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Merendine, allarme sale

Merendine: è allerta. Preoccupazioni, infatti, vengono dal sale. E’ la denuncia del professor Roberto Pontremoli, nefrologo dell’Università di Genova, al Genoa Meeting, dal 19 al 21 febbraio nel capoluogo ligure e, dunque, appena concluso. Si tratta dell’ottava edizione del congresso internazionale di Nefrocardiologia.

Le parole di Pontremoli non lasciano spazio a molti dubbi:

L’eccessivo consumo di sale, imposto da multinazionali dell’alimentazione e dalle abitudini di vita indotte dal mercato, è alla base di una serie di patologie, dall’ipertensione alle malattie renali, che interessano ampie fasce delle popolazioni. E sono soprattutto i giovani a eccedere

A riportarlo è La Stampa.

L’accusa, come si diceva, è chiara, precisa e non da poco, dato che coinvolge i colossi alimentari. Lo spiega il professor Pontremoli:

Purtroppo ci scontriamo con colossi mondiali. Basta pensare al Salt Institut, l’istituto americano che raggruppa tutti i maggiori produttori, che si presenta come una fonte autorevole di informazioni sul sale, cercando di portare dalla propria parte esponenti del mondo scientifico per avvalorare le tesi dei benefici del cloruro di sodio

Il sale, ammonisce l’accademico, è un conservante: in quanto tale, si trova in moltissimi prodotti. Ma… soprattutto viene usato per insaporire gli snack che i ragazzi consumano abitualmente: sono prodotti nati per stimolare artificialmente la sete e aumentare il consumo di bevande. Basta guardarsi intorno.

Cosa fare, allora? Le proposte, peraltro già messe in atto e avviate da un po’, prevedono un’azione coordinata di educazione alimentare. Un percorso per il quale non tutto va liscio, come denuncia Pontremoli:

contro di noi ci sono gruppi che manipolano le informazioni sul mercato perché hanno interessi commerciali ben precisi. Ripeto, le grosse multinazionali del cibo e gli stessi fast food o produttori di snack hanno interessi commerciali molto forti verso l’incremento del consumo di sale

Da Genova parte un appello al Ministero della Salute, al fine di attuare una campagna di educazione alimentare di impatto come quelle contro l’alcool o la droga, si specifica. Prevenzione prima di tutto, dunque, attraverso la corretta sensibilizzazione. Perché la situazione è al paradosso, e i dati sono preoccupanti, non solo per la fascia giovane della popolazione.

Il 15% degli italiani, a quanto riportano da Genova, è, infatti affetto da malattia renale cronica. Il 40% soffre di ipertensione, il 25-30 è obeso e il 10% diabetico. Il totale delle malattie renali sale al 40%. Sono i dati riportati nella stessa sede dal professor Giacomo Deferrari, Magnifico Rettore dell’Ateneo ed ex Preside della Facoltà di Medicina. E’ proprio lui il promotore dell’appuntameneto ligure ormai giunto all’ottava edizione, nonché tra i fondatori della Società italiana di nefrocardiologia. Il quadro della situazione è offerto dalle parole, ancora una volta, di Pontremoli:

Siamo arrivati al punto che spesso i donatori di rene, spinti dall’affetto e dalla dedizione ad aiutare un familiare malato in attesa di trapianto, devono a loro volta essere curati e sottoposti a dieta per un anno, prima di procedere con l’intervento

Spazio alla prevenzione, insomma. Colossi aziendali permettendo.

[Via | La Stampa]