Se ne parla da tempo, ed ogni anno una nuova conferma: il tumore ai polmoni non è più come una volta una prerogativa degli uomini, sta diventando una neoplasia al femminile. Per essere precisi attualmente sono 9.500 le donne italiane affette da un cancro ai polmoni, come sapete riconducibile al fumo di sigaretta. Le fumatrici nel nostro Paese sono circa 5,3 milioni. Da 20 anni si registra un costante aumento della neoplasia in questione, ed è proporzionale al numero delle nuove fumatrici, un + 2% l’anno. E’ vero che oggi di cancro in generale si muore molto meno, ma quello ai polmoni continua purtroppo ad essere in aumento per diagnosi e la percentuale di mortalità rimane costante, non c’è una diminuzione dei numeri: un’inversione di tendenza si pone come necessaria.
A lanciare l’allarme, ancora una volta l’AIOM (l’Associazione Italiana Oncologia Medica) che ha rilevato come le neoplasie stiano diventando sempre di più delle malattie di genere femminile, soprattutto per ciò che riguarda i big killer, ovvero il tumore al polmone, il cancro al colon ed ovviamente il carcinoma della mammella, sottolineando come questi abbiano tutti, tra i fattori di rischio preponderante il fumo di sigaretta. Per questo motivo, l’Associazione, con la sua Fondazione ha deciso di puntare (con borse di studio ed un progetto capillare su tutto il territorio nazionale) su giovani oncologi da avviare non solo alla ricerca scientifica, ma soprattutto alla prevenzione. E far comprendere come la sigaretta sia un male, non è opera semplice.
Di certo però è necessaria. Le cifre e le percentuali sulla mortalità possono dire ben poco al “fumatore tipo”, ad uno degli 11, 8 milioni di italiani (dunque le donne sono giusto la metà). Ma sofferarsi un attimo a rifletterci sopra può essere utile. Secondo un’indagine effettuata dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità) la prima sigaretta si inizia a fumare in media a 17 anni ed è sempre più alto il numero delle ragazzine che lo fanno. Anzi, un’altra ricerca ha evidenziato come anche i grandi marchi del tabacco, abbiano puntato l’attenzione del marketing proprio su questa fascia d’età oltre che sul genere femminile. E’ un orribile e pericoloso sfruttamento dei minori, che andrebbe contrastato ad ogni costo. Ma come? Dimentichiamoci che a farlo siano i governi, perché con le tasse sulle sigarette hanno troppe entrate, ma soprattutto perché i divieti finora emanati, pare non abbiano avuto l’effetto desiderato ( e neppure gli aumenti del costo delle sigarette). Anzi secondo lo stesso identikit del fumatore stilato dall’ISS coloro che hanno smesso di fumare, non sono stati assolutamente stimolati da tali normative, ma hanno scelto di farlo perché ne hanno compreso i rischi.
Allora cosa fare? Cominciare a dare l’esempio ai più giovani, comprendere che la sigaretta è una seduttrice pericolosa e che smettere di fumare si può. Basta trovare la giusta motivazione. Il cancro vi sembra un rischio troppo lontano, non pensate che possa capitare a voi? Ecco alcuni motivi più diretti: per le donne (e non solo) va ricordato che il fumo ingiallisce le unghie e sporca la pelle rendendola maggiormente soggetta a punti neri e favorendo l’avvizzimento e le rughe. Per gli uomini? Le sostanze contenute nelle sigarette creano alla lunga una vasocostrizione con conseguente deficit di erezione, ma soprattutto altera la quantità e la qualità dello sperma, provocado infertilità.
Fonte: Aiom
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