Donne, quando è la mente che ingrassa

Talvolta è la mente che fa vedere grassa una donna, anche quando non lo è. E lo specchio non diventa un alleato, ma un nemico.

E  solo il 13% delle donne è soddisfatta di ciò che vede allo specchio. A rivelarlo, ci pensa uno studio effettuato sugli utenti  normopeso del portale Slimming World, basato sulla reazione e sul rapporto che questi ultimi hanno con lo specchio.

Cure per l’obesità: le controindicazioni della chirurgia bariatrica

L’obesità è una patologia grave che può e deve essere curata con ogni mezzo. Dopo il fallimento di diete ed altre terapie tradizionali e controllate, l’ultima spiaggia consiste nella chirurgia bariatrica, ovvero in quell’insieme di tecniche operatorie che hanno come scopo la riduzione del peso corporeo. Questo tipo di trattamento non va però considerato come una risoluzione estetica: in realtà si tratta di una terapia salvavita! Le complicanze dell’obesità, tra diabete, ipertensione, rischi oncologici e cardiovascolari, possono infatti essere molto gravi.

Non tutti però possono sottoporsi a questi tipi di intervento chirurgico. Sono state infatti tracciate e vengono regolarmente seguite alcune linee guida sulla chirurgia bariatrica. Nel documento, oltre a evidenziare chi può essere sottoposto al trattamento, si indica anche quali categorie di pazienti ne devono essere escluse e perché, nonostante un’obesità grave.

L’ anoressia si può sconfiggere: nuova campagna dell’Aba

L’anoressia e la bulimia si possono sconfiggere: è di questo che parla il sorriso di Giulia, la ragazza che vedete nelle foto, testimonial di una campagna di sensibilizzazione. L’anoressia è considerata ancora una malattia silenziosa che si insinua nell’animo di adolescenti fragili. Un’immagine costante, ma che sta cambiando giorno dopo giorno. Lo confermano i dati diffusi a Milano in occasione della presentazione della nuova campagna di informazione promossa dall’Aba (l’Associazione per lo studio e la ricerca sull’anoressia, la bulimia, l’obesità e i disordini alimentari) per celebrare i suoi 20 anni di attività e di cui fa parte la foto di Giulia.

Il 5 % della popolazione italiana infatti soffre di disturbi del comportamento alimentare: circa 3 milioni di persone in tutto. La fascia d’età più colpita è quella tra i 12 ed i 25 anni, ma non sono pochi i casi in età pediatrica ed oltre i 40 anni. A questo proposito, si registra da qualche tempo un preoccupante trend in aumento. Lo stesso vale per i ragazzi, la popolazione maschile che nell’immaginario comune sembra essere ancora distante dalle realtà dell’anoressia e  della bulimia. Niente di più sbagliato. Semplicemente soffrono in silenzio, con difficoltà chiedono aiuto.

Anoressia e Bulimia: il rischio viene dal web

Sono 180 i siti internet dedicati all’anoressia e alla bulimia presi in considerazione da uno studio appena pubblicato sull’American Journal of Public Health. Dunque una ricerca molto ampia, quella condotta dall’equipe di Rebecka Peebles della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora, che lancia un nuovo allarme.

Il 24% di questi siti è pericoloso. Incita drammaticamente i visitatori adolescenti o comunque giovanissimi ai disturbi del comportamento alimentare. In particolare il 64% stimolerebbe ad atteggiamenti bulimici ed addirittura l’84% all’anoressia. Come? Spiegando quali sono le marche dei migliori lassativi e diuretici, ad esempio!

L’applicazione impropria dello smartphone può favorire i disturbi alimentari

Le applicazioni degli smartphone che ci aiutano a trovare ristoranti, calcolare le calorie, ecc., possono anche favorire i disturbi alimentari. Nelle mani sbagliate, le applicazioni e le altre tecnologie immediate possono far scattare un comportamento ossessivo, consentendo agli adolescenti e ai giovani costantemente di contare i kj e controllare il loro peso e l’assunzione di cibo, dicono gli esperti.

Questo è preoccupante. Tanti alle scuole superiori e tra gli studenti universitari hanno un iPhone o smartphone o BlackBerry e un’ondata di applicazioni, a persone con disturbi alimentari, può essere molto dannosa. E’ una combinazione di ossessività e di perfezionismo

ha spiegato il dottor Harry Brandt, direttore del Centro per i disturbi alimentari a Sheppard Pratt a Towson, Maryland. Preoccupante è anche la possibilità che le applicazioni per la perdita di peso e conteggio delle calorie potrebbero spingere alcuni ragazzi vulnerabili e giovani adulti verso l’anoressia o la bulimia.

Monica Seles: “ho sconfitto la bulimia”

Famosa per aver vinto di tutto nel suo sport, il tennis, ma soprattutto per il famoso accoltellamento da parte di un tifoso durante una partita contro Steffi Graf, Monica Seles è riuscita a vincere la battaglia più difficile della sua vita, la bulimia.

La confessione avviene nella sua autobiografia, in uscita in questi giorni, che s’intitola “Getting a Grip: On my Body, My Mind, Myself“, ancora non uscito in Italia, in cui racconta le tante battaglie sul campo e dal dietologo. Il suo problema era che non riusciva a fermarsi con il mangiare. Nonostante fosse seguita continumanete da medici, nutrizionisti, preparatori atletici ed allenatori, il suo bisogno impellente di mangiare non le dava pace, tanto da costringerla a volte a recarsi nei supermercati aperti 24 ore su 24 durante la notte per rimpinzarsi di qualsiasi cosa di commestibile trovava sotto mano.

La Seles racconta che, nonostante questi disordini alimentari, riuscì a vincere ugualmente i 9 Grandi Slam grazie alla forza di volontà. Se all’inizio della carriera questo genere di problema era solo lieve, dopo l’episodio del ’93, quando il tifoso della Graf la accoltellò durante la partita, i disordini si aggravarono notevolmente. Non potendosi allenare per qualche tempo e perdendo molta della fiducia in sè, convinta di non poter mai più tornare a giocare, si rifugiò nel cibo, e così cominciò un’altalena con la bilancia, prendendo e perdendo peso in continuazione.

Un sito per evitare l’anoressia

I dati sulla salute degli adolescenti sono da vero film horror. Molto spesso si parla di obesità, ma viene dimenticato anche il problema opposto, anoressia e bulimia che colpiscono, insieme, l’1,5% delle donne italiane. Uno dei tanti problemi è che queste ultime due malattie sono spesso sponsorizzate su internet (secondo il Ministero della Gioventù sono circa 300 mila i siti a rischio), a cui si rivolgono centinaia di teenager per perdere peso, ma che poi finiscono con l’ammalarsi.

La soluzione trovata momentaneamente, in attesa di una legge per regolamentare questi siti pericolosi, si chiama Timshel, che in ebraico significa “Tu puoi“, e non è un’altra trovata elettorale alla “Yes, we can”, anche se ci può somigliare, ma è un sito internet nel quale ci sono diversi consigli per perdere peso senza avere problemi di salute, in maniera legale e controllata.

Bulimia: una malattia non solo psicologica

La bulimia è comportamento alimentare che spesso è assai simile all’anoressia poiché il nucleo centrale di entrambe le patologie infatti è rappresentato da una paura morbosa di diventare grasse e di essere sovrappeso, il peso e la forma del corpo influenzano in modo eccessivo e inadeguato la valutazione della stima di sé. La bulimia è un grave disturbo dell’ alimentazione, caratterizzato da tendenze autolesioniste da parte di chi soffre e che porta la persona ad assumere spropositate quantità di cibo con successiva comparsa di un senso di colpa che porta ad escogitare pericolose condotte eliminatorie quali vomito autoindotto, abuso di lassativi e diuretici.

Si tende spesso a prediligere i dolci, cibi ipercalorici e con una consistenza che ne faciliti l’ingestione in breve tempo. L’atteggiamento del soggetto bulimico è un atteggiamento essenzialmente compulsivo, ed è frequente negli adolescenti e nei giovani adulti in particolar modo di sesso femminile delle grandi aree urbane rispetto alle zone rurali, età compresa tra i 12 e i 25 anni, con un picco di insorgenza verso i 18-19 anni.

Psiconalisi. Boom di richieste per il Progetto ceCli

Si è svolto lo scorso 14 e 15 Giugno a Milano il Convegno “Trasformazioni della psicoanalisi: cosa cambia e cosa resta”, organizzato dalla Scuola lacaniana di psicoanalisi, in occasione del quale gli analisti hanno fatto il punto della situazione a oltre 100 anni dalla nascita della psicoanalisi interrogandosi tanto sulle trasformazioni intercorse nella teoria e nella tecnica analitica, quanto sulle sfide che l’attendono per il futuro.

Sono sempre più numerosi infatti coloro che si stendono sul lettino a causa di nuove patologie come la dipendenza da shopping ed è soprattutto il ceto medio ad essere in cerca di aiuto. Ma anche la psiconalisi, come afferma Marco Focchi, presidente della Scuola Lacaniana, è cambiata e il percorso lungo anni che prevede 3-4 sedute settimanali si è snellito per venire incontro alle nuove esigenze dei pazienti.