I bambini che frequentano l’asilo nido o la scuola materna rischiano meno degli altri di ammalarsi di leucemia linfoblastica acuta. A svelarlo uno studio condotto all’Università della California a Berkeley dalla ricercatrice Patricia Buffler, epidemiologa alla School of Public Health, e presentato lo scorso 30 aprile a Londra in occasione della seconda Conferenza su cause e prevenzione della leucemia infantile, promossa dall’associazione inglese Children with Leukaemia. Si tratta di un’analisi di 14 studi già conclusi sulla leucemia linfoblastica che coinvolgevano un totale 19.000 bambini di cui 6000 affetti dal tumore e 13.000 sani. In tutti era stato chiesto ai genitori se i loro figli avessero avuto sin da piccoli occasioni di incontrare e interagire con altri bambini, ad esempio frequentando il nido. Dodici studi su quattordici hanno dimostrato una correlazione positiva fra la frequentazione di spazi di socializzazione e il buono stato di salute dei piccoli.
Secondo i ricercatori statunitensi le infezioni più comuni, con le quali i bambini che frequentano il nido o la scuola materna vengono più facilmente in contatto, potrebbero avere un ruolo nel contrastare l’insorgenza del tumore. Queste rappresenterebbero infatti una sorta di palestra per il sistema immunitario che, risultandone fortificato, si prepara così ad affrontare pericoli più grandi come appunto il tumore del sangue. Secondo Adrienne Morgan di Children with Leukaemia, diversi studi dimostrerebbero che anche l’allattamento al seno e la vaccinazione giocano un ruolo fondamentale nel contrastare l’insorgenza di questa grave patologia.
L’analisi condotta dagli studiosi californiani tuttavia non è giunta a dimostrare nettamente il ruolo del sistema immunitario nel contrastare questo tipo di tumore in età infantile. Resta il dato che i bambini che non hanno avuto opportunità di socializzazione abituale con i coetanei non hanno un sistema immunitario “ferrato” come quello dei piccoli per i quali questo è accaduto. Altro elemento interessante emerso è che l’effetto scudo riguarda più i bambini che hanno frequentato luoghi pubblici, fuori da casa e dal nucleo familiare, che quelli cha hanno molti fratelli e sorelle. Per i primi il rischio di insorgenza della leucemia è ridotto del 30%.