Mettere una protesi all’anca: a differenza di quanto si possa immaginare l’impianto di una protesi d’anca rappresenta uno degli interventi di chirurgia più frequenti nel nostro paese: pensate che stiamo parlando di circa 70.000 protesizzazioni l’anno. Questo perché le patologie che comportano un’alterazione di quest’area sono numerose e molto frequenti, soprattutto dopo i 50 anni. Ci spiega il tutto il dott. Paolo Filippini, specialista in Ortopedia e traumatologia:
Quali patologie provocano la necessità di una protesi all’anca?
“Tutte le cosiddette coxoartrosi, per fare esempi concreti: l’artrosi, le malattie reumatiche, la displasia dell’anca, ma anche alcuni traumi possono causare una limitazione funzionale e dolore localizzato alle anche. Ciò determina un’impossibilità a camminare a lungo e compiere dei movimenti liberi e non dolenti del bacino. Praticare attività fisiche anche se non particolarmente impegnative (cosa fondamentale dopo la mezza età ndr) diventa impossibile. Anche salire e scendere le scale o allacciarsi le scarpe può diventare complesso. Quando la fisioterapia ed i farmaci non sono efficaci vi è indicazione alla sostituzione dell’articolazione dell’anca con un impianto protesico. L’ obiettivo dell’intervento è di ritrovare una ripresa delle normali attività quotidiane senza dolore, inclusa una blanda attività sportiva”.
L’intervento chirurgico di protesi d’anca (durata, ricovero, anestesia, post-operatorio)
L’intervento consiste nella rimozione dell’articolazione malata e della sua sostituzione con un materiale artificiale (leghe metalliche e materiali plastici e/o ceramiche), volta ad eliminare definitivamente il dolore persistente. Benché necessario, si tratta di un intervento chirurgico invasivo, che quindi molti pazienti tendono a rimandare, evitano, con ripercussioni importanti sulla qualità della vita, che non può che peggiorare. Ma in cosa consiste dunque l’intervento in questione? E’ effettivamente doloroso?
“Troppo spesso si assiste ad una grande disinformazione circa l’intervento di artroprotesi dell’anca. Abitualmente il paziente viene ricoverato il giorno precedente all’intervento per eseguire gli esami pre-operatori e la visita anestesiologica. Il giorno seguente il paziente viene accompagnato in sala operatoria dove rimarrà in tutto per circa 2 ore, durante le quali si preparerà all’intervento con l’anestesista, verrà operato e poi risvegliato. L’intervento può essere eseguito in anestesia periferica e sedazione o in anestesia generale. L’intervento chirurgico consiste nell’asportare la testa malata del femore che viene sostituita da una protesi articolata nel cotile applicato all’interno del bacino. I tempi di questa pratica mediamente non superano i 60 minuti. La ripresa funzionale dopo l’intervento è molto rapida. Si inizia nella stessa giornata dell’intervento la ginnastica a letto, poi il paziente assistito dai bastoni canadesi, si alza già dal secondo giorno post-operatorio e spesso dopo 7 – 8 giorni può lasciare il ricovero per tornare autonomamente al proprio domicilio”.
Per il dolore dovuto all’intervento chirurgico vengono usati nell’immediato post operatorio degli antidolorifici.
E’ necessaria la fisioterapia dopo l’intervento di protesi all’anca?
“Sì. E’ utile una breve fisioterapia mirante al recupero della corretta deambulazione che può essere svolta solitamente anche al domicilio del paziente. Dopo 3-6 mesi, secondo le peculiarità dei diversi pazienti, si possono riprendere a fare anche passeggiate lunghe ed impegnative, poi anche tennis ed altri sport similari”.
Va detto che la maggior parte delle strutture pubbliche (e private ovviamente) prevede dei periodi di ricoveri in centri fisioterapici convenzionati specifici volti alla riabilitazione, cioè al rapido raggiungimento della vita normale, ma tutto dipende dai singoli casi.
Esiste un’alternativa alle protesi all’anca?
Indubbiamente chi ci è passato è a conoscenza del fatto che l’alternativa alla protesi d’anca è il sopportare ulteriormente il dolore, ma è importante anche tranquillizzare, laddove questo non sia più fattibile:
“La protesizzazione dell’anca, che viene oggi eseguita con tecniche mininvasive, non è più un intervento da evitare o posticipare ad ogni costo, bensì rappresenta la soluzione di un grave problema che il paziente può affrontare serenamente”.
Benché rimanga sempre un intervento chirurgico con tutti i suoi rischi.
Ho subito ben quattro interventi all’anca sinistra con il residuo di una vite forse dimenticata oppure rotta,ora mi dicono di fare la protesi ,che recupererei tutto in quanto io cammino lentamente ma ho molta paura.
Gradirei conoscere una statistica di interventi non riusciti e le varie motivazioni.Grazie
Ho saputo che oggi si fanno interventi non invasivi dove? e con una gamba alla quale sono stati tagliati tendini e muscoli ben 4 volte è fattibile un intervento?
@ferrari Loredana:
Non siamo medici o tantomeno ortopedici, quindi è difficile rispondere alle tue domande per noi di ML. Chiedi queste statistiche (o i riferimenti di queste statistiche) ai medici che te le propongono. Lì dovresti trovare anche maggiori info anche sulla fattibilità dell’intervento. Di mio posso dirti che mia madre è stata operata ad ambedue le gambe x protesizzare: un primo intervento con post operatorio disastroso e gamba più corta di 2 cm!!! Ma una fisioterapia di un mese ed ha recuperato una funzionalità che non aveva da 20 anni. Un’amica, operata in altra struttura, dopo una settimana era già sui tacchi a ballare! La seconda protesi è andata meglio, ma con scarsa fisioterapia ed un recupero più lento…..in generale si domanda perché non si è operata prima, invece di sopportare dolori. Insomma, anche se le statistiche sono fondamentali, la salute, purtroppo, pare necessiti anche di una discreta fortuna…ma mi sa che te ne sei accorta;=)