Meglio una buona frattura di gamba o di braccio che una brutta frattura di scafoide. Per chi conosce le dimensioni dello scafoide l’affermazione può far sorridere: si tratta infatti di un ossicino a forma di fagiolo che somiglia al legume anche nelle dimensioni. Piccolo e alloggiato nel polso insieme ad altri sette elementi ossei che poco si distinguono tra loro per forma e dimensioni può far pensare ad una formazione ossea di scarso valore.
Meglio non sottovalutarlo. Una caduta a faccia avanti, le mani istintivamente protese a protezione e il polso subisce una flessione forzata dorsalmente. Tanto basta a fratturare lo scafoide. Il dolore può essere violento o modesto, ma in ogni caso nel giro di poche ore o al mssimo di qualche giorno, con ghiaccio, riposo e qualche antiinfiammatorio passa quasi del tutto. Resta solo un dolore localizzato alla base del pollice, esacerbato dalla flessione dorsale del polso e dalla pressione sulla incavità presente alla base del primo dito utilizzata un tempo per fiutare il tabacco.
Il più delle volte il trauma viene liquidato con diagnosi di distorsione o di contusione e quindi destinato a guarire spontaneamnete in poco tempo. Non è così. La frattura dello scafoide se non è prontamente identificata e trattata con una immobilizzazione prolungata in apparecchio gessato per più settimane non guarisce. Di più: anche se immediatamente riconosciuta e trattata la frattura dello scafoide va incontro ad una mancata consolidazione o alla formazione di un callo osseo insufficiente e quindi doloroso.
Addirittura il 50% delle frattura di scafoide con una scomposizione minima dei due frammenti non consolida anche se trattata correttamente con l’immobilizzazione prolungata nel gesso. E’ causa di invalidità: dolore a stringere la mano, ad avvitare il coperchio di un barattolo e perfino a ruotare le chiavi nella serratura, rinuncia a molti sport.