E’ la prima causa di morte femminile nei Paesi industrializzati tra le donne di età compresa tra i 35 ed i 44 anni. Solo in Italia i dati relativi al 2008 parlano di quasi 38.000 casi registrati. Parliamo del tumore al seno, per dire che oggi si guarisce, con una diminuzione della mortalità che nel nostro Paese ha toccato l’11, 2% negli ultimi cinque anni nelle donne al di sotto dei 49 anni.
La battaglia finora è stata vinta dal punto di vista fisico da oltre 400.000 donne italiane. Le ferite psicologiche sono invece più dure a rimarginarsi. La depressione colpisce sei pazienti su dieci. C’è poi la paura di riammalarsi come uno spettro che si aggira nelle vite di chi ha superato la malattia ma continua a convivere con il terrore di ripassarci. Il 30% delle guarite si sente meno femminile, con ripercussioni sulla vita di coppia, il 20% rileva cambiamenti nella vita sociale e familiare dopo il cancro.
Sono solo alcuni dei dati emersi dalla prima indagine nazionale promossa dall’associazione ricerca ed educazione in oncologia (Areo), che ha visto coinvolti tre centri oncologici di eccellenza: il dipartimento di oncologia dell’università di Modena e Reggio Emilia, la divisione di oncologia dell’istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova e il dipartimento di oncologia dell’Irccs Regina Elena di Roma. L’analisi è stata presentata oggi a Roma nell’ambito di un seminario nazionale che vede coinvolti pazienti e familiari, supportato da Astrazeneca.
Il campione di donne interpellato, composto da 150 ex pazienti, è stato seguito da ottobre 2009 a maggio 2010 per valutare il post-cancro in tutti i suoi aspetti a 5 e 10 anni dalla diagnosi.
Tra le buone notizie emerse figura un 45,2% di approvazione delle cure oncologiche ricevute: il 7,8% delle pazienti ha inoltre asserito di aver goduto di prestazioni sanitarie eccellenti. Buono anche il fronte della vita professionale: oltre il 50% delle donne continua a lavorare a tempo pieno e solo il 10% si è vista decurtare lo stipendio. Non va affatto bene invece nella vita sessuale, come anticipavamo sopra la donna si sente meno femminile dopo il cancro e il desiderio appare compromesso nel 34% dei casi. Solo il 16%, inoltre, prende in considerazione l’idea di portare avanti una gravidanza.
Dietro tutte queste paure irrisolte e neanche tanto nascoste, è la mancanza di supporto psicologico a pesare. Supporto psicologico che potrebbe curare un cancro ancora più invasivo: il terrore di non farcela a ritornare alla normalità, dopo un’esperienza così devastante.
[Fonte: APCom]