Ancora una volta due ricercatori italiani pubblicano i risultati di un loro importante lavoro sulla prestigiosa rivista internazionale Journal of Immunology: hanno immesso un innocuo batterio in alcuni topini da laboratorio, per poi osservare lo sviluppo di una malattia autoimmune simile alla sclerosi multipla. Sono il prof. Francesco Ria ed il prof. Giovanni Delogu , rispettivamente dell’Istituto di Patologia Generale e dell’Istituto di Microbiologia dell ’Università Cattolica di Roma.
Il loro studio è durato 2 anni ed è stato indirizzato alla conoscenza della sclerosi multipla, malattia autoimmune che colpisce in Italia circa 58.000 persone. Come le altre patologie di questa categoria è dovuta ad una reazione infiammatoria causata dal sistema immunitario che si attiva in difesa di qualcosa che a tutt’oggi non è ancora chiaro. L’unica certezza che si ha è che c’è un fattore generico predisponente, ma ancora non si è capito quale agente esterno provoca la reazione immunologica che distrugge il rivestimento delle fibre nervose del sistema nervoso centrale.
Per capire meglio: i due ricercatori hanno previsto un batterio o un virus con caratteristiche molto simili alle mieline, le molecole del sistema nervoso centrale. Di per se stessi questi batteri non sono patologici, anzi non provocano neppure la reazione degli anticorpi, ma vengono comunque individuati dalle cosiddette proteine T del sistema immunitario che si scatenano nell’aggressione degli intrusi. Per qualche motivo i batteri, eliminati in pochi giorni, trasferirebbero alle cellule T la capacità di entrare nel sistema nervoso centrale (cosa che abitualmente non succede).
Queste, nel nuovo ambiente, continuerebbero la loro opera di pulizia, scambiando le mieline per i somiglianti nemici batteri: ed ecco la malattia autoimmune!
Quali gli elementi fondamentali di questa ricerca?
Prima di tutto, abbiamo dimostrato che in un modello animale, un agente non patogeno può condurre ad una malattia autoimmune- ha dichiarato il prof. Ria – In più possiamo dire che gli agenti infettivi che scatenano la reazione del sistema immunitario sono tra quelli, tantissimi, che non inducono produzione di anticorpi.
Abbiamo fatto solo un piccolo passo per conoscere meglio la malattia, ma ancora dobbiamo individuare l’agente infettivo, capire se può davvero essere un buon modello sperimentale per la sclerosi multipla e cosa sarebbe accaduto se avessimo prolungato l’azione del batterio: avremmo favorito o sfavorito lo sviluppo della malattia?
E ancora: quale parte del batterio assomiglia alla mielina, dove si deve cercare? Sulla superficie, al suo interno? Sono tutte domande – concludono Delogu e Ria – cui cercheremo di dare risposta nei prossimi anni.
La ricerca , sostenuta dall’Aism (Ass. Italiana Sclerosi Multipla) continuerà e non solo in questo senso. Sabato 6, domenica 7 e per la Festa della Donna, lunedì 8 marzo, in 3.000 piazze italiane torna l’iniziativa della “Gardenia dell’AISM”, volta alla raccolta fondi per la lotta alla sclerosi multipla. Tutti possono così contribuire a ricerche come quella della Cattolica, ma anche a nuovi studi, in particolare quelli che riguardano la CCSVI (insufficienza cerebro spinale venosa cronica) patologia vascolare che sembra rappresentare un importante fattore di rischio, ma soprattutto un decisivo punto di partenza per le terapie.