Le polveri sottili di cui è satura l’atmosfera del capoluogo lombardo hanno le conseguenze, a dir poco nefaste, di aggravare i sintomi delle allergie, dell’asma e di altre malattie respiratorie, scatenando l’aumento, tra le altre patologie, delle riniti allergiche e dell’eczema ed aumentando inoltre i fattori di rischio cardiovascolare, esponendo all’insorgenza di ictus ed infarto chi vive vicino alle arterie stradali più trafficate.
Non va certo meglio per la salute quando si passa da fuori a dentro. Luoghi che dovrebbero essere sicuri per eccellenza come le scuole hanno un’aria a dir poco malsana, piena di polveri inquinanti. Nelle aule di noti istituti scolastici del milanese, una recente inchiesta pubblicata dal magazine del Corriere della Sera, Sette, ha registrato livelli di contaminanti stratosferici.
Nel liceo Leonardo Da Vinci, per fare solo un esempio, si è rilevata una concentrazione di PM10 pari a 170 microgrammi al metrocubo. Ricordiamo che per contenere i rischi per la salute, come previsto dalla normativa vigente in materia, non si dovrebbero superare i 50 microgrammi (valori di riferimento outodoor).
Ma in cosa si traduce, per gli studenti che respirano mal’aria nelle aule, il danno per la salute? Spiegano gli esperti interpellati dal magazine che il particolato ultrafine interferisce con le strutture cellulari, penetrando nella circolazione sanguigna e da qui arriva agli organi. Da alcune autopsie è emersa la presenza di particolato addirittura a livello encefalitico.
L’inquinamento indoor accresce il rischio cardiovascolare, incidendo pesantemente sulle arterie. Inoltre, disturba l’attività dei geni, con profonde ripercussioni sul DNA. Per quanto riguarda l’aumento del rischio tumori, gli esperti sottolineano come proprio
le particelle fini producano un’infiammazione cronica a livello endobronchiale che crea un ambiente favorevole allo sviluppo di neoplasie, sia a livello locale che sistemico.
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