L’evidenza e gli studi sugli animali ci hanno insegnato che è possibile vivere più a lungo grazie ad una sana alimentazione. Ora ne abbiamo la certezza scientifica anche per ciò che riguarda gli esseri umani. Come? Riducendo le calorie nella dieta.
La ricerca, appena pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale Science, è frutto del lavoro di un italiano, il prof. Luigi Fontana, direttore del reparto di Nutrizione ed Invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e responsabile del progetto di studio realizzato insieme alla Washington University School of Medicine di St Louis negli Stati Uniti.
Partendo dai risultati ottenuti dalla restrizione calorica negli animali, 50 volontari per 7 anni hanno diminuito l’apporto calorico del loro abituale regime alimentare del 25-30%, nella speranza di allungare la durata della propria vita e di prevenire le comuni malattie. Si è cercato di capire il funzionamento dei meccanismi metabolici e delle basi molecolari che regolano l’invecchiamento, soprattutto in relazione all’insorgenza delle malattie (in particolare quelle cardiovascolari, tumorali e neurodegenerative).
Questo perché longevità non fa rima con salute….non necessariamente, almeno. L’aspettativa di vita media attualmente è di 80 anni. La speranza di stare in salute si ferma invece in media a 50 anni. Cosa significa? Che l’ultimo trentennio sarà caratterizzato da malattie, più o meno gravi. L’articolo pubblicato su Science spiega come ridurre l’apporto calorico dal 10 al 50% diminuisca l’attività di alcune vie metaboliche, pericolose per la salute. Si tratta di quei meccanismi ancestrali che hanno permesso ai nostri antenati di sopravvivere a carestie cibo.
Nei volontari tutti i fattori di rischio cardiovascolari sono migliorati: arterie carotidi pulite ed un cuore più giovane di circa 15 anni.
Il rischio di sviluppare un infarto cardiaco, un ictus cerebrale o una scompenso cardiaco – dice Fontana – è bassissimo, praticamente nullo.
La dieta adottata, scevra di calorie ma ricca di vitamine, sali minerali e fitocomposti, ha permesso la diminuzione anche di quei fattori metabolici colpevoli del rischio di cancro. Purtroppo però ci sono gli effetti collaterali. Ce li spiega lo stesso Prof. Fontana:
Il calo della libido, poiché la restrizione calorica riduce i livelli di testosterone, un fattore di rischio per il cancro della mammella e della prostata. Queste persone inoltre sono più sensibili al freddo perché questa dieta riduce il metabolismo basale e modifica il sistema di termoregolazione del corpo.
Certo è che questi studi serviranno a cambiare il modo di prescrivere le diete e a guardare con maggiore consapevolezza il ruolo dell’alimentazione.