In questa settimana più di 70.000 italiani si sono ammalati, colpiti dalla cosiddetta para-influenza. Si tratta di una serie di infezioni (che non si identificano ancora con la vera influenza stagionale attesa per i primi di novembre), ma che comunque provocano i medesimi disturbi: tosse, raffreddore, mal di gola e talvolta febbre. Cosa fare allora? La terapia come ben sappiamo deve essere mirata ai sintomi attraverso farmaci per l’automedicazione come gli antipiretici, i decongestionanti nasali o i calmanti per la tosse. Gli antibiotici vanno utilizzati solo in presenza di batteri, quindi in caso di influenze virali come queste non servono.
La prevenzione però è possibile, attraverso un gesto semplicissimo: lavarsi le mani. Proprio ieri si si è celebrato in tutto mondo il “Global Handwashing Day”, la giornata mondiale del lavaggio delle mani, promossa dall’Onu, attraverso la presentazione di un video di soli 40 secondi: un mimo illustra i pochi e semplici gesti necessari per attivarsi in questa attività preventiva; senza un audio esplicativo. Il linguaggio dei segni è in tal senso universalmente riconosciuto.
L‘influenza A ed il suo rischio pandemico hanno già portato l’attenzione su questa tematica, ma non bisogna mai dimenticare che lavarsi le mani può prevenire il rischio di contrarre molte infezioni intestinali e delle vie aeree che nel mondo uccidono ogni anno 3 milioni di bambini.
Una curiosità. La pratica a livello scientifico pare sia stata “scoperta” da un medico ungherese: Ignaz Philipp Semmelweis. Era il 1800, epoca in cui molte donne morivano dopo aver dato alla luce un bambino a causa di febbre puerperale (ovvero sepsi post-parto). Il clinico intuì la causa: le donne venivano assistite da medici provenienti anche dall’obitorio e da un paziente portatore di virus e batteri senza lavarsi le mani! Così, utilizzando lenzuola pulite e facendo disinfettare le mani dei colleghi con del cloruro di calcio, riuscì a salvare la vita a molte donne.
Gli ospedali sono ancora oggi il luogo dove c’è maggior rischio di contrarre infezioni. Forse questa pratica non è troppo applicata. La prima struttura italiana ad aderire all’iniziativa dell’Onu è stato l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, inserendo lo spot del mimo sul proprio sito. Già da qualche anno il nosocomio si è comunque attivato nella lotta contro le infezioni da “corsia” riuscendo a diminuirle fino al 4,3% contro la media nazionale del 10%. Non è raro infatti in questo luogo, incontrare medici ed infermieri con scritto sul camice: “chiedi se mi sono lavato le mani”!
Di certo non occorre essere ricoverati per seguire queste semplici norme igieniche….
Di seguito il video diffuso anche tramite Youtube.