I tumori si curano anche grazie al calore, attraverso una particolare metodica che si chiama ipertermia. Si tratta di una tecnica coadiuvante che va effettuata in concomitanza alle più tradizionali e conosciute chemioterapia e radioterapia. Come indica il nome, consiste nell’innalzamento della temperatura corporea attraverso particolari strumentazioni, nel punto da trattare. Il risultato terapeutico è da tempo noto alla comunità scientifica, tanto è che l’applicazione di questa cura coadiuvante è anche in convenzione con il servizio sanitario nazionale.
Ma non tutti lo sanno, ed effettivamente questo dipende dallo scarso numero di centri pubblici in possesso del macchinario: secondo alcuni dati recenti non dovrebbero essere più di 5 su tutto il territorio nazionale, mentre sono numerosissime le strutture private ad offrire questa terapia totalmente priva di effetti collaterali. Solitamente l’ipertermia si usa anche in casi di dolori e patologie osteoarticolari: il calore riduce l’infiammazione. Ma nel caso del tumore come e perché funziona? Lo abbiamo chiesto al dott. Carlo Pastore uno dei pionieri di questa tecnica in Italia, primario della divisione di Oncologia Medica della Clinica Villa Salaria di Roma.
“L’ipertermia, che si usa in abbinamento a chemioterapia e radioterapia, sfrutta le capacità del calore di danneggiare le cellule malate salvaguardando quelle sane. La membrana delle cellule neoplastiche è alterata e dunque “lascia passare” il calore all’interno della cellula stessa, portandola all’apoptosi, ovvero alla morte. Le cellule sane, con una membrana perfetta non risentono invece dell’innalzamento della temperatura.”
Per quali tipi di tumore si utilizza l’ipertermia?
“In genere questa tecnica coadiuvante si applica ai tumori solidi come il cancro al polmone ad esempio, ma anche alcune neoplasie del sangue possono trarne beneficio se si agisce sui linfonodi”.
L’ipertermia ha controindicazioni?
“Non va usata in pazienti portatori di pace-maker, o in chi è affetto da versamenti pleurici, anche se in questo secondo caso basta aspirare preventivamente il liquido”.
Come si svolge una seduta di ipertermia?
“Esistono diverse metodiche, la più comune è quella che utilizza apparecchiature a radiofrequenze (13.56 MHz): queste riescono a “colpire” l’organo ammalato (la sua indicazione principale è nei tumori primitivi e nelle metastasi) fino in profondità portandolo ad una temperatura di circa 43°, necessaria per provocare l’apoptosi, senza intaccare tessuti sani. Dura all’incirca un’ora ed è assolutamente indolore e non invasiva”. (ndr: come si evince dalla foto).
Ulteriori approfondimenti sul tema, domani su Medicinalive o sul sito del Dott. Carlo Pastore.
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[Foto: Medi-Ex Devices]