Si celebra domani, martedì 21 Settembre la 17a Giornata Mondiale dell’Alzheimer. Una data particolare, quella dell’inizio dell’autunno che in qualche modo sembra sottolineare come questa patologia conduca lentamente ad un gelido inverno, con il letargo della mente. Ne sentiamo parlare spesso, la sola parola ci spaventa, ma in fondo non ne sappiamo abbastanza.
Non parlo dell’aspetto scientifico, ma di quello sociale, perché quando ad una persona viene diagnosticata questa malattia, automaticamente avviene un distacco dal resto del mondo.
La patologia sì, porta inesorabilmente ad un allontanamento dalla realtà, ma questo non significa che tutta la famiglia debba ritrovarsi sola col proprio congiunto. Purtroppo questo è quello che accade la maggior parte delle volte ed è proprio per questo motivo che la campagna di sensibilizzazione punta il dito sul sostegno alle famiglie.
“E’ tempo di agire insieme”: il titolo e l’obiettivo della manifestazione di domani. Tutti gli eventi ed i convegni organizzati ruoteranno intorno all’umanizzazione della malattia di Alzheimer, cercando di creare nuovi percorsi verso i diritti e la dignità di chi è coinvolto in prima persona da questa grave forma di demenza. Ovvero il paziente e la famiglia: troppo spesso abbandonati a loro stessi.
Nel mondo soffrono di demenza ben 25 milioni di persone ed ogni anno vengono diagnosticati 4,6 milioni di nuovi casi. Si stima che la cifra raddoppi nei prossimi 20 anni. In Italia la situazione segue il trend: più di 500.000 malati, ovvero il 20% della popolazione over 65.
E’ chiaro che si tratta di un’emergenza sociosanitaria predominante: non esiste una cura definitiva o un vaccino preventivo, si sa cosa accade nel cervello, ma non ancora il perché.
Sono utilizzati alcuni farmaci, capaci di agire sui sintomi e di rendere dunque il malato autosufficiente per un periodo leggermente più lungo. Poi l’oblio, piano piano dall’autunno si arriva all’inverno della memoria.
Si dimentica tutto: non solo il volto delle persone amate, ma anche il proprio nome, la strada di casa, come si mangia …si cammina…come un percorso a ritroso verso l’infanzia, ed in tutto questo cambia anche l’atteggiamento caratteriale, la personalità.
Immaginate la difficoltà delle famiglie? Il morbo di Alzheimer ha un decorso lento e degenerativo. Impiega anche dai 12 ai 15 anni a distruggere totalmente la mente degli ammalati.
Le associazioni di malati e famiglie si rivolgono dunque alle autorità, affinché si impegnino in maniera più decisa.
Altre informazioni nel sito della Federazione Alzheimer Italia: qui.