Il tumore dell’Endometrio è il più comune cancro dell’apparato genitale femminile e rappresenta una patologia in costante aumento nei paesi industrializzati: si stima infatti un’incidenza di circa 150.000 casi all’anno in tutto il mondo. Nonostante sia raro sotto i quaranta anni, sempre più spesso sono le giovani donne ad esserne affette, con gravi conseguenze sulla possibilità di procreare. La terapia consiste infatti comunemente in un intervento di isterectomia, ossia l’asportazione dell’utero che esclude definitivamente per queste pazienti la possibilità di diventare madri.
Ma una nuova speranza giunge dall’Irccs materno-infantile Burlo-Garofolo di Trieste dove l’equipe medica del servizio di Isteroscopia diagnostico-operativa del dipartimento di Ostetricia e Ginecologia, diretto dal dottor Secondo Guaschino, ha sperimentato in questi ultimi cinque anni una tecnica in grado di preservare l’utero e la possibilità di future gravidanze. I risultati della sperimentazione condotta su 21 donne in età fertile saranno pubblicati a breve sull’American Journal of Obstetrics and Gynecology. La tecnica si basa sull’individuazione precoce dei cosiddetti polipi atipici, lesioni che rappresentano lo stadio iniziale del tumore all’endometrio e consiste nella loro asportazione mediante isteroscopia. Successivamente le pazienti sono state monitorate a intervalli regolari per individuare l’eventuale formazione di tessuti maligni, circostanza che non si è mai presentata.
Gli studiosi hanno annunciato che, dati gli ottimi riscontri di questa prima fase, la sperimentazione sarà allargata a un numero più ampio di pazienti. La ricerca ebbe inizio nel 2000 su un gruppo di donne in menopausa per le quali si sarebbe rivelato troppo rischioso un intervento di isterectomia. Da qui l’idea di applicare la tecnica a giovani donne nella speranza di conservare la loro fertilità e non privarle della gioia della maternità. La tecnica sperimentata a Trieste ha inoltre il pregio di essere poco invasiva: l’isteroscopia infatti è una tecnica che permette di realizzare interventi mediante un endoscopio (strumento che permette di vedere e operare all’interno della cavità uterina) con l’ausilio di strumenti chirurgici miniaturizzati.