Figlio della cultura popolare nordamericana, quella degli atletici cow-boys alla John Wayne importata in Europa nel secondo dopoguerra, il fenomeno dell’abbronzatura ad ogni costo è divenuto, negli ultimi tempi, fenomeno di massa. Per comprenderne l’entità, basti guardare le nostre superaffollate spiagge, con le loro distese di lettini allineati al sole e il numero crescente di centri per l’abbronzatura artificiale sorti ultimamente nella nostre città. In effetti, è innegabile che un po’ di tintarella doni alla nostra pelle un aspetto più gradevole, più sano: ci fa accettare, ci fa sentire meglio.
Questa sensazione di “benessere psicofisico” prodotta dalla luce solare non è peraltro riconducibile alla sola componente estetica: studi scientifici dimostrano infatti come le radiazioni ultraviolette siano in grado di stimolare la produzione endogena di neuromediatori capaci di migliorare il tono dell’umore, in particolare nei soggetti depressi. Quindi, sole “amico” della pelle? Beh, diciamo che si tratta di un’amicizia in chiaroscuro.
Se, infatti, è ormai assodato il ruolo fondamentale della luce solare in processi fisiologici quale l’attivazione della Vitamina D (indispensabile per un corretto sviluppo della ossa) e l’effetto benefico in molte condizioni dermatologiche come l‘acne (in cui generalmente riduce la produzione di sebo e di brufoli), la dermatite seborroica e la psoriasi, è altrettanto evidente il fatto che alcune sue componenti sono responsabili di effetti altamente nocivi per la nostra pelle.
Pertanto nei confronti delle radiazioni ultraviolette, naturali od artificiali che siano, si impone sempre un atteggiamento consapevole e prudente, mirato a minimizzare i danni e, ove possibile, trarne benefici. Non tutti gli individui reagiscono all’esposizione solare nello stesso modo. Soggetti con incarnato particolarmente chiaro, lentiggini, occhi verdi o azzurri e capelli rossi o biondi andranno molto probabilmente incontro a gravi scottature se non adeguatamente protetti, mentre soggetti con incarnato scuro, capelli bruni ed occhi castani potranno verosimilmente intrattenersi anche a lungo al sole senza particolari problemi.
Vi sono, ovviamente, le dovute eccezioni: alcuni individui con capelli biondi non di rado presentano una certa resistenza alla luce solare ed una buona attitudine ad abbronzarsi; viceversa, individui con i capelli neri possono riferire una spiccata tendenza alle scottature solari. E’ quindi sempre opportuno, con l’aiuto del dermatologo, stabilire correttamente il proprio “tipo” cutaneo, distinguendolo ove necessario dal “fototipo” : ognuno di noi saprà facilmente individuare la propria collocazione nell’ambito di questa classificazione ed attuare le dovute contromosse per salvaguardare la propria pelle.