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Tumore nei bambini in Italia, il punto della situazione

In Italia, ogni anno, si ammalano di tumore circa 2.100 bambini, con un incremento annuo di nuovi casi tra l’1,5 e il 2%. A renderlo noto è l’Aieop (Associazione italiana ematologia oncologia pediatrica), a pochi giorni dalla X Giornata mondiale contro il cancro infantile, in programma per il 17 e 18 febbraio 2012.

Negli ultimi anni, tuttavia, sono stati raggiunti buoni livelli di cura e di guarigione in alcune forme tumorali, come i linfomi e le leucemie, grazie soprattutto all’applicazione di un approccio diagnostico e terapeutico basato su protocolli comuni migliorati di anno in anno attraverso la raccolta e l’analisi dei dati su scala nazionale con il sistema informatico messo a disposizione dei centri e dei soci Aieop. Non si può dire lo stesso, purtroppo, per altre patologie come il tumore al cervello, gli osteosarcomi e i neuroblastomi, le cui possibilità di guarigione sono purtroppo ancora basse.

Nei paesi ricchi del mondo, la percentuale di guarigione si attesta intorno al 75%, solo il 20% dei bambini ha la possibilità di accedere a cure mediche adeguate. In In Italia la qualità degli standard medici di cura è di assoluta eccellenza, e se un tempo erano gli italiani ad andare nel mondo in cerca di cure, assistiamo da molti anni al fenomeno inverso.

L’unico neo, per quanto riguarda l’Italia, è il dislocamento dei centri di cura, sparsi a macchia di leopardo, tanto da far parlare di “pendolarismo della salute”. Ogni anno, infatti, centinai di famiglie sono costrette a lasciare la propria città e la propria casa per trasferirsi per mesi, a volte anche anni, in quella dove si trova il centro. A tutt’oggi, nonostante le molte segnalazioni di FIAGOP e AIEOP, l’attuale impianto legislativo non prevede aiuti per queste famiglie, sia di tipo psicologico che logistico, economico.

A dare una risposta alle problematiche delle famiglie e a quelle dei bambini malati di tumore è spesso il mondo del volontariato, in particolare le 30 associazioni della Fiagop, che negli anni hanno aperto e continuano ad aprire case d’accoglienza in prossimità degli ospedali, realizzate grazie ai fondi raccolti con attività proprie di fund raising. Sono decine le case d’accoglienza attualmente attive, ma non abbastanza per soddisfare la domanda. Sono confortevoli e gratuite per gli ospiti, e consentono la de-ospedalizzazione del bambino. Inoltre, la presenza dei volontari che assistono quotidianamente l’intero nucleo famigliare è costante.

Per il sistema sanitario, le case di accoglienza rappresentano un risparmio notevole se si paragona il costo di un ricovero con quello di un day hospital, e favoriscono la diminuzione dei ricoveri “impropri”, tuttavia, fino a quando saranno considerate ancora come “case per ferie” non potranno ricevere un eventuale sostegno economico da parte delle istituzioni ed il loro futuro sarà nelle mani della società civile.

Via|SuperAbile INAIL; Photo Credit|ThinkStock