La lotta al dolore cronico è iniziata 15 mesi fa con l’entrata in vigore della legge 38/2010 che prevede una serie di “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore” per tutti i pazienti. Tra i punti salienti, come sapete c’è il riconoscimento del dolore come vera e propria malattia, da segnare nelle cartelle cliniche e valutare nelle anamnesi, nelle sue caratteristiche e con le adeguate ed eventali terapie.
Da qui una serie di altri principi, che riguardano ovviamente la creazione di una rete assistenziale su tutto il territorio nazionale, per un equo e libero accesso alla cura. Il tutto passando dalla formazione di personale medico e sanitario specializzato, oltre che da una semplificazione delle procedure di accesso ai farmaci impiegati nella terapia del dolore. Il punto della situazione sull’attuazione della legge 38 è stato fatto a Firenze in seno al secondo workshop interdisciplinare IMPACT 2011. Cosa ne è emerso? Dal punto di vista normativo, siamo all’avanguardia in Europa: altri paesi come la Germania stanno prendendo spunto dalla nostra legge che però, nonostante siano stati superati i primi duri momenti organizzativi iniziali, stenta ancora a decollare definitivamente, nella sua interezza.
Spiega Guido Fanelli, membro del Comitato Scientifico Impact 2011 e Coordinatore della Commissione ministeriale Terapia del Dolore e Cure Palliative:
“le Regioni si stanno adeguando in modo continuo e sistematico; tra queste: Piemonte, Sicilia, Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Lombardia e ora anche il Friuli; gli strumenti necessari per l’applicazione della Legge sono stati completati al 90%; pochi mesi fa, sono stati definiti i nuovi percorsi formativi per i medici e i volontari che si occupano di cure palliative e terapia del dolore. Abbiamo appena istituito un sistema per rilevare la tipologia delle prestazioni ospedaliere e monitorare le prescrizioni, importante preambolo per definire un codice di disciplina per la terapia del dolore. La vera sfida si gioca ora sull’appropriatezza prescrittiva: il consumo di oppioidi sta crescendo, ma restiamo ancora il primo Paese al mondo per impiego di FANS”.
Come si evince da queste parole, i pazienti del Sud d’Italia devono ancora continuare a sopportare il dolore. Ma un’altra cosa importante emersa al congresso è l’errata prescrizione di medicinali nei confronti dei pazienti soprattutto anziani. Ha spiegato Massimo Fini membro del Comitato Scientifico Impact 2011 e Direttore Scientifico dell’IRCCS San Raffaele Pisana di Roma:
“Rimane un errato approccio culturale da parte di alcuni clinici e degli stessi pazienti, che vivono il dolore con rassegnazione, come un elemento imprescindibile dell’invecchiamento. Oggi disponiamo di strumenti, farmacologici e non, per poter combattere efficacemente il dolore negli over 65 che hanno il diritto di essere curati esattamente come tutti gli altri. Purtroppo, dai dati presentati oggi emerge come gli analgesici vengano usati ancora in maniera impropria, a livello sia di classe farmacologica, sia di dosaggio, con tutti i rischi che ne possono derivare. Il nostro auspicio è che la Legge 38 riesca a rivoluzionare culturalmente e pragmaticamente questo tipo di approccio, che è sicuramente fuori tempo e fuori luogo”.
Anche il nostro. Secondo lo studio Pain in Europe soffre di dolore cronico il 19% degli europei ed il 26% degli italiani con punte del 40% tra anziani e 49% tra le donne. E tali dati non riguardano il dolore oncologico, bensì quello dovuto ad osteoporosi, artrite o lombosciatalgia, tanto per fare qualche esempio.
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[Fonte: Impact 2011]