Mangiare senza ingrassare? Tutto merito della serotonina

E’ decisamente il sogno di tutte noi donne: mangiare tutto ciò che ci fa gola senza mai doverci preoccupare della linea. E con grande disappunto di molte, per alcune questo sogno è realtà. Tutte infatti abbiamo almeno un’amica, invidiata ci tocca ammetterlo, che pur concedendosi il lusso di soddisfare il proprio insaziabile appettito non mette su neppure un chilo di peso.

Ma quale sarà mai il suo segreto? Magari cerchiamo di scoprirlo da anni senza esserci mai riuscite. Infatti non potevamo. Almeno non senza essere ricercatrici della University of California di San Francisco. Un team di studiosi californiani, guidati dal giovane ricercatore Kaveh Ashrafi, ha scoperto infatti che i chili di troppo e l’obesità non dipendono necessariamente da abitudini alimentari errate, ma il rapporto tra la quantità di cibo assunta e l’aumento di peso potrebbe essere regolato dalla quantità nel sistema nervoso di un neurotrasmettitore: la serotonina.

Bulimia e anoressia: un milione di italiane soffre di disturbi alimentari, in netto aumento il tasso di mortalità

In costante incremento gli italiani in crisi a tavola: uomini, bambini ma soprattutto giovani donne hanno un rapporto sempre più distorto con il cibo.
Anoressia e bulimia dilagano tra le giovanissime, colpendo oltre un milione di donne.

Il dato più allarmante riguarda il tasso di mortalità per le anoressiche che è di 12 volte superiore alle coetanee sane, e di 1,5 volte superiore alle depresse.

Disturbi psichiatrici: in aumento quelli correlati ad abuso di alcol e droghe

Sono sempre più numerosi i disturbi mentali associati all’abuso di droghe e/o alcol. Questo l’allarme lanciato dagli psichiatri della SIP (Società Italiana di Psichiatria) riuniti a Milano per fare il punto sull’assistenza psichiatrica in Italia a 30 anni dall’approvazione delle legge 180, meglio nota come legge Basaglia. Sotto accusa soprattutto il consumo congiunto di alcol e cocaina, che può avere effetti devastanti sulla psiche di individui particolarmente a rischio.

Da uno studio condotto tra il 2005 e il 2006 dall’Università degli Studi di Milano Bicocca, è emerso invece il profilo dell’individuo tipicamente affetto da disturbi mentali in concomitanza ad abuso o dipendenza da alcol e/o droghe. Lo studio ha riguardato 86 mila pazienti distribuiti in 28 Dipartimenti di salute mentale: la doppia diagnosi risulta tre volte più diffusa fra gli uomini (età media 40 anni). In genere si tratta di persone in condizioni economiche precarie, che vivono ancora in famiglia. Gran parte di essi (tre su quattro) ha frequentato solo la scuola dell’obbligo, mentre solo il 20% di essi è autonomo e solo il 33% ha figli.

Tutti i benefici del cioccolato (per sconfiggere i sensi di colpa)

Vi sentite in colpa per aver mangiato troppe uova al cioccolato durante le vacanze pasquali? Non fatevene un cruccio! Certo la linea ne avrà risentito ma a quello si può rimediare. Quello che importa è che non avete affatto nuociuto alla vostra salute. Anzi! Dati alla mano, sembra proprio che il cioccolato sia la panacea di tutti i mali: ormai da qualche anno fioriscono infatti in tutto il mondo studi che dimostrano gli effetti benefici del cioccolato, soprattutto fondente, sul cuore e sul sistema nervoso risconoscendogli persino proprietà anticancro e antidepressive.

Il cioccolato contiene sostanze, come gli alcaloidi e la caffeina, che hanno un effetto stimolante sul sistema nervoso, ed è anche molto ricco di flavonoidi, sostanze contenute anche nel vino rosso, che hanno proprietà antiossidanti e svolgono un effetto benefico sul cuore. Ma questo forse lo sapevate già. Ma sapevate che il cioccolato, grazie al suo contenuto di caffeina e la teofilina, aiuta a prevenire il cancro? Questo il risultato di uno studio condotto dal Dipartimento di biochimica e biologia molecolare dell’University College di Londra, che ne ha confermato anche l’utilità nell’insorgenza di patologie cardiache.

Dismorfofobia, ovvero vedersi brutti e preoccuparsene troppo

La dismorfofobia (dal greco dis – morphé, forma distorta e phobos, timore) è uno specifico tipo di fobia che nasce da una visione distorta del proprio aspetto fisico, innescata da un’eccessiva ed ossessiva preoccupazione della propria esteriorità.
Nei soggetti colpiti provoca un forte stress emozionale e non pochi problemi a relazionarsi. Spesso la paura di non piacere e la scarsa autostima portano all’isolamento sociale e ad una profonda chiusura in sè stessi e nelle proprie insicurezze.
Le persone affette da dismorfofobia sviluppano comportamenti fobico-ossessivi altamente rischiosi per la salute psico-fisica, sfociando in anoressia e bulimia in più di un caso.
Ad esserne maggiormente colpiti gli adolescenti, sia maschi che femmine, in cui è basso il livello di autostima e la sicurezza di sè.

Drunkoressia. Quando alcolismo e anoressia si incontrano

Condotte che ricordano pericolosamente anoressia e bulimia accompagnate da un consumo massiccio di alcolici questa è in sostanza la Drunkoressia. Il termine è stato coniato oltreoceano dove sembra che questo insalubre stile di vita sia molto diffuso soprattutto nelle università. Negli atenei americani infatti molte giovani donne dedite all’alcol scelgono di digiunare durante il giorno per poter bere molto alla sera senza correre il rischio di ingrassare. Il digiuno quindi servirebbe per bilanciare la massiccia quantità di calorie (un drink può arrivare a contenerne anche 500) assunta attraverso gli alcolici.
Anche se non è ancora ufficialmente riconosciuta come una vera e propria patologia e la sua diffusione sembra essere vista semplicemente come una moda, il numero di casi sempre crescente di drunkoressia sembra far ventilare questa possibilità, tanto più che gli elementi perchè questo tipo di condotta entri nel novero dei disturbi psichici ci sono ci sono tutti: al consumo eccessivo di alcol, già di per se stesso indice di patologia, si affiancano infatti digiuni forzati (tipici dell’anoressia), vomito autondotto o uso di lassativi (tipici della bulimia). Inoltre, analogamente alla bulimia e all’anoressia la drunkoressia interessa principalmente giovani donne ossessionate dall’aspetto fisico e ispirate dai modelli, non sempre edificanti, offerti dalle varie starlettes americane.

Adolescenti e rischio obesità. L’autostima gioca un ruolo fondamentale

Una ricerca pubblicata sugli Archivi di Medicina Pediatrica e condotta dal Dipartimento per la salute di New York ha stabilito che esiste una correlazione precisa nelle adolescenti tra la scarsa autostima e il rischio di diventare obese. Uno studio che ha coinvolto 4400 ragazze tra i 12 e i 18 anni ha dimostrato che le adolescenti che percepiscono se stesse come impopolari hanno il 69% in più di probabilità di diventare obese di quelle che percepiscono se stesse come amate e accettate dai coetanei. Da tempo è nota la relazione fra obesità e fattori sociali ed emotivi ma questa ricerca, come afferma Goutham Rao, direttore del Centro per l’obesità dell’ospedale infantile di Pittsburgh, ha il merito di porre in correlazione questo disturbo con la scarsa autostima.

Ma non tutti gli esperti hanno accolto con entusiasmo i risultati della ricerca newyorkese. La dottoressa Judith Myers-Walls della Purdue University ad esempio ritiene che non sia possibile stabilire se sia la scarsa autostima ad indurre le giovani a mangiare di più e, quindi, a ingrassare o se non sia invece il fatto stesso di essere in sovrappeso a causare in loro il crollo dell’autostima. In ogni caso, l’obesità adolescenziale è un problema che ha vastissima diffusione in tutti i paesi industrializzati e al quale è necessario porre tempestivamente un rimedio. Solo in Italia, come rileva Erio Ziglio, responsabile dell’ufficio OMS di Venezia, sono obesi il 20% dei ragazzi fra i tredici e i diciassette anni.

Cleptomania: una sindrome da star

La cleptomania fa parte della schiera dei disturbi del controllo degli impulsi.
Questa sindrome può essere definita come la ricorrente e reiterata incapacità di resistere al’impulso di rubare oggetti che non hanno utilità personale e spesso neanche un gran valore commerciale.
Il furto non viene mai compiuto per vendetta, per rabbia nè sotto gli effetti di droghe o allucinogeni.
E’ semplicemente dettato da un bisogno impellente di rubare e dall’incapacità e debolezza del soggetto che non riesce a trattenersi, e ad opporre resistenza al suo irrefrenabile stimolo di “prendere“.

Il cleptomane punta su articoli di poco prezzo e una volta rubati li regala o li butta via.
Può addirittura capitare che li conservi, per poi restituirli in seguito, senza farsi scoprire. Questo testimonia il completo disinteresse nei confronti dell’oggetto sottratto.

Non riesci a fare a meno dello shopping? Leggi un pò qui!

Avete mai sentito parlare di shopping compulsivo? di dipendenza da shopping? Si tratta di un impulso irrefrenabile ad acquistare una quantità di oggetti spesso superflui che si configura come una vera e propria dipendenza. La Sindrome da shopping compulsivo è infatti spesso annoverata tra le cosiddette “nuove dipendenze” insieme al gioco d’azzardo, alla dipendenza da internet e a quella da sport estremi.Si tratta quindi di dipendenze da un comportamento definite addiction (per distinguerle dalle dipendenze da sostanze come la cocaina o l’alcol). Potremmo definirle, analogamente a quanto avviene per anoressia e bulimia, sindromi “time and culture bounding”, in quanto si tratta di condizioni nelle quali il disagio individuale trova espressione attraverso l’esasperazione di modalità e stili di vita caratteristici della cultura di appartenenza dell’individuo.

Questo tipo di disturbo spesso conduce all’acquisto di oggetti, non solo superflui, ma anche al di fuori delle proprie possibilità economiche, o che rappresentano una variante dello stesso articolo, che spesso finiscono per essere gettati o regalati. A grandi linee è possibile distinguere due tipologie di shopping patologico: lo shopping patologico come espressione di patologie quali i disturbi dell’umore o d’ansia e lo shopping patologico come espressione di un impulso irrefrenabile all’acquisto. Nel primo caso si tratta di un comportamento compensatorio adottato per colmare il vuoto o la solitudine, (d’altra parte a molti è capitato, in condizioni di assoluta sanità, di concedersi un piccolo regalo per scacciare la tristezza o il malumore), nel secondo caso di un comportamento complulsivo, che cioè non si può fare a meno di porre in atto.

Sconfiggere la Bulimia. L’approccio multidisciplinare come trattamento elettivo

La bulimia è un disturbo dell’alimentazione che può presentare un decorso variabile: da un singolo episodio risolvibile in poco tempo allo strutturarsi di una forma cronica con un discreto rischio di morte per complicanze mediche o suicidio.

La terapia dei disturbi del comportamento alimentare, come l’anoressia e la bulimia, presenta svariate difficoltà legate all’atteggiamento dei pazienti che in genere negano la patologia e sono scarsamente collaborativi, e spesso presentano, in concomitanza, altre patologie di interesse psichiatrico oltre ad un elevato rischio di suicidio. Nella gran parte dei casi la terapia è ambulatoriale. Si rende necessario il ricovero quando la terapia ambulatoriale si rivela insufficiente, si verificano importanti squilibri elettrolitici, la paziente presenta in comorbilità gravi disturbi psichici, è a rischio di suicidio, o è necessario allontanarla da relazioni familiari patologiche.
In ogni caso è di fondamentale importanza che l’intervento sia calibrato in funzione delle specifiche esigenze della paziente.

Bulimia e Anoressia. Quando le vittime sono gli uomini.

Al contrario di quanto si crede comunemente i disturbi del comportamento alimentare non affliggono soltanto le donne. Infatti sebbene la stragrande maggioranza delle persone colpite da disturbi del comportamento alimentare, quali anoressia e bulimia, siano di sesso femminile, è sempre più evidente che è in aumento il numero degli uomini affetti da questo tipo di patologia. Si stima che circa il 5-10% dei pazienti anoressici e il 10-15% dei pazienti bulimici siano maschi.

L’incidenza dei disturbi del comportamento alimentare nei maschi è sottovalutata sia perchè, data la prevalenza del disturbo tra le donne, si tende a non porre la diagnosi, sia perchè alcuni comportamenti, come le abbuffate nel caso della bulimia, sono socialmente più accettati se messi in pratica da un uomo. La diagnosi è inoltre resa difficoltosa dal fatto che i criteri diagnostici sono classicamente riferiti a pazienti di sesso femminile, ad esempio uno dei criteri principali per porre una diagnosi di anoressia è l’alterazione del ciclo mestruale con amenorrea protratta.

Anche per il maschio anoressico/bulimico il rapporto col cibo, col peso e con il corpo subiscono una distorsione causata da problematiche inerenti la sfera affettiva della persona – non viene mai abbastanza sottolineato come anoressia e bulimia non rappresentino semplicemente patologie legate ad errate abitudini alimentari dettate dal desiderio di pervenire alla forma fisica ideale– . La società occidentale infatti comincia ad imporre in maniera crescente anche agli uomini elevati standard di bellezza cui adeguarsi, rappresentati, in questo caso, più che dal controllo del peso dalla prestanza fisica.
Da numerosi studi è emerso infatti che gli uomini bulimici e/o anoressici sono meno ossessionati dal peso e ricorrono in maniera minore rispetto alle donne a diuretici e/o lassativi mentre è più diffuso il ricorso a esercizi fisici estenuanti. Spesso il disturbo, nel caso dell’anoressia, viene celato dal regime alimentare rigoroso richiesto da molte pratiche sportive, soprattutto nel caso di pazienti che abbiano praticato sport a livello agonistico.

Bulimia. Scopriamo cos’è questo diffuso disturbo alimentare

La presenza di questo disturbo alimentare, al contario da quelle persone affette da anoressia, non è così evidente, perchè la persona bulimica ha un peso relativamente normale. La patologia è caratterizzata dalla frequente assunzione di grandi quantità di cibo (le cosiddette abbuffate) cui segue l’uso di purganti e/o diuretici, il ricorso all’autoinduzione del vomito, oppure al digiuno o allo sfrenato esercizio fisico per evitare l’aumento di peso (comportamenti compensatori). Perchè si possa parlare di Bulimia le abbuffate devono avvenire almeno ogni due, tre giorni, per un periodo di qualche mese, ma possono avere cadenza quotidiana o verificarsi più volte nello stesso giorno.

Durante le crisi bulimiche la persona ha la sensazione di non poter porre fine al proprio comportamento, perde quindi il controllo sulla quantità di alimenti ingerita e va alla ricerca spasmodica di altro cibo da consumare fino al termine dell’abbuffata, che si conclude di solito quando ha mangiato tanto da “star male” – sintomi: dolori addominali, vomito spontaneo, senso di pienezza, sonnolenza – quando viene interrotta o il cibo si è esaurito. Sebbene l’abbuffata sia di per sè gratificante, al termine di ogni episodio vengono sperimentati senso di colpa e vergogna. Le crisi possono essere scatenate da una molteplicità di fattori: stati ansiosi o di tensione, pensiero del cibo, preoccupazioni, stanchezza. Inoltre, analogamente a quanto riscontrato nelle pazienti anoressiche, la persona bulimica nutre un’eccessiva preoccupazione circa il proprio aspetto fisico, sulla percezione del quale basa il proprio grado di autostima.