Il retinoblastoma è un tumore della retina che colpisce i bambini nella prima infanzia. Spesso già alla nascita è presente, oppure si manifesta entro i tre anni di vita. Rari, ma documentati i casi fino a 6 anni. E’ molto aggressivo, ma può essere curato salvando anche la vista del bambino se diagnosticato precocemente. Come?
Spesso le foto dei primi compleanni sono risolutive: nelle pupille del bambino si evidenzia una luce biancastra. Si chiama leucoria, riflesso degli occhi di gatto, o ancora, parlando in medichese si definisce pupilla amaurotica.
Ricordo come se fosse ieri un episodio di tanti anni fa, quando non esistevano le mail o i social network per scambiarsi saluti e foto.
La mia mamma scambiava lettere con una sua amica che era andata a vivere in un’altra città e mese dopo mese le fotografie che attestavano la crescita di noi figli avevano creato in lei un dubbio: perché tutte le foto della piccola bimba della sua amica avevano quel riflesso? Non era il flash di certo.
Con coraggio ed imbarazzo comunicò i suoi dubbi all’interessata. Pianse tanto, di gioia, quando arrivò la notizia che aveva salvato la vita a quella bimba perché la luce negli occhi era un tumore.
Oggi a maggior ragione una diagnosi di questo tipo va presa seriamente, ma pensando in positivo. Il retinoblastoma è l’unico tumore che si distrugge senza asportarlo. Lo si neutralizza attraverso alcune sedute di terapia.
L’importante è la diagnosi precoce. Benché non codificato, le associazioni dei pediatri di base in collaborazione con gli oncologi ed oculisti pediatrici effettuano una sorta di screening nei primi mesi di vita del neonato: controllano cioè le pupille insieme agli altri fattori come il peso e lo sviluppo motorio e se hanno dubbi inviano ad uno specialista.
Anche un leggero strabismo può essere un sintomo, perché la massa tumorale non permette il giusto allineamento degli occhi.
A fare il punto della situazione su questo tumore pediatrico ci penseranno numerosi esperti internazionali, a confronto domani presso l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Affrontare questa patologia con terapie innovative per salvare la vista senza interventi demolitivi è l’obiettivo fondamentale dell’incontro in cui si parlerà anche di nuove tecniche terapeutiche ed in particolare di una ancora non in uso in Italia per l’oncologia pediatrica, ma che sta dando ottimi risultati.
Il retinoblastoma è infatti molto sensibile alla brachiterapia con applicazione di placche di rutenio che permettono di indirizzare il fascio radioattivo solo sul tumore.
L’Opbg si sta adoperando per ottenere le dovute autorizzazioni per intraprendere questa nuova terapia, divenendo così un Centro Unico e di Riferimento in età pediatrica, anche in questo campo.
Il retinoblastoma colpisce in Italia 50/60 bambini ogni anno ed è di origine genetica, nel senso che è causato dalla perdita di un segmento del cromosoma 13. Può essere ereditato o rivelarsi il primo caso in famiglia. Un dossier per altre informazioni, è presente sul sito del nosocomio romano.