Il broncospasmo è una condizione in cui c’è una contrazione anomala dei bronchi che porta ad un’ostruzione delle vie aeree, la quale non permette di respirare bene. Il sintomo più comune, quello che dovrebbe far scattare un campanello d’allarme, è un attacco di tosse con dispnea, cioè una tosse che non permette di respirare e la persona comincia a boccheggiare, sente il bisogno di aria, ma non riesce ad introdurla nei polmoni come dovrebbe.
La condizione può capitare in chiunque, ma è frequente nei bambini perché si manifesta con asma e bronchite. Di solito è una complicanza correlata ad una di queste due condizioni, ma può essere causato anche da un attacco allergico o da altre condizioni polmonari come l’enfisema.
Riconoscerlo non è sempre facile, specialmente se vostro figlio soffre di asma, visto che i primi sintomi possono essere confusi. Il fisico ha infatti bisogno di ossigeno e così si manifesta una difficoltà di respirazione che diventa evidente con uno sforzo muscolare nel tentativo di respirare, nonostante i polmoni non riescano a riempirsi d’aria. A differenza dell’asma, tuttavia, in questa malattia c’è del muco nei bronchi che scatena un attacco di tosse nel tentativo di incamerare quanto più ossigeno possibile. Per questo si scatena l’attacco di tosse con dispnea che è un chiaro sintomo del broncospasmo. Inoltre possono manifestarsi anche crampi allo stomaco, mal di testa e mal di gola.
Un altro metodo per individuare il broncospasmo è capire in quale momento inizia. Tipico atteggiamento di questa condizione è lo scatenarsi di un attacco alla fine di un esercizio fisico. Ciò avviene quando il bambino ha l’affanno, magari conseguente all’aver corso durante il gioco, o anche semplicemente dopo un forte attacco di tosse. Ma questa condizione può manifestarsi anche in seguito a delle forti emozioni e stress psicologico, oppure in seguito all’esposizione ad agenti chimici o irritanti come il fumo di sigaretta, polvere, spray o forti odori.
Di fronte ad un attacco, se il bambino è già in terapia per l’asma, si può somministrare il medicinale tramite l’inalatore e poi portarlo dal medico. Negli altri casi bisogna prima di tutto calmare il bambino, farlo rilassare in modo da non aggiungere agitazione alla necessità del corpo di prendere aria. Di solito, dopo il primo attacco di broncospasmo, il medico consegna al genitore una sorta di “guida” su cosa fare per evitare che ricapiti un attacco o prendere i provvedimenti di primo soccorso. Tra le indicazioni ci sono consigli sulla respirazione (effettuarla prevalentemente con il naso e non con la bocca, la quale dev’essere profonda), sulla dieta (bene pesce e cibi ricchi di beta-carotene, male i cibi molto salati), sugli esercizi (meglio farli all’aria aperta, evitare piscine e piste di pattinaggio), e sui medicinali da prendere eventualmente prima di effettuare gli esercizi.
Una volta arrivato al pronto soccorso, verrà valutato il respiro e la quantità di aria che passa fino ai polmoni. E’ facile trovare i sintomi dell’asma, mentre una radiografia può essere inutile perché potrebbe non mostrare nessuna variazione nel torace. La condizione di solito è curata con i beta-2 antagonisti tramite gli inalatori, ed in caso di infiammazione vengono assegnati degli anti-infiammatori. Inoltre bisognerebbe evitare di esporre il bambino ai fumi e agli altri germi, quindi se si vive in un posto molto inquinato è consigliabile far indossare una mascherina al piccolo quando si esce in strada.
[Fonti: Healthscout; Drugs.com]
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