Un medico affetto da ebola è morto negli Stati Uniti. Martin Salia, questo il suo nome, era stato portato in America dalla Sierra Leone per essere curato adeguatamente. Non ce l’ha fatta, nonostante le cure disposte per combattere il virus.
Si tratta del secondo paziente affetto da ebola che muore nel continente americano. Il decesso è avvenuto presso il Nebraska Medical Centre di Omaha dove era stato ricoverato al suo arrivo negli Stati Uniti. Va specificato che, quando sabato è giunto nella struttura specializzata, le sue condizioni erano già critiche. L’uomo era originario della Sierra Leone, ma residente in Maryland. Era tornato in Africa per aiutare la popolazione del paese africano ad affrontare l’emergenza ebola, mentre la moglie ed il figlio lo aspettavano a casa, negli Stati Uniti. Era chirurgo presso uno degli ospedali della cittadina africana attualmente chiuso per via dell’epidemia dall’11 novembre.
La sua storia è particolare: Martin Salia era infatti inzialmente risultato negativo al test per la diagnosi dell’ebola, fino al 10 dicembre quando il virus è stato rilevato nel suo corpo con un secondo esame. Appena giunto negli Stati Uniti è stato trattato sia con il sangue di un sopravvissuto alla malattia, sia con il trattamento sperimentale Zmapp, ovvero i due approcci terapeutici che fino ad ora hanno sempre dato buoni risultati. Purtroppo però un insufficienza multiorgano si era già insediata (insufficienza renale e polmonare, N.d.R.) ed il suo fisico non ha retto. I medici della struttura statunitense hanno provato di tutto per salvargli la vita ma, come è stato sottolineato dagli esperti che lo hanno avuto in cura, e come si è imparato a riconoscere in caso di contagio dal virus, una diagnosi precoce ed un intervento tempestivo fanno la differenza tra la vita e la morte. Attualmente l’epidemia di ebola in corso in Africa occidentale ha ucciso oltre 5mila persone, risultando la peggiore mai accaduta finora dalla scoperta del virus.
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