Sembra proprio che i videogiochi siano destinati a riscattarsi presto dalla cattiva fama creata intorno a loro da una moltitudine di ricerche che ne hanno dimostrato la correlazione con l’aumento di ansia, insonnia e comportamenti violenti e aggressivi nei giovani.
Già qualche giorno fa vi avevamo parlato del grande successo riscosso, non solo presso i giovanissimi, dai cosiddetti neurosoftware, ovvero videogiochi pensati per esercitare la memoria, e di quelli creati apposta addirittura per dimagrire e mantenersi in forma come Wii fit, che comunque non ha mancato di attirare su di sè le critiche di qualche nutrizionista.
Adesso, a segnare un ulteriore punto a favore di playstation e co., arriva una ricerca statunitense secondo la quale i videogiochi stimolerebbero addirittura la creatività e la capacità di risolvere quesiti e problemi. Lo studio, condotto da Shyam Sundar, direttore del laboratorio di ricerca multimediale della Penn State University, ha coinvolto quasi 100 studenti ed è stato presentato alla 58/ima conferenza annuale della International Communication Association (ICA) a Montreal, in Canada.
I soggetti dello studio si sono cimentati in “Dance dance revolution”, un gioco musicale in cui il giocatore deve spostarsi su una pedana, virtuale o reale, a tempo di musica secondo le direzioni del computer. Le loro capacità creative e di risoluzione dei problemi sono state valutate mediante test costruiti ad hoc prima e dopo le partite. Inoltre, mediante misuratori di elettricità cutanea, è stato misurato il grado di eccitamento di ciascun giocatore.
Non solo i test eseguiti dopo la performance avrebbero mostrato un aumento obiettivo di capacità creative e di problem solving, ma i giocatori avrebbero anche dichiarato di sentirsi più rilassati. Adesso i ricercatori guidati da Sundar cercheranno di capire come trasformare i videogiochi in ausili didattici, a partire dalla comprensione degli elementi che agiscono positivamente sulla mente di chi gioca.