Si chiama Da Vinci ed è un robot chirurgo molto apprezzato. Approvato dalla FDA (Food and Drug Administration) americana già nel 2000, opera in tutto il mondo. Nonostante il nome, che vuole essere un vero omaggio al genio di Leonardo, Da Vinci è una creatura prodotta in america ed è quanto di meglio la tecnologia possa offrire in chirurgia laparoscopica:
uno schermo Hd con immagini tridimensionali, una suturatrice digitale, ma soprattutto quattro braccia meccaniche ed una consolle che permette al chirurgo vero e proprio di lavorare lontano dal tavolo operatorio, manovrando il robot attraverso un prezioso joystick. I vantaggi di questa tecnica che manderà a breve in pensione la laparoscopia (di cui comunque può dirsi figlia) sono molti: prendiamo ad esempio l’intervento di asportazione di un tumore alla prostata.
I bracci meccanici sono precisissimi e permettono movimenti a 360° impossibili per la mano umana. In più nonostante l’esperienza del medico chirurgo una minima imprecisione, un tremolio può sempre capitare. Numerosi infatti sono gli effetti collaterali della prostatectomia (questo il nome dell’intervento), che ormai si fa quasi di routine in laparoscopia. Con il robot diminuisce il sanguinamento (e quindi la necessità di trasfusioni), ma soprattutto il rischio di compromettere la continenza urinaria e la capacità sessuale del paziente (complicanze che arrivano al 70 % dei casi).
Negli Usa questa tecnica per il tumore della prostata è passata da un 20% del 2005 ad un buon 47% nel 2007. In Europa mantiene gli stessi standard. Nonostante il costo (tra i 2 ed i 3 milioni di euro!) in Italia è presente in circa 30 ospedali. Tra questi l’Istituto Nazionale Tumori di Milano, l’Ospedale Regionale della Valle d’Aosta (che lo usa anche in cardiochirurgia), il Civile di Brescia, l’Ospedale di Spoleto, il San Giovanni Addolorata di Roma, il San Paolo di Savona, l’Istituto San Raffaele-Giglio di Cefalù (dove si usa anche in ortopedia e nei tumori dei tessuti molli).
In più di recente presso l’Azienda Ospedaliero – Universitaria Policlinico di Modena e Università degli studi di Modena e Reggio Emilia è iniziato il primo master italiano di II livello di Chirurgia urologica robotica, utilizzata soprattutto nella lotta al cancro alla prostata (1500 ore delle quali 240 di didattica, 300 di laboratorio, 435 di studio individuale, 400 di stage e 125 per prova finale che consisterà in un tema e in una prova pratica).
In Italia finora sono stati trattati finora con Da Vinci circa 1600 pazienti, facendo del nostro paese il secondo al mondo dopo gli Stati Uniti, nell’utilizzo di questa tecnica. In questi casi non occorrono viaggi della speranza.