Volete un cervello allenato e sempre vigile contro la demenza? Beh, Shakespeare ed i grandi classici potrebbero essere lo strumento giusto. E’ questo che ci suggerisce un team multidisciplinare composto da ricercatori, studiosi e psicologi inglesi dell’Università di Liverpool.
Leggere le opere classiche, come quelle di Shakespeare ma anche quelle di William Wordsworth, T.S. Eliot ed Elizabeth Barrett Browning avrebbe effetti particolarmente benefici sul cervello e sulle capacità della mente di combattere il declino cognitivo e la demenza. Lo studio a riguardo è stato pubblicato sulla rivista di settore Perspective in Publich Health. Gli scienziati, di stanza presso il Centre for Research into Reading, Information and Linguistic Systems, Institute of Psychology, Health and Society dell’Università di Liverpool, sostengono che questa tipologia di lettura sia in grado di aumentare la capacità di attenzione degli individui ed al contempo di stimolare importanti momenti di autoriflessione.
Per provare la loro ipotesi i ricercatori hanno preso devi volontari e li hanno sottoposti a risonanza magnetica per immagini per monitorare cosa fosse in grado di provocare l’azione sul cervello di opere di diverso genere, al fine di comprendere quali modificazioni si instaurassero in aree cerebrali specifiche. Quando “sottoposto” alla lettura di classici della letteratura inglese, il campione preso in considerazione subiva una vera e propria accensione di determinate aeree. Ma attenzione, questo avveniva solo con letture e poesie di un certo livello, composte con frasi originali e impegnative, non con qualsiasi lettura più semplice come ad esempio i libri per bambini. La poesia in particolare poi, è risultata essere capace di stimolare con dovizia l’emisfero destro del cervello, collegato notoriamente alla creatività ed alla memoria personale
Secondo gli autori dello studio, la ricerca in questione dimostrerebbe come la letteratura classica abbia il potere di deviare i percorsi mentali ed aiutare la creazione di nuove connessioni sia nelle persone giovani o adulte che negli anziani. Combattendo in questo modo anche il declino cognitivo e la demenza.
Fonte | PPH
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