L‘influenza stagionale è arrivata come previsto. Il virus è stato isolato a Pavia su un paziente ricoverato in rianimazione presso il Policlinico San Matteo ed è del tipo A H1N1. E’ il primo caso italiano e già conferma quanto si sapeva: non è un virus particolarmente aggressivo, virulento. Si stima comunque che arriverà a colpire 6 milioni di italiani, probabilmente a partire dal periodo di Natale e fino almeno a tutto il mese di gennaio. Saremo pronti per quella data ad affrontarla al meglio?
A dirla tutta si sa che più persone si sono vaccinate e meno rimarranno contagiate e saranno a loro volta contagiose. La vaccinazione è cioè l’arma principale per combattere l’influenza stagionale con le sue complicanze (che portano in media a 30-40.000 decessi l’anno) ed arginare le spese sanitarie che questa può comportare (un aspetto in tempo di crisi economica da non sottovalutare). Come sappiamo un vaccino è stato da tempo messo a punto e già commercializzato in tutta Europa, con le problematiche note circa alcuni prodotti Novartis. In molti si sono anche vaccinati, ma è indubbio che un serio arresto alla campagna vaccinale su larga scala si è avuto.O se non altro, nel nostro Paese è partita in ritardo.
Il punto della situazione lo hanno fatto ieri gli esperti, in un incontro con la stampa che si è svolto a Roma proprio per “porre l’accento sulla garanzia di sicurezza dei vaccini“. E così Massimo Scaccabarozzi presidente di Farmindustria, Marcella Marletta del ministero della Salute, Giovanni Rezza, infettivologo dell’ISS (Istituto Superiore di sanità) e Luca Pani, direttore dell’ AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) hanno cercato di rassicurare la popolazione circa i rischi della vaccinazione che andrebbero valutati in confronto a quelli ben più alti del contrarre l’influenza. Il tutto specialmente per le categorie a rischio, come le persone anziane ed i bambini, coloro che soffrono di patologie cardiologiche, croniche e/o di tipo respiratorio. Per loro è fortemente consigliato vaccinarsi, anche se chiaramente non c’è alcun obbligo.
Il problema però è la scarsa fiducia che i cittadini ormai hanno nei confronti del vaccino antinfluenzale e più in generale di tutti i vaccini. Secondo Pani dell’AIFA sarebbe in corso una vera campagna “no global” contro i vaccini, mentre Scaccabarozzi ha spiegato che per idearme uno (non quello dell’influenza supponiamo visto che viene fatto ogni anno) si impiegano dagli 8 ai 12 anni e molto tempo, circa il 70%, verrebbe impiegato sui controlli di qualità. Nello specifico solo i controlli per verificare la sterilità durerebbero 14 giorni, mentre per convalidare un impianto produttivo ci vogliono anche 5 anni! Ma i casi “critici” sono (e sono stati nel tempo) molti nel mondo della farmaceutica e dei dispositivi medici. Se pur è vero che occorre sempre valutare i rischi in confronto ai benefici, è chiaro che la fiducia dei cittadini /pazienti è difficile da recuperare.
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