Benedetto Toso, autore di La Neckschool e la Backschool (rispettivamente ‘scuola del collo’ e ‘scuola della schiena’), editi da Red Edizioni, sui fattori di rischio del mal di schiena, è possibile agire con un’adeguata azione educativa e preventiva. Ma, prima di tutto, studiamo ‘identikit del nemico tanto temuto: il mal di schiena, appunto, altrimenti detto algia vertebrale o rachialgia.
Un termine utilizzato per indicare un dolore localizzato alla colonna vertebrale, detta anche rachide. In base alla sua localizzazione il dolore viene definito in modo più preciso: lombalgia, quando interessa la regione lombare della colonna vertebrale; cervicalgia, quando è localizzato a livello della regione cervicale; dorsalgia, quando colpisce la regione dorsale.
Per prima cosa occorre conoscere la propria colonna vertebrale e sapere qual è il meccanismo che produce il dolore. Solo a questa condizione sarà infatti possibile usare correttamente la colonna nelle posizioni e nei movimenti quotidiani. Di basilare importanza, poi, eseguire regolarmente esercizi utili per prevenire e combattere il dolore, per colmare le proprie eventuali carenze di mobilità, di elasticità o di forza e, naturalmente, per rilassarsi.
Per completare l’azione preventiva occorre mantenere un corretto stile di vita che si traduce, come sempre, in una dieta sana e in una regolare attività fisica. Tra le cure tradizionali ritroviamo numerosi farmaci, efficaci ma da utilizzare consci delle consuete controindicazioni e degli effetti collaterali. Per questo motivo, occorre che vengano sempre assunti sotto la supervisione del medico curante che ben conosce il proprio paziente. Tra i più utilizzati gli antinfiammatori, il cui abuso potrebbe provocare danni alla mucosa dello stomaco, o i cosiddetti farmaci “miorilassanti” che agiscono sulla muscolatura, ma inducono spesso sonnolenza.
Ci sono, inoltre, apparecchi come il laser a raggi infrarossi, utile per i dolori vertebrali e le sciatalgie; la marconiterapia, efficace nelle forme artrosiche e nelle lombalgie; la radarterapia, che utilizza onde elettromagnetiche nei casi in cui il dolore sia causato dai muscoli; i TENS (transcutaneous electrical nerve stimulation) apparecchi a corrente alternata da applicare localmente alle zone doloranti; infine, le infiltrazioni con miscela di ossigeno e ozono per via intramuscolare.
Attività riabilitative come la fisioterapia e le tensioni vertebrali sono utili poi per l’ernia al disco ma controindicate, invece, in caso di fratture o di osteoporosi. Servono ad allungare i muscoli contratti diminuendo lo schiacciamento dei dischi sulle terminazioni nervose. Tra le terapie alternative, grandi risultati sono stati ottenuti con l’agopuntura che, basandosi sulla stimolazione di determinati punti energetici del nostro corpo, va a riequilibrare “yin” e “yang“, ovvero ripristina l’armonia perduta.
Tale medicina pone nella cura del mal di schiena particolare attenzione alle situazioni climatiche, ai fattori psichici, agli errori nella dieta, ecc. C’è poi la chiropratica, che si avvale di manovre manipolatine per risolvere e sistemare certe piccolissime variazioni dei rapporti tra le vertebre. Ed infine l’omeopatia, secondo la quale ogni essere umano è diverso dall’altro e la malattia non esiste come entità a sé stante ma è in rapporto diretto con la personalità, con lo stile di vita, con i pensieri e le emozioni della persona che ne soffre. I rimedi omeopatici devono, infatti, servire a stimolare nel paziente i propri processi difensivi.