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Metodo Di Bella. Il tramonto definitivo?

Secondo il parere della gran parte della comunità scientifica il metodo Di Bella per la cura dei tumori è inefficace. Con questa motivazione la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dei parenti di un uomo deceduto per tumore che avevano chiesto un risarcimento di 350.000 euro ad una compagnia aerea. Secondo i familiari infatti l’uomo, residente in Venezuela, avrebbe potuto salvarsi se gli fossero stati consegnati in tempo i farmaci per il trattamento secondo il Metodo Di Bella.

La vicenda risale al 1998, l’epoca in cui il metodo anticancro del fisiologo Luigi Di Bella, scomparso nel 2003, fece parlare di sè divenendo un vero e proprio fenomeno mediatico che non mancò di alimentare le speranze di moltissimi ammalati. Il metodo consiste in una cura multifattoriale a base di ormoni (somatostatina e melatonina) e vitamine (vitamina E, C, D3) la cui validità scientifica non è mai stata confermata.

Nel 1998 infatti l’allora ministro della salute Rosy Bindi istituì una commissione ministeriale incaricata di condurre una sperimentazione di fase II, che avrebbe cioè dovuto indagare l’efficacia del farmaco nella riduzione delle masse tumorali. Tuttavia, la sperimentazione voluta dal ministero non riuscì a rintracciare prove sufficienti che andassero in questa direzione, poichè la percentuale di casi che risposero al trattamento (pari allo 0,8%) si rivelò insufficiente a giustificare ulteriori indagini. Era il 1999.

L’allora 87enne professor Di Bella ne contestò la validità ritenendo che non fossero state seguite le sue indicazioni e che i 386 pazienti coinvolti nel protocollo sperimentale fossero ad uno stadio troppo avanzato della malattia per poter sperare in qualunque risultato. Inoltre i NAS riscontrarono alcune irregolarità nei farmaci impiegati.

Così fra dibattiti, polemiche e strumentalizzazioni, poco per volta i riflettori sul metodo di Bella si spensero e con loro le speranze di aver trovato una cura miracolosa contro il cancro. Sarà questa sentenza della corte di Cassazione a porre la parola fine a un capitolo della storia della medicina che ha appassionato tutta l’Italia?