Sembra che il dolcificante naturale contenuto in alcune gomme da masticare, lo xilitolo, sia in grado di prevenire le infezioni dell’orecchio nei bambini, come ad esempio l’otite, un disturbo particolarmente diffuso, soprattutto prima dei 3 anni di età. A sostenerlo, è uno studio revisionale condotto dai ricercatori statunitensi dell’Università di Toronto
L’esito della ricerca, è stato pubblicato anche su “The Cochrane Library”, una rivista di una nota organizzazione internazionale che valuta la ricerca medica, la Cochrane Collaboration. Lo xilitolo, usato come succedaneo dello zucchero tradizionale usato soprattutto nei chewing gum, era già conosciuto per le sue proprietà antibatteriche e l’azione preventiva contro le carie, favorendo la rimineralizzazione di piccole lesioni. Non è un caso, infatti, che sia stato anche definito come il dolcificante “amico dei denti“.
L’ipotesi che i chewing gum allo xilitolo potesse contribuire a prevenire le infezioni dell’orecchio, migliorandone l’igiene e bloccando sul nascere la crescita dei batteri nelle trombe di eustachio, il punto di collegamento tra orecchio e faringe, era già stata dimostrata da alcuni studi. Il team di ricercatori canadesi, si è focalizzato in modo particolare su 3 ricerche, i cui risultati hanno dimostrato una riduzione del 25% delle infezioni all’orecchio per i bambini sani appartenenti al gruppo che aveva ricevuto lo xilitolo, rispetto al gruppo di controllo.
Secondo gli esperti, l’atto del masticare contribuisce ad eliminare il cerume e ad aprire e chiudere le trombe di eustachio, il condotto, appunto, che mette in comunicazione la faringe e l’orecchio. Tuttavia, nonostante i vantaggi, masticare continuamente chewing gum potrebbe causare problemi alla mandibola dei bambini. La soluzione, ha ipotizzato Amir Azarpazhooh, coordinatore dello studio, potrebbe essere quella di mettere a punto uno spray nasale che contenga questa dolcificante naturale, utile soprattutto per i bambini che mal tollerano gli antibiotici.
Chiaramente, come tengono a precisare gli stessi autori dello studio, prima di promuovere nuove linee guida nell’uso dello xilitolo, saranno necessarie ulteriori ricerche di approfondimento.