L’omicidio di Luca Varani ha spinto l’opinione pubblica a volersi informare più nello specifico a comprendere la “psicologia del killer”, ovvero capire cosa possa aver spinto i due indagati ad attaccare con ferocia la loro vittima. Prova a spiegarlo a Skytg24 il prof. Massimo Di Giannantonio partendo da Marco Prato.
rabbia
Mentre dorme bisogna nutrirla, la storia di Beth
Dorme tanto e deve essere nutrita. Non parliamo di una neonata ma di una ragazza di 20 anni affetta da quella che è comunemente chiamata la Sindrome della Bella Addormentata ( scientificamente Klaine-Levin), una malattia molto rara e dalle cause ancora inspiegabili.
Rivalità tra donne? E’ colpa del colore rosso
La rabbia tra donne e la rivalità che nasce tra loro? Tutta colpa del colore rosso. E’ questo che rende le donne provocanti agli occhi delle stesse. E’ il cervello a reagire in tal modo scatenando una reazione.
Smettere di fumare, la rabbia è utile?
Smettere di fumare sfruttando la rabbia? Attenzione, ovviamente non parliamo della grave malattia in grado di mettere a rischio la salute e la vita delle persone, ma di quel sentimento che noi tutti tentiamo di combattere per mantenere delle soddisfacenti relazioni sociali.
Glicemia bassa causa rabbia contro il partner
La glicemia bassa potrebbe portarvi a provare rabbia nei confronti del partner. Non parliamo di condizione patologica, ma livelli bassi di glucosio ed un forte senso di fame avrebbero la capacità, secondo una nuova ricerca, di portarvi a destare la vostra dolce metà.
Rabbia, anticorpo funzionante dalle foglie di tabacco?
Il tabacco fa male ai nostri polmoni ed al nostro organismo se fumato in una sigaretta ma potrebbe essere utile per combattere il virus della rabbia. E se le foglie della pianta di tabacco sono utili per riuscire a salvare delle vittime, perché non utilizzarle in tal senso?
Autocontrollo? Non è sempre positivo per la salute
L’autocontrollo non è sempre un fattore positivo per la salute. Esprimere emozioni e sentimenti può preservare la persona da malattie cardiocircolatorie e perfino dal cancro. Lo suggerisce uno studio condotto dal ricercatori dell’università di Jena. Le persone più focose, a quanto pare, riescono a vivere fino a due anni di più rispetto a coloro che in ogni situazione mostrano di sapersi controllare senza lasciar trapelare alcuna emozione.
Rabbia, combatterla utilizzando… l’altra mano
Imparare a gestire la rabbia, anche per ciò che riguarda la memoria, è tutta una questione di autocontrollo: questo è un fattore risaputo. Uno studio condotto dal prof. Thomas Denson dell’Università australiana del South Wales e pubblicato sulle riviste Neuroimage e Psychological Science, ci illustra come per riuscire in questo basta porgere… l’altra mano, ovvero concentrarsi nel compiere azioni con la mano non predominante.
Non gestite la rabbia? Cioccolato e formaggio per alzare la serotonina
Attenzione, se siete più nervosi del vostro solito e non sapete come spiegarlo la colpa potrebbe essere attribuita a dei bassi livelli di serotonina. E la causa di tutto ciò potrebbe non essere troppo lontana dalla tavola. Cosa avete mangiato? Di sicuro non formaggio né cioccolata. Una ricerca condotta dal medico italiano Luca Passamonti del CNR di Catanzaro presso l’Università di Cambridge ha dimostrato infatti che un calo nell’assunzione di triptofano, una proteina che assumiamo con il cibo, porta ad un calo della serotonina e quindi ad una cattiva gestione della rabbia.
Rabbia, meno prevenzione e malattia più potente
L’Organizzazione mondiale della Sanità lancia l’allarme rabbia: questa malattia tipica degli animali ed in grado di trasmettersi all’uomo attraverso la saliva o dei morsi infetti si sta ripresentando con molta forza. Colpa questa, di una mancata prevenzione e della concomitante mutazione del virus, che in Ariziona è passata al contagio per via respiratoria tra animali.
Al momento in Europa questa patologia non è di tipo endemico, ma come è realmente la situazione?
Che cosa succede quando ci arrabbiamo?
Quando ci arrabbiamo, la frequenza cardiaca, la tensione arteriosa e la produzione di testosterone aumentano, il cortisolo (l’ormone dello stress) diminuisce, e l’emisfero sinistro del cervello diventa più stimolato. Questo è quanto riferisce una nuova ricerca effettuata dagli scienziati dell’Università di Valencia che analizza i cambiamenti cardiovascolari e ormonali nel cervello, e la risposta dell’attivazione asimmetrica quando ci arrabbiamo.
Indurre emozioni genera profondi cambiamenti nel sistema nervoso autonomo, che controlla la risposta cardiovascolare, e anche nel sistema endocrino. Inoltre, anche le variazioni di attività cerebrale si verificano, soprattutto nei lobi frontale e temporale
spiega Neus Herrero, autore principale dello studio e ricercatore presso l’Università di Valencia.
I ricercatori hanno indotto la rabbia in 30 uomini con una procedura denominata “induzione della rabbia” costituita da 50 frasi in prima persona che riflettono situazioni quotidiane che provocano rabbia. Prima e subito dopo l’incentivo alla rabbia, hanno misurato la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa, i livelli di testosterone e cortisolo, e l’attivazione asimmetrica del cervello, lo stato d’animo generale e l’esperienza soggettiva dell’emozione della rabbia.
Stress, dopo i 50 anni è solo un ricordo
Anche se il vostro corpo potrebbe iniziare a mostrare i segni dell’invecchiamento dopo aver superato i 50 anni, una nuova ricerca suggerisce che il vostro spirito può effettivamente “ringiovanire” con il passare degli anni. In media, le persone intervistate per lo studio hanno dichiarato di essere meno preoccupate, una volta superato il mezzo secolo, meno stressate e arrabbiate rispetto a quando avevano vent’anni. Forse è ancora più sorprendente notare che le persone tra i 70 e gli 80 anni presentavano minori probabilità di soffrire di emozioni negative.
Ma secondo gli esperti ci sono ragioni per andare cauti circa le risultanze dell’indagine. Per prima cosa, i ricercatori non hanno seguito le persone nel tempo: i sentimenti delle persone anziane potrebbero essere legate alle esperienze di vita della loro generazione, non alla loro età. In altre parole, queste persone anziane possono essere uniche.