Va sotto il nome di Sindrome di Stendhal un singolare disturbo psichico transitorio che si manifesta tipicamente al cospetto di opere d’arte con capogiri, tachicardia, stati confusionali e, talvolta addirittura allucinazioni. La Sindrome, detta anche di Firenze, proprio in questa città infatti si verifica almeno un caso al mese, prende il nome dallo scrittore francese Marie Henry Beyle (in arte Stendhal) che fu il primo a riportare, nel suo libro-resoconto di un viaggio in Italia, un’esperienza simile della quale fu protagonista nel corso della sua visita alla fiorentina Basilica di Santa Croce. La Sindrome è stata resa nota al grande pubblico nel 1979 con l’uscita del libro della psichiatra Graziella Margherini, responsabile del servizio per la salute mentale dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Firenze, intitolato appunto “La sindrome di Stendhal. Il malessere del viaggiatore di fronte alla grandezza dell’arte” nel quale ne descrisse oltre 100 casi.
Ad esserne maggiormente colpiti sono gli stranieri, mentre gli italiani ne sarebbero addirittura immuni. La Sindrome di Stendhal rappresenta uno scompenso psichico acuto che in casi estremi può portare anche al ricovero ospedaliero ma che tuttavia è assolutamente temporaneo e non lascia conseguenze. La Sindrome può manifestarsi in tre modi diversi: le manifestazioni più lievi sono assimilabili a crisi d’ansia o di panico con difficoltà respiratorie, tachicardia, timore di perdere i sensi o di morire, cui può aggiungersi un leggero senso d’irrealtà, mentre qulle più gravi possono costituire dei veri e proprio scompensi psichici: da crisi di pianto accompagnate da angoscia e sensi di colpa, ad allucinazioni e paranoia. A volte la Sindrome può sfociare in comportamenti aggressivi che conducono al tentativo di danneggiare l’opera. Infine, il disturbo non è correlato ad artisti o ad opere particolare ma ha a che vedere con le caratteristiche dell’opera d’arte che possono indurre reazioni emozionali incontenibili in soggetti particolarmente sensibili.