Un gruppo di ricercatori statunitensi ha evidenziato un rapporto diretto tra due anticorpi specifici e la gravità dei sintomi del morbo di Alzheimer, aumentando le speranze che un esame del sangue possa diagnosticare per tempo questa malattia devastante.
I ricercatori provengono dall’Università della Georgia, il Charlie Norwood VA Medical Center di Augusta e dal Medical College della Georgia, ed hanno analizzato i livelli di anticorpi in campioni di sangue di 118 pazienti adulti con età a rischio di demenza. Il team, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Gerontology: Medical Sciences, ha scoperto che la concentrazione di due proteine specifiche è coinvolta nell’aumentata risposta immunitaria man mano che la gravità della demenza aumenta. Queste le parole di Stephen Miller, professore e coordinatore della ricerca:
Abbiamo riscontrato una forte e coerente relazione tra due particolari anticorpi ed il livello di riduzione del valore. La ricerca ci avvicina al nostro obiettivo di sviluppare un esame del sangue che possa diagnosticare il morbo di Alzheimer o potenzialmente identificare se qualcuno è a più alto rischio di contrarre la malattia.
Il team ha individuato gli anticorpi che l’organismo crea in risposta a due proteine che sono associate con il morbo di Alzheimer. Una proteina, denominata beta-amiloide, forma le placche evidenti nel cervello delle persone con il morbo, viste durante l’autopsia. L’altra proteina, nota come RAGE, è coinvolta nel normale processo di invecchiamento, ma si esprime a livelli più elevati nel cervello.
In un precedente studio che ha messo a confronto un gruppo di persone con l’Alzheimer con un gruppo di controllo sano, è stato rilevato che l’anti-beta amiloide e gli anticorpi anti-RAGE erano significativamente più alti nel gruppo con l’Alzheimer. Il più recente studio invece ha rivelato un rapporto diretto tra la gravità del morbo e dei due livelli di anticorpi nel sangue.
Ottimisti sulle proprie conclusioni, i ricercatori rimangono cauti con il promettere un test diagnostico basato sul loro lavoro, dato che per renderlo clinicamente disponibile ci vuole ancora qualche anno. L’obiettivo adesso è individuare le due proteine come una possibile cura per il morbo di Alzheimer. Individualmente, il beta-amiloide e la proteina RAGE non provocano una risposta immunitaria. Il problema comincia quando queste due si legano e gli attacchi del sistema immunitario costantemente si infiammano e danneggiano il cervello. I ricercatori hanno recentemente messo a punto un metodo per misurare i livelli di beta-amiloide RAGE complesso, e i dati preliminari sono stati sperimentati su topi transgenici che hanno i sintomi del morbo di Alzheimer. Ora si cerca di creare un antigene per stimolare la risposta immunitaria naturale in grado di ridurre la formazione delle placche nel cervello.
La malattia elimina le connessioni tra i neuroni, ma la nostra speranza è che siamo in grado di proteggere tali connessioni, impedendo la formazione di placche.