Il condom antistupro si chiama Rapex, il prototipo è stato lanciato sul mercato il 31 agosto del 2005, a Kleimond, in Sud Africa.
E’ quì che infatti si registra un numero abnorme di stupri, ogni 24 secondi una donna viene violentata.
Vediamo nei dettagli quali sono le sue caratteristiche e come si usa.
Si tratta di un dispositivo di lattice, dalle dimensioni di un tampone, che si infila nel canale vaginale come un diaframma. Si inserisce grazie ad un tampone applicatore, e si toglie utilizzando lo stesso applicatore.
Durante la penetrazione le microscopiche setole dentate che lo ricoprono si conficcano nelle carni del violentatore, provocandogli pene infernali. Il dolore è talmente acuto e forte che la donna ha il tempo di fuggire e chiedere aiuto, dal momento che lo stupratore è ko per qualche tempo, e non riesce a reagire.
Nel momento in cui avviene la penetrazione il rapex rimane attaccato al pene e dunque viene rimosso dalla vagina, quando lo stupratore si ritrae. Può essere poi rimosso dal pene solo con un intervento chirurgico. Il rapex servirebbe così anche ad identificare il violentatore, in caso di stupro.
Questo particolare strumento antiviolenza è stato sviluppato da Sonnete Ehlers per far sì che le donne riescano a difendersi contro gli stupratori. L’idea è sorta quando una vittima di stupro le ha detto: “se soltanto avessi potuto avere dei denti laggiù!” Molte sono state le critiche negative al prodotto: è stato definito un metodo medievale, ma la Ehlers ha risposto che anche lo stupro è una rozza pratica che esiste sin da prima del medioevo e dunque…a mali estremi estremi rimedi.
Se gli uomini non riescono ad educarsi da soli al contenimento dei loro rozzi istinti, allora è giusto usare queste tecniche altrettanto spartane.
In questo momento mi vengono in mente le espressioni bestiali che assumono i maniaci e gli stupratori, e non posso che compiacermi all’idea della brutta sorpresa che troverebbero grazie al rapex. Da donna, non concepisco l’idea di violenza sessuale e so quanto possa essere umiliante trovarsi addosso sguardi da maniaci… la sensazione è orribile e solo una donna sa cosa si prova a sentirsi spogliare con gli occhi da gente viscida e sessualmente deviata. Non oso immaginare cosa si può provare in caso di violenza carnale, se solo uno sguardo basta già a creare repulsione.
Quando si puo’ usare il rapex? Conviene che una donna lo usi in quelle occasioni, in cui non si sente totalmente sicura, lunghi viaggi in treno da sola, uscite con uomini poco affidabili, e in generale in tutte quelle occasioni in cui si sente minacciata dal punto di vista del sopruso sessuale (mi viene da chiedere, anche sul posto di lavoro?).
Se vi preoccupa che l’uomo possa accorgersi che lo indossiate, i produttori rassicurano che non è possibile, dal momento che si posiziona dietro le labbra della vagina e che non ha sporgenze visibili nè alcun tipo di stringa.
Non può disperdersi dentro la vagina perchè non supera mai l’altezza della cervice, non ci sono quindi particolari controindicazioni. le infezioni sono possibili, ma solo nel caso in cui si usi lo stesso rapex più volte, bisogna usarne ogni volta uno nuovo, proprio come per un normale profilattico.
Può essere indossato senza problemi per 24 ore consecutive.
L’uso del rapex è legale, dal momento che è uno strumento di autodifesa, e non è nè letale nè fatale.
I costi sono di poco superiori a quelli di un normale condom.
Ovviamente come tutti i profilattici, previene dalla trasmissione di HIV e da gravidanze indesiderate.
secondo voi non si corre anche il rischio di usarlo in modo impropio , non so per vendicarsi di una litigata col partner e farlo l’ultima volta per poi lasciarsi?
Donne un consiglio: occhio a non infilarlo al contrario… 😀
Scherzi a parte, mi sembra una extrema ratio notevole, ma se può servire e se può dare sicurezza ad alcune donne…
P.s.
Quoto Lorenzo! Anche io avevo ponderato una cosa del genere…
Lorenzo, Luca, vergognatevi!
c’è poco da ridere. Se i commenti che vi vengono spontanei sono quelli, rassegnatevi, non sarete mai vere donne.
Anyway, Buona Pasqua a tutti, e se possibile senza agnelli 🙂
quella donna è un genio.
A me invece viene in mente un altra cosa: ma se provoca una perdita di sangue al violentatore non ci può essere rischio aids. Lo chiedo perché ho letto che si conficca nelle carni…
L’idea è sorta quando una vittima di stupro le ha detto: “se soltanto avessi potuto avere dei denti laggiù!”
e questo pezzo da dove salta fuori?
lorenzo l’articolo è originale, la frase se soltanto avessi potuto avere i denti laggiù è l’esatta traduzione di un intervista alla elhers presa direttamente dal sito della casa di produzione del rapex… è il primo risultato xhe trovi con google se digiti rapex, tutti possono verificare la mia buona fede, per il resto che avviene uno stupro ogni 24 secondi in sud africa è cosa nota, detta e ridetta da tg, documentari ecc non si puo’ pensare di avere l’esclusiva su dati statistici… con questo ti saluto e ti invito a visitare il sito rapex prima di fare accuse ingiuste
One young victim said to me, “If only I had teeth down there!” When I looked into her eyes, she looked dead, yet she wasn’t… ecco la frase della elhers…che tradotta da esattamente se soltanto avessi potuto avere i denti laggiù…http://www.rapestop.net/faq/index.asp
Nessuno è così tonto da pensare di avere esclusiva su dati statistici, e nessuno è così tonto da non accorgersi quando qualcuno razzia da lui. Se io non fossi uscito su Oknotizie con quel pezzo sul Sudafrica tu penseresti ancora che il Rapex è un ingrediente del borscht. Quel sito lo conosco perfettamente visto che è nel mio blogroll da febbraio 2007 e visto che la dottoressa Ehlers l’ho intervistata personalmente nel giugno 2007. Il problema è la netiquette. Citare le fonti. Ma tu sposti altrove la questione, perchè sai di essere in errore ma ti manca il coraggio e l’onesrtà per ammettere la tua scorrettezza.
Ciao Lorenzo sono il responsabile della testata. Noi impieghiamo tantissima attenzione alla qualità di ciò che scriviamo e al rispetto delle fonti. Anche noi sbagliamo, in ogni caso. Ma non questa volta. Il tuo articolo è ben fatto, sicuramente degno di nota, la tua conoscenza del sito internet RAPESTOP e della conoscenza della dott.ssa Ehlers avvalora la qualità di quello che scrivi, ma…la nostra articolista che c’entra?
@lorenzo cairoli: Gentile Lorenzo, il sito ufficiale del Rapex, fonte ufficiale della news è stato citato. La tua news non è una “fonte”, nè tanto meno una “nostra fonte”. Nessun giornalista o blogger può arrogarsi il diritto di avere l’esclusiva su un evento accaduto nel mondo, nè tanto meno i nostri autori hanno “copiato” qualsivoglia pezzo da alcun sito web italiano.
Del resto chi può saperne di più su un prodotto se non il suo stesso inventore? Ciao! 🙂
Per la curiosità dei nostri lettori incolliamo il pezzo dove Lorenzo parla del RAPEX. Un pezzo di 95 parole. Mentre quello della nostra articolista è di circa 400. Ma perchè certa gente va in giro a fare ste’ figuracce? Eppure ha un blog così carino….
“Sonette Ehlers ha provato a contrastarla brevettando il Rapex, il primo condom antistupro. Ha le dimensioni di un tampone, è di lattice e si infila nel canale vaginale come un diaframma. Il Rapex è rivestito da microscopiche setole dentate che durante la penetrazione si conficcano nelle carni del violentatore. Provoca dolori atroci e può essere rimosso solo chirurgicamente. Ai giornalisti che le chiedevano a cosa si fosse ispirata per la sua invenzione, la Ehlers ha risposto: “Ho incontrato una vittima. Non faceva che ripetermi ’se solo avessi avuto i denti laggiù’. L’ho accontentata“.
Ecco, la citazione l’hai avuta, amico. Ma non so a questo punto quanto tu ci faccia una buona figura…
Quando l’ironia è greve, come in questa risposta, penso a
delle bimbe che per fare il verso alle madri si pittano le labbra di rossetto. Tornate a parlare di medicina che gli altri sanno benissimo che figura devono fare.
Il punto è che avete parlato del Rapex solo dopo qualche ora che ero uscito su Oknotizie col mio pezzo, lo avete letto, poi siete andati a cercare nei links generosamente disseminati nel post.
Chiedere scusa, no, eh?
P.S. Netiquette: la citazione non l’ho avuta e tu lo sai. Ma poco importa.
E’ proprio vero, non ci sono più barbari puri. Dovunque, persino nella blogosfera, un marciume più o meno civilizzato
Aaaaaah….ma forse Lorenzo Caroli è un fake 😉 Forse il nostro amico è un pesce d’Aprile….ho capito!!! Altrimenti sarebbe stato un vero delirio primaverile….
Auguri, amico, allora….
P.S. Netiquette: Però non ci scocciare più…che già il 2 Aprile i pesci poi puzzano di marcio, e sta’ buffonata è già durata abbastanza, ok?
Caro Lorenzo, sei troppo “attaccato” a questo Rapex… Ciao! 😉
Salve, dopo avere consultato il sito della Rapex, ho fatto un’indagine tramite google per elencare i siti e blog italiani che ne parlano. Volevo informarvi che vi ho citato nell’elenco.
Cordiali saluti
Manuela
Che attrezzo vergognoso, speriamo ne impediscano la vendita.
dante vergognoso sei tu….forse sei uno di loro…
Esiste anche la versione anale per caso?!?! No perché sennò dopo verranno stuprate dietro…
Non esiste alcuna versione anale, caro Luca.
avete mai subito uno stupro???no??? allora non parlate per niente!!!! E’ un dolore fisico, morale e mentale, che non passa col tempo, ti rimane dentro!!!! grande Ehlers!!!! e chi pensa che può essere usato per vendetta….beh…..preferisco non rispondere…!
cioè scusa ma come fai a pensare che una potrebbe metterselo x vendicarsi di un litigio o x farlo l’ultima volta prima di lasciarsi??a che pro??così lui non potrà mai più andare con nessun’altra? 🙂
è un’interpretazione molto simpatica e curiosa quella che hai dato…ihih@ lorenzo:
Scusate dove si può trovare? Dove si compra questo oggetto non lo trovo da nessuna parte qualcuno/a mi aiuta grazie
http://www.rapestop.net/contact/index.asp prova a chiedere all’azienda produttrice
Non servirà a niente se non ad aumentare il tasso di violenza…a far arrabbiare gli stupratori (che dato quello che fanno alle ragazze senza motivo, pensate se devono vendicarsi), e poi tanto tutti gli stupratori troveranno il modo di farlo lo stesso……..
inoltre io credo che ci sia la possibilità di un uso improrio
brava!!!!
secondo me e un’ottima invenzione…mi chiedo solo se ha delle conseguenze permanenti anche se in fondo penso che forse sono anche meritate…una donna non si libera mai dallo stato di orrore dopo essere stata violentata…
in quanto ai discorsi e critiche sull’articolo…ma daaai ragazzi! Non è importante forse il fatto che quel oggetto è stato inventato per proteggere le donne? chissenefrega delle fonti etc…ammiro molto sia l’inventrice che chi ha scritto l’articolo…
per quanto riguarda le battute di alcuni…uno stupro non’è una barzelletta…se accadesse a qualcuno che conoscete non credo scherzereste troppo…
come strumento di difesa è ottimo e raccomandabile, ma il timore è che qualche donna squilibrata (e ce ne sono…) lo utilizzi come arma impropria contro un malcapitato adescato e … morso.
NON E’ il rimedio agli stupri… intendiamoci su questo punto.
E’ una precauzione estrem da prendere in situazioni potenzialmente pericolose (vedi quello che stà succedendo a Romaa causa di quel misterioso maniaco).
Il percorso che porta allo sradicamento dell’atto violento in sé però parte da più lontano. a livello sociale e culturale. bisogna lavorare anche in altro modo.
sebbene non è un deterrente (non é in corso una guerra tra donne innocenti e maniaci stupratori), però è un valido aiuto estremo. dovrebbe essere essere usato con responsabilità. regolamentato… ottimo cmq.
questo e’ un ottima idea….anche se dovrebbe esser seguita poi dalla castrazione fisica dello stupratore…..per non dire linciaggio in mezzo a una folla…..
Ma se il violentatore prima dello stupro mette un dito dentro la vagina per controllare che succede?
@ Fede:
I nervi ci sono pure lì e mentre lo stupratore si riprende quantomeno dalla ‘sorpresa’, un calcio dritto e ben impostato tra le gambe non glielo leva nessuno. Comunque trovo il rapex un’invenzione da Nobel per la Pace, già solo per il fatto che se ne sia occupato qualcuno. Lo stupro è un atto amorale e aberrante, quindi ogni mezzo per debellarlo deve essere posto al di sopra di questioni etiche. Anzi, spero proprio che qualche dentello rimanga ben conficcato!
lorenzo cairoli è un truffatore
è stato denunciato e segnalato, perchè non paga i conti, ruba e truffa chiunque.
fate attenzione non paga l’albergo e il conto al ristorante, non prestategli denaro, a verona deve ancora oltre 1000euro al b&b santa anastasia.
abbiamo avviato un’azione legale,segnalateci tutte le truffe del presunto giornalista truffatore lorenzo cairoli
contattateci vi daremo gratuitamente assistenza legale 3498081443
fermiamo il ladro lorenzo cairoli.
avvisate la polizia.
grazie
L’ennesimo atto di violenza delle donne contro gli uomini.
L’ennesimo atto di violenza delle donne contro gli uomini.:(
l’ennesimo? Mi sfuggono gli altri…
Mi chiedo chi sia davvero il sesso debole. Consiglio iil forum di mymovies sul film ‘denti’.
@ paola
ti consiglio il forum.
sempre per paola,
se non violenza quanto meno disprezzo.
Caro Nicholas, mi spiace molto se hai incontrato sul tuo cammino esclusivamente donne aggressive. Ma l’aggressività è un dato caratteriale che prescinde da distinzioni di genere. Il discorso uomo/donna non regge e ancor più nel ventunesimo secolo, dovremmo esserci liberati da retaggi culturali di questo tipo. Se così non fosse ti invito a farlo per vivere più serenamente il tuo rapporto con l’altro sesso e perchè l’apertura mentale è il più grande gesto d’amore che si può compiere verso se stessi. Grazie per lo scambio di opinioni. Saluti.
Paola.
MMah! nonostante sia contro lo stupro, trovo discutibile riporre la totale sicurezza su questo rapex, per una serie di motivazioni:
1) Essendo posto in commercio, ogni possibile stupratore potrebbe comperarlo, andando quindi in giro già premunito contro tale difesa
2) Una volta introdotto, per le motivazioni espresse nell’articolo, se vi trovaste a voler fare del sesso, dovreste portarvi dietro anche l'”attrezzo”” per rimuoverlo, da questo si evince che lo portereste in borsetta, ergo qualsiasi probabile stupratore, conscio di tale eventuale difesa, guarderebbe prima in borsetta per constatare e magari trovare l”attrezzo”per rimuovere il Rapex, e quando si e’ minacciate, magari in posti isolati, sono attimi di terrore in mano ad una persona che puo’ fare liberamente quel che gli pare.
3) nel caso abbiate fatto sesso sicuro, andando prima a casa a prendere l’attrezzo, il vostro compagno sessuale, saprà dove abitate, successivamente scoprite che è un cafonazzo, un poco di buono, al quale pero’ voi non solo avete fatto vedere che fate uso di rapex, ma addirittura dove abitate, ergo se avesse amici poco affidabili, e volesse farvela pagare, passerebbe tali informazioni ai suoi amici…
4) Forse, quelli che hanno inventato il rapex, non sanno di tutte le vessazioni psicologiche, che molte brave donne, subiscono quotidianamente in ambiente familiare e lavorativo, a quello non c’e’ un rapex.. strano.. provoca un costante malessere alla pari se non peggio in taluni casi..
5) Forse e’ sottinteso che dobbiate fare uso di due rapex? o magari tre?(scusate la provocazione, ma credo che abbiate intuito cosa voglio dire..)
6) per i Gay? per i Trans? e’ prevista la versione “anale”?
7) ci sono molte donne che lo userebbero impropriamente, per vendetta, per una applicazione alla “ilenia bobbit”, allora appare chiaro che vittime di MALE-BASHING ce ne sono diversi, senon parecchi, questo strumento e’ come ogni altra invenzione umana, sorta per buoni motivi, ma spesso usata male e diviene strumento persino di offesa.
Detto questo, ritengo sia piu’ utile che le donne non vadano in giro MAI sole, andate sempre con una o due amiche, evitate posti potenzialmente pericolosi, avvertite sempre qualcuno di dove andate e chi incontrate nel caso di appuntamento, generalmente questi ed altri suggerimenti, oltre al buonsenso, evitano di vivere questa tremenda esperienza.
Un caro saluto all’altra metà del cielo.. 🙂
ho letto una cosa molto strana… davvero esiste un apparecchio per toglierlo? In caso contrario: la sicurezza della persona innanzitutto, non credo che anni di stupri si risolvano con il rapex, tuttavia è un aiuto in più. Bisogna bocciare tutto quello che non funziona al 100% sempre e subito!? Agli uomini augurerei volentieri di trovarsi in una situazione simile… E poi il rapex, anche se un uomo se lo comprasse, come preverrebbe qualcosa? E se una donna lo usa per vendetta, dovrebbe subire le stesse ‘procedure penali’ degli uomini che violentano per vendetta! Signori, quando u riavulu s’affaccia rafforzateve a mutanna! Chiuso!
@ Camillo Miller: pare che il Ratex resti attaccato al pene del violentatore, perciò in teoria il sangue non dovrebbe uscire fuori
Care donne che vi offendete perchè pensiamo che possa essere usato anche per vendetta, o siete ingenue o siete false. Le false denuncie esistono. E quindi esisteranno anche i casi temuti da noi uomini. Se vi offendete (perchè VOI non lo fareste mai), noi avremmo il simmetrico diritto ad offenderci quando voi pensate agli stupratori (perchè NOI non lo saremmo mai). Come esistono uomini tanto malvagi da arrivare allo stupro esistono donne tanto perfide da arrivare ad usare l’accusa come arma.
E a queste non si devono dare armi ulteriori (come non le si devono dare agli stupratori.
Mi riferisco a Beatrice e compagnia!
In realtà esiste la malvagità in misura eguale nei due sessi (solo che in un caso è violenza aperta, nell’altro violenza psicologica e menzogna). Se poi certe donne si offendono per il fatto che io calcoli anche il caso di una donna tanto false e perfida (da accusare falsametne di stupro o da usare questo aggeggo antistupro come arma impropria, io mi offendo per il fatto che tu calcoli i casi di uomini tanto violenti e malvagi (da stuprare).
Ed esistono entrambi i casi purtroppo! Anzi, negli usa ove la presunzione d’innocenza sta andando a farsi benedire siam in rapporto 1:1 fra i due casi (e comunque la minor rilevanza numerica non è una giustificazione alla mancata prevenzione, dato che proprio l’impensabilità di un crimine può fungere, tramite l’incredulità a priori degli inquirenti, da viatico per l’impunità di chi lo agisce).
Se supponiamo tutte le persone buone e oneste non servono nè leggi nè strumenti di difesa. Ma le leggi devono garantire difesa anche nel caso di incontrare persone violente e false. Anche supponendo buoni e onesti gli uomini questi aggeggi non servono: non ci sarebbero gli stupri. Potrei dire: ma come puoi pensare che un uomo arrivi a fare tanto male ad una donna? Eppure succede (da parte di una minoranza di uomini violenti). E allo stesso modo tu dici “come può una donna arrivare a fare tanto male a un uomo immotivatamente? E io rispondo: eppure succede (da parte di una minoranza di donne false). Succede ora con le accuse false di stupro agite per vendetta o ricatto e succederebbe ancor di più con questo aggeggio.
Le femmine a favore dello strumento controbattono le ovvie obiezioni sull’arma impropria con la frase “ma allora esistono colpi di karate e stivali a punta che possono provocare molti più danni ai genitali di un uomo, andrebbero vietati anche quelli seguendo l’obiezione dell’arma impropria”. Infatti, rispondo io, se una ragazza usa contro di me colpi di karate o scarpe appuntite senza motivo di autodifesa estrema io la posso denunziare. Invece nel caso in figura (preservativo che morde, ferisce e tagga) vengo denunciato io. Ecco la differenza.
Se costituisse anche una forma di vendetta per una donna davvero violentata lo ammetterei. Quello che non ammetto è la sua possibilità di essere usato come arma impropria da una donna che invece vuole lei compiere una violenza (fisica, con questo strumento di tortura e di dolore, psicologica, per l’umiliazione, il biasimo sociale, la gogna e la vergogna che ne conseguono per chi ne è vittima senza essere uno stupratore e legale per la denuncia che ne segue quasi automaticamente). Ed ho diritto a temerlo dato che le denuncie false e le vendette arbitrarie da parte femminile esistono (anche se i giornali ne parlano meno delle violenze maschili).
Sbagliano quelli che legittimano l’uso di uno strumento del genere con la “legittima difesa”. La legittima difesa prevede eccessi (e ci sono state condanne recenti). Errano poi a dire che la ragazza che indossasse questo preservativo non avrebbe parte nei danni cagionati all’uomo: avrebbe la parte di predisporre la trappola!
Sarebbe come sistemare una ghigliottina sulla porta per ferire i ladri! E ciò non sarebbe legale.
Anche al di là del fatto che sono ancora tutte da verificare le conseguenze momentanee o permanenti di questo aggeggio su esseri umani in condizioni reali (giacchè potrebbero sorgere complicazioni, potrebbe non essere possibile farsi raggiungere dai soccorsi ecc.) e che comunque anche soffrire “indescrivibilmente per ore, senza poter né urinare né camminare”, è una tortura davvero medievale non ammissibile in uno stato liberale, questi vostri pensieri non sono compatibili con i principi di uno stato di diritto, per cui la responsabilità penale è personale e l’ingiustizia e la violenza commesse (o lasciate commettere) dallo stato contro anche un solo cittadino incolpevole costituiscono un crimine intollerabile, che non può essere giustificato (o normalmente accettato come possibile) per nessun motivo di “pubblica sicurezza”, “bene comune” o “dignità o protezione della donna”.
Nessun (neanche uno) innocente può essere (realmente o potenzialmente) toccato per “compensare” le malefatte dei colpevoli (tanti o pochi che siano).
Un sistema di prevenzione del crimine che comporti il rischio concreto di nuocere a cittadini incolpevoli (e tali sono, in generale, tutti, persino gli accusati di violenza, prima che la presunta colpa sia provata al di là di ogni ragionevole dubbio in un regolare processo con riscontri oggettivi e testimonianze terze rispetto all’accusa, e, in particolare, tali sarebbero gli uomini le cui abituali o occasionali amanti omettessero, per motivi variabili dalla ingenua dimenticanza alla vendetta, al sadismo o alla calcolata perfidia, di avvisare della presenza fra le loro gambe di tale “protezione” prima di concedersi loro consensualmente) non è ammissibile in uno stato di diritto, per quanti vantaggio “probabilistici” (in termini di sicurezza) possa portare al resto della popolazione.
Sarebbe pari alle proposte leghiste o neocon di mettere in quarantena tutti i musulmani con la motivazione di salvare così milioni di vite dal pericolo terrorista e di nuocere ad assai pochi “innocenti” (comunque sacrificabili per il “benessere e la sicurezza” del “popolo”).
Valgono solo all’interno della mitologia matriarcale (e non all’interno del paradigma liberale) considerazioni del genere “milioni di donne salvate dallo stupro valgono più di qualche marito di psiocopatica con il pisello tagliato”.
Quantitativamente, non puoi sapere se siano più rilevanti le potenziali vittime femminili salvate dallo stupro o le vittime maschili innocenti di questo sistema antistupro.
Non puoi sapere infatti nè quanti stupri eviterà questo aggeggio (potrebbe anche non evitarne nessuno, una volta che gli stupratori adottino tecniche di “esplorazione” o di “sodomizzazione”), nè se quanti stupratori, morsi dal dolore, arriveranno ad uccidere la loro vittima.
Non puoi inoltre conoscere neanche se e quante donne “normali” (non necessariamente psicopatiche), una volta permessi dallo stato la vendita (a basso prezzo) e l’utilizzo (senza limitazioni) di questa trappola (molto più facile e immediata dei sanguinari metodi di accanimento contro i genitali maschili fino ad ora conosciuti e agiti solo dalle psicopatiche), la useranno al di là del fine di autodifesa, per capriccio, vendetta arbitraria contro qualcuno, rancore generalizzato contro gli uomini o sadico diletto, pressochè sicure dell’impunità garantita dal poter dire “l’ho fatto per difendermi da una violenza” (con poliziotti, giornalisti e giudici delle indagini preliminari che, anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza, non osano quasi mai mettere in dubbio la parola accusatrice di una donna contro un uomo, per timore di apparire “maschilisti”): nel caso delle denuncie negli usa, ad esempio, il progressivo estinguersi della presunzione di innocenza e il costante aumentare del divario di pena fra chi è giudicato colpevole di stupro e chi è riconosciuta come calunniatrice ha aumentato la percentuale delle accuse false e strumentali fino al 40%.
Qualitativamente, ti basi solo su una visione del mondo in cui la sola donna (e il suo sesso) è fonte di ogni valore e quindi di ogni diritto per affermare che le potenziali vittime maschili innocenti di questo aggeggio valgano meno delle potenziali vittime femminili salvate da possibili stupri, per considerare le sofferenze fisiche e psichiche
(per non dire del possibile dramma economico-giudiziario e del trauma del carcere da innocente) dei “mariti di psicopatiche” morsi dalla vagina dentata meno rilevanti rispetto ai traumi, potenzialmente subiti o evitati, dalle “mogli di mariti violenti”, per sostenere doverosa l’introduzione di qualcosa di potenzialmente positivo per le donne e contemporaneamente molto negativo (per possibili i reali e possibili traumi fisici e psicologici) per gli uomini.
Ecco dove si esprime la tua prepotenza matriarcale: “questo può portare un vantaggio alle donne? Quindi deve essere assolutamente e immediatamente applicato, anche se comporta un concreto rischio di sofferenza e ingiustizia per gli uomini!”
Tu consideri implicitamente gli uomini (e il loro sesso) creature di serie b.
Cosa diresti se io rispondessi con il tuo stesso tono canzonatorio (dell’affermazione “milioni divite rovinate valgono meno di un graffietto sul santo pisello?” o di quella “un marito di psicopatica che deve fare un’operazione in più non vale forse milioni di donne salvate?”): “ma perchè milioni di uomini potenzialmente salvati da una castrazione fisica o mentale (temporanea o permanente che sia) devono valere meno di qualche moglie di violento con la passera penetrata una volta di più? Perchè l’integrità fisica e psichica degli uomini non deve essere tutelata solo per non rischiare qualche rapporto sessuale in più non apertamente voluto dalla donna? Che vaginocentriche queste donne per cui sfiorare la loro passera dovrebbe essere più grave del dolore fisico e mentale di una ferita nelle parti più intime e delicate di un uomo, un danno alle quali è invero peggio di un omicidio!”
Non ragiona chi non è d’accordo con te? Perchè poi se io sostengo che lo stato non può concedere a qualunque donna di acquistare uno strumento per castrare con facilità, momentaneamente (come dice l’articolo), o (se sorgono complicazioni) permanentemente qualunque uomo (presunto stupratore o meno) sono “pisellocentrico”, mentre se tu sostieni che, pur di non lasciare impuniti gli stupri, chiunque sfiori una vagina deve (attraverso la commercializzazione legale di questo coso) correre il rischio di subire un dolore inimmaginabile nel corpo e nella mente (con il rischio di castrazione fisica o psichica), non saresti “vaginocentica”?
Perchè si deve parlare solo di donne e non di uomini quando l’argomento riguarda oggettivamente entrambi? Non ti rendi conto neanche tu della tua prepotenza matriarcale?
Ancora una volta quando si parla di possibili “violenze sulle donne” si dimenticano tutti i principi dello stato di diritto, della ragione e della logica, tutti i diritti umani, da quello all’integrità fisica a quello della presunzione di innocenza, pur di non apparire “anticavallereschi”, di non contraddire i dogmi del femminismo (donna-vittima, uomo carnefice), di non dispiacere alle donne (anche quando esprimono sete di vendetta o di violenza preventiva o comunque irrazionali distruzioni di principi garantisti).
Se valgono i diritti umani, non tanto e non solo persino il vero stupratore ha diritto a non venire torturato o castrato, ma soprattutto un solo innocente colpito ingiustamente rende criminale l’intero sistema legale che permette di privarlo della libertà o dell’integrita fisica e psichica. Non si può certo giustificare una possibile tortura contro un uomo incolpevole con l’argomento “quel piccolo rischio verso pochi uomini salva milioni di donne”.
Il tuo discorso è del tutto simile a quello di chi, per salvare “milioni di vite di cittadini innocenti” mette in carcere senza difesa, senza processo e senza diritti chiunque sia accusato di terrorismo (come se la gravità di un’accusa potesse fungere da presunzione di colpa). “Cos’è qualche piccola tortura, qualche piccolo carcere senza rispetto dei diritti umani, al confronto di un altro 11 settembre evitato?” E’ un’argomentazione in pieno stile “Bush”: guerra preventiva (o comunque misure contrarie al diritto) contro i “terroristi” che in realtà può colpire chiunque fra gli innocenti.
E’ pericolosamente simile a quello giacobino di chi, per “non lasciare senza difesa e senza giustizia” le tante vittime di veri stupri” non esita a sbattere in galera sulla sola parola dell’accusa (anche prima e anche senza riscontri oggettivi o testimonianze terze della presunta violenza) qualunque uomo, giustificando tale stupro del diritto con affermazioni del genere “lo stupro è grave quindi non può mai rimanere impunito”, come se, ad esempio, nei casi non certo meno gravi di omicidio si potesse condannare l’imputato all’ergastolo senza prove certe, pur di non lasciare impunito il crimine, “il trauma della vittima è enorme, quindi nel dubbio non si può mettere fuori lo stupratore”, come se la gravità di un’accusa potesse fungere da presunzione di colpa, o “la maggioranza degli stupri è vera e spesso non denunciata, quindi in caso di denuncia bisogna arrivare celermente e quasi sistematicamente alla condanna”, come se la responsabilità penale non fosse personale e se potessero esistere meccanismi di “compensazione” fra ingiustizie e crimini agiti e subiti da persone diverse).
La gravità dal punto di vista umano delle vittime sarà pure uguale, ma dal punto di vista superiore della civiltà non lo è. Un conto sono la violenza, l’ingiustizia e la menzogna agite da singoli criminali (che lo stato non riesce a fermare in tempo o a punire successivamente, nonostante cerchi di riconscerli e perseguirli con gli strumenti delle leggi, dei tribunali, delle polizie), un conto sono atti di violenza, ingiustizia e menzogna (come privare un cittadino della sua libertà sulla base di una accusa falsa o esagerata ad arte o addirittura provocargli ferite fisiche e mentali dolorose e/o permanenti con la giustificazione dell’autodifesa) agiti (o permessi, con l’autorizzazione alla vendita di aggeggi come questo) contro cittadini innocenti da quello stesso stato che dovrebbe invece proprio da essi tutelare.
In uno stato di diritto non è possibile nè vendere senza porto d’armi qualcosa in grado di provocare danni permanenti (in questo caso danni non riparabili senza intervento chirurgico immediato, non sempre possibile data l’impossibilità per l’uomo morso dal preservativo di camminare autonomamente e di avere la lucidità per chiamare i soccorsi) nè vendicarsi personalmente di chi viene giudicato colpevole senza processo.
La tua giustificazione “allora si dovrebbe vietare la vendita di tutte le armi improprie” donota ignoranza e malafede. Il porto di armi improprie (tipo una mazza da baseball quando non si va a giocare o un coltello da pesca quando non si va a pesca) è infatti tassativamente proibito. Tu vorresti invece consentire alle donne di andare sempre in giro con quella trappola. Le scarpe a punta sono consentite perchè usualmente servono non per provocare danni permanenti ai genitali, bensì per camminare, ma quel preservativo non avrebbe altra funzione da quella di fare da trappola. Qualcosa il cui unico scopo è provocare danni al prossimo deve essere proibito (o venduto solo con porto d’armi e secondo determinate regole).
In uno stato fondato sulla ragione e sulla logica non è possibile trattare da stupratore chi non sia stato giudicato colpevole in un regolare processo, possibilmente con riscontri oggettivi e testimonianze terze rispetto all’accusa, della presunta violenza.
Nonostante tu lo voglia opportunisticamente negare, il tuo discorso si fonda sullo stesso principio di chi inneggia alla cacciata o alla persecuzione degli zingari in quanto “la maggior parte di loro delinque” e “non si può per troppo buonismo consentire libertà di rubare o violentare”. Anche tu infatti giustifichi il rischio di colpire pochi (secondo te) innocenti con la necessità di difendere “milioni di donne” dalle violenze di tanti potenziali stupratori.
Sei come quelli che dicono: “diamo le armi ai cittadini, diamo a ciascun cittadino la possibilità di difendersi da questi ladruncoli, da questi violentatori, da questi assassini senza dimora”. “Se poi qualcuno sparerà non per autodifesa ma per altri motivi verrà (forse) perserguito. Ma l’imporante è che tutti abbiano le armi per difendersi dagli zingari delinquenti. Se poi qualche zingaro sarà ferito gravemente pur non essendo nè un ladro, nè un violentatore nè un assassino, chissenefrega! Conta poco quantitavimente e ancor meno qualitativamente. Contano di più i milioni di cittadini così protetti da furti, violenze e omicidi!”
Passi dalla colpa personale a quella collettiva, dalla punizione personale a posteriori all’intimidazione di punizione generalizzata e a priori, dalla valutazione qualitativa (indiscutibile per uno stato di diritto) di intoccabilità di cittadini incolpevoli a quella quantitativa (peraltro, come dicevo, tutta da dimostrare) del “meglio sacrificarne pochi per salvarne molti”, dalla necessità di tutelare tutti dalla violenza e dall’ingiustizia, tenendo fermo che lo stato non può essere il primo a commettere (o a lasciar commettere) violenza o ingiusizia contro un innocente, all’opportunità di proteggere ad ogni costo la “parte più importante” (per te, le donne) a costo di nuocere a qualcuno dell’altra parte (un po’ come i danni collaterali dei bombardamenti: pur di colpire i “cattivi” si accetta il rischio di distruggere tutto quanto sta da quella parte, case e civili compresi).
Non vedo differenza con Hitler che sosteneva, con la motivazione di difendere “milioni di preziosi cittadini tedeschi”, le persecuzioni contro ebrei, zingari e dissidenti, agite a prescindere da colpe e meriti individuali.
(ti ricordo che, con la “tua” invenzione, a priori tutti gli uomini rischiano di subire un dolore fisico e mentale indescrivibile, un trauma psichico permanente e una tortura vicina al degenerare in mutilazione).
Fra ebrei, zingari e dissidenti vi sono potenziali pericoli per i cittadini o per la nazione (rottura fronte interno, complotti con il nemico ecc.), diceva Hitler? Diamo allo stato la possibilità di perseguirli tutti. Se qualcuno è innocente…chissenefrega.
Tu dici: fra chi ha rapporti sessuali con una donna che indossa il preservativo antistupro vi sono tanti potenziali stupratori? Provochiamo in tutti il massimo del dolore fisico, del trauma psichico, del linciaggio giudiziario. Se qualcuno è innocente…..chissenefrega, tanto conta poco numericamente e moralmente….
Tu dici che chi usasse questo preservativo non per autodifesa ma per capriccio, vendetta, rancore o sadismo verrebbe comunque imprigionata. Ma come fa in pratica ad accadere ciò se si parte dal presupposto (alla base del tuo ragionamento a difesa del preservativo) secondo cui sono quantitativamente e qualitativamente più rilevanti le vittime femminili potenzialmente salvate dagli stupri veri rispetto a quelle maschili potenzialmente punite per stupri mai commessi, ed è meglio rischiare che qualche innocente venga ferito dolorosamente o accusato ingiustamente piuttosto che “milioni di donne” restino senza difesa e senza giustizia?
Se per te una delle funzioni di questo strumento è “taggare il violentatore”, come fai a distinguere il caso della donna che indossa il preservativo per non essere violentata per strada da quella che invita nel proprio letto l’uomo che vuole ferire, castrare o accusare? Se a priori vedi la donna come vittima e l’uomo come carnefice crederai sempre alla versione della prima (che invocherà l’autodifesa anche quando ha agito per capriccio, vendetta personale, rancore generalizzato o sadico diletto). E gli uomini innnocenti (pochi o molti che siano meriterebbero comunque tutela) non avranno mai nè difesa nè giustizia!
Poichè non tutti coloro i quali si congiungono corporalmente ad una donna che non li avvisa di avere indosso quel preservativo dentato sono a priori degli stupratori, quanto tu dici è potenzialmente equivalente alla frase che apparantemente neghi (ma che affermi per scherzo): tutti gli uomini, infatti rischiano di rimanere castrate (momentaneamente o permanentemente) nel corpo o nella psiche (perchè un trauma del genere renderà impossibili avvicinarsi poi naturalmente alle donne)
Proprio perchè ho a cuore lo stato di diritto mi preoccupo del possibile uso improprio di queste armi così come di quello di certe leggi che (sull’onda emotiva di fatti più o meno veri, più o meno gravi, più o meno effettivamente numeroso, più o meno giornalisticamente amplificati) per compiacere stupidità cavalleresca e demagogia femminista riducono o dimenticano la presunzione di innocenza.
Dicono che l’invenzione è geniale? Ingegno? perversione. Di geniale esisteva già la cintura di castità: protettiva e non invasiva (basta tenere la chiave al sicuro e non perderla chiave). Non mi piace il vostro sragionare secondo cui chi è oggetto delle accuse o delle vendette di una donna è già di per sè colpevole e meritevole di pena massima. Tutto va provato secondo le regole dello stato di diritto e tutto deve essere valutato caso per caso, tutto deve prima essere messo in dubbio per dire se è vero sicuramente.
Tagga lo stupratore? Diciamo il presunto stupratore, o il certo amante di una donna distratta che se lo è dimenticato prima del rapporto, o la vittima di una sadica/squilibrata che ha acconsnetito al rapporto ben sapendo la trappola che sarebbe scattata.
Idea geniale? idea idiota: la cintura di castità è più efficacie e meno invasiva (previene pemetrazioni e non fa danni). Se non sei sadica, se proprio devi girare con qualcosa addosso usa la buona vecchia cintura di castità.
Il problema infatti è che questo può essere usato anche non come forma di difesa ma anche come arma impropria da chi (per i più perversi motivi) non avverte l’amante occasionale di avere questo aggeggio addosso (e poi magari racconta di essere stata aggredita). Non è grave tanto che ci sia qualcuna capaca di volerlo fare: è grave che lo possa fare impunemente!
Dubbia la sua utilità per le vere vittime (basta che si diffodna la notizia e il violento userebbe prima un manico di scopa), possibile il suo uso come arma impropria da parte di vittime sedicentiti tali solo a posteriori, certo il suo effetto peggiorativo sul rapporto fra i generi, sull’approccio all’altro sesso dei ragazzi, già sin troppo intimoriti dalla disparità naturale di desii senza compensazione, indisposti dalla sopravvalutazione estetico-filosoifca della figura femminile (nata nel medioevo e portata al parossismo dalla cultura pc), resi insicuri o incattiviti (umiliati e quindi indotti a divenire per reazione violenti e ostili alle donne) dalla propaganda mediatica che (specie attraverso i filmetti americani) li dipinge o come giullari/imbecilli da irridere perpetuamente nel disio e oltre o come violenti a priori da punire nella maniera più vasta, doloros e perfida possibile.
Come un altro mezzo di autodifesa? Tutti i metodi da te elencati prevengono l’aggressione, non provocano (almeno non di regola) danni irrimediabili e nemmeno necessità di interventi chirurgici e sono volti a mettere in fuga l’aggressore procurando il minimo di danni e soprattutto non permettendogli nemmano di sfiorare la possibile vittima.
Qua invece si lascia all’aggressore la possibilità di compiere una buona metà della sua violenza e poi ci si accanisce su di lui con una trappola degna del medioevo (che dunque non è affatto volta a prevenire la violenza ma a punire senza processo l’ancora presunto violentatore). Bisogna infatti considerare come, una vola che armi improprie siano date in mano a cittadine comuni (le quali, come tutte le persone della terra, possono essere a vario grado pacifiche o violente, oneste o false, corrette o perfide, o comunque possono sbagliare) queste possano essere usate anche al di fuori dello stretto contesto dell’autodifesa “estrema” per cui sono vendute e contro persone diverse da veri o presunti violentatori, ad esempio in litigi o vendette personali contro qualcuno, o comunque per rancore o sadico diletto contro persone incolpevoli di qualsivoglia “tentato o riuscito stupro”. (che potrebbero con questo sistema addirittura essere automaticamente denunziate o addirittura condannate da innocenti solo perchè questo aggeggio vuole presentarsi di per sè come “prova” dello stupro).
Lo spray al peperoncino è meno invasivo e permette di non essere manco toccate dall’aggressore la cintura di castità è meno invasiva e non permette di essere penetrate affatto. Se si sceglie questo, che è massimamente invasivo e agisce solo (con dubbia effiacia) ad aggressione già in atto significa che lo spirito di vendetta ed il gusto sadico prevalgono sul senso di prevenzione e sulla ragione.
Vi sono infatti anche i casi di uso improprio dell’arma ecco perchè essa non deve procurare danni gravi o irreversibili. Non tutti quelli che sono accusati di stupro sono davvero stupratori. Non tutti coloro che subiscono le ritorsioni femminili hanno davvero tentato di usare violenza. A volte sono semplicemente accusati di fatti inesistenti, o esagerati ad arte, per tutti i più inconcepibili e perversi motivi: dalla vendetta arbitraria al diletto sadico, dal patologico bisogno di attenzione al calcolo razionale su quanto convenga (materialmente e moralmente) ad una donna fare la vittima, dal ricatto al gratuito sfoggio di preminenza sociale nell’esser creduta a priori mentre l’altra parte è tenuta a tacere e se parla trattata da degna del riso o del disprezzo a priori.
Mi fanno ridere quelle che prima dichiarano “non si può combattere la violenza con un’altra violenza” e poi in piena contraddizione aggiungono “ma quando si tratta di violenza contro le donne tutto è lecito”.
Possiamo discutere mille volte sul concetto di violenza applicato alla politica, all’etica, alla storia, sulla valenza negativa a senso unico attribuita al termine dal cristianesimo ecc, ma se parliamo di diritto penale, uno stato di diritto non prevede pene corporali né tantomeno la pena di morte, e non si può far eccezione “per cavalleria” (a meno appunto di non violare il principio di uguaglianza innanzi alla legge ammettendo la donna appartenere ad una categoria di “gemme rare e preziose da difendere e proteggere ad ogni costo, anche a quello della ragione e del diritto).
Mi fanno invece adirare coloro i quali insinuano apertamente che chi è contrario a questi “metodi medievali” (o, altrove a “decreti” contrari all’oggettività del diritto ed alla presunzione di innocenza”) vogliano “difendere gli stupratori”. Io difendo semplicemente il diritto di ogni cittadino (che potrei essere io così come i miei contestatori) a non essere trattato da stupratore prima che la presunta violenza sia chiaramente dimostrata al di là di ogni dubbio in un regolare processo con prove certe e oggettive. Difendo il sacrosanto principio secondo cui anche un solo innocente punito ingiustamente costituisce per lo stato un fatto infinitamente più intollerabile di mille colpevoli impuniti (poiché, agendo in prima persona una violenza ingiusta contro un innocente, farebbe il contrario di ciò per cui è nato, ovvero proteggere i cittadini dall’ingiustizia e dall’arbitrio).
Provo invece solo pena per coloro i quali (qui, come in altri casi) contrastano i miei dubbi (sulla liceità di uno strumento di tortura siffatto, o in genere sulla possibilità che il cosiddetto stupratore non sia davvero tale e sulla conseguente necessità di prudenza nel giudicare e nell’infliggere la pena) con una abusata mozione degli affetti del genere: “se fosse tua madre, o tua sorella o tua figlia ad essere violentata, metteresti da parte il tuo garantismo”.
Se fossi parimenti scorretto nell’argomentare, replicherei (non senza ragione): “e se fosse tuo figlio, o tuo fratello o tuo padre o il tuo fidanzato a finire da innocente alla gogna mediatica e sociale, con la vita oggettivamente rovinata per sempre sotto ogni punto di vista sentimentale, economico, morale e relazionare, nonché con la psiche e a volte anche il corpo segnati indelebilmente dall’esperienza del carcere, con tutto quanto consegue secondo il codice barbarico dei carcerati per gli accusati di violenza sulle donne, ma anche secondo la mentalità politicamente corretta per cui mettere in dubbio la parola di una donna è già prova di colpa e “seconda violenza” e quindi la terribile sensazione di chi è accuasato sapendosi innocente è simile a quella di una vittima della santa inquisizione, metteresti da parte la tua cavalleria veteromaschilista o la tua demagogia femminista”.
Questo ragionare su piani emotivi e quasi di vendetta personale, o comunque irrazionali e soggettivi, è però l’esatto contrario del ragionamento necessario ad una giustizia vera, la quale non può prescindere dai criteri di razionalità, oggettività e sereno distacco dai fatti (ecco perché il giudice deve sempre sentirsi terzo rispetto agli eventi ed essere libero da condizionamenti in un senso o nell’altro: in caso contrario si tratta di vendetta di una parte o di difesa ad oltranza dell’altra, come avviene appunti presso le tribù regolate da codici di vendetta o presso i talebani amanti della giustizia sommaria).
Se ci si abbandonasse al trasporto emotivo (pur umanamente comprensibile) e all’empatia si finirebbe per lasciar linciare dalla folla i primi accusati, senza difesa né processo e per lasciare libero chi suscita all’esterno simpatia o pietà anche se magari è un vero delinquente.
P.S.
Cara Beliana, se l’unico tuo modo di argomentare è che noi non possiamo capire lo stupro io potrei dire che tu, in quanto donna, non potrai mai capire cosa significhi l’accusa pubblica di violenza sessuale e il carcere da innocente! E magari augurartelo come tu hai fatto a me per lo stupro!
Solo una persona tanto sfortunata da subire sia il carcere da innocente sia la violenza sessuale potrebbe decidere cosa per lei sia peggio, ma sarebbe comunque soggettivo e dipendente dalle diverse situazioni.
In ogni caso, vedere ogni prospettiva di serenità e felicità di vita finire di colpo, assistere impotenti alla distruzione della propria quotidianità e di ogni progetto immediato o futuro, essere esposti alla gogna pubblica dai media e dai conoscenti per qualcosa di orribile (come lo stupro) e di mai commesso, sentirsi come un accusato dall’inquisizione, impossibilitato a difendersi, costretto a tacere o comunque tenuto come degno solo del riso e del disprezzo a priori, sentirsi messo alla berlina come un mostro e preso di mira dal mondo quale capro espiratorio, abbandonato dagli amici, e rinnegato con ribrezzo dai conoscenti, vedersi privato della libertà personale e minacciato di pene esemplari sia giudiziarie (dallo stato e dagli opinionisti) sia dagli altri carcerati, sentirsi insomma improvvisamente solo e senza difese fisiche e psicologiche sapendi di non aver mai fatto nulla di male costituiscono un trauma psicologico (e a volte anche fisico) difficilmente rimarginabile e potenzialmente fatale per le menti e le anime più sensibili.
E sono sicuro che è un trauma superiore a quello conseguente a certi fatti, rientranti sotto la vaga e omnicomprensiva definizione di violenza sessuale voluta dalle femministe (e quindi severamente puniti dalla legge), ma non corrispondenti a quanto ogni mondo civile ha da sempre riconosciuto e punito come stupro.
Se mi si dice che una mano sul culo produce un trauma paragonabile al finire in carcere da innocenti smetto di dialogare con qualsiasi attivista per i diritti delle donne.
E in questo caso (accusa a seguito del tag “antistupro”) andiamo oltre: all’accusa falsa si aggiunge il dolore fisico e psichico di una quasi castrazione, momentanea o forse definitiva!
Siete voi donne e femministe a non aver diritto a parlare, non certo noi, che difendiamo il nostro diritto (pari al vostro e che voi volete mettere di fatto in pericolo con la commercializzazione di strumenti di tortura chiamati “prevenzione della violenza”) alla serenità sessuale e all’integrità fisica e psichica.
Non so in Africa ma in Italia sarebbe problematico perché sarebbe la donna a rischiare la galera, infatti lo stupratore potrebbe passare da carnefice a vittima perché potrebbe chiedere i danni come minimo.
Consideriamo poi che potrebbe funzionare la prima volta, ma dopo che ne avranno parlato diffusamente i mezzi d’ informazione gli stupratori si attrezzerebbero inserendo per esempio un bastone che resterebbe incastrato nel rapex per poi estrarlo e proseguire con la violenza sessuale, quindi se non dannoso sarebbe comunque inutile.
Non so in Africa ma in Italia sarebbe problematico perché sarebbe la donna a rischiare la galera, infatti lo stupratore potrebbe passare da carnefice a vittima perché potrebbe chiedere i danni come minimo.
Consideriamo poi che potrebbe funzionare la prima volta, ma dopo che ne avranno parlato diffusamente i mezzi d’ informazione gli stupratori si attrezzerebbero inserendo per esempio un bastone che resterebbe incastrato nel rapex per poi estrarlo e proseguire con la violenza sessuale, quindi se non dannoso sarebbe comunque inutile.
Anche se un pò prolisso ho apprezzato quest’ultimo commento. Forse la possibilità che venga usato come strumento di vendetta è un pò remota, però dal punto di vista del diritto è uno strumento assolutamente illegittimo e perverso.
arroganti che non siete altro. Solo perchè c’è una REMOTISSIMA possibilità che venga usato in situazioni diverse dalla violenza sessuale condanniamo uno strumento che potrebbe salvare da violenze CERTE. Arroganti ed egoisti.
il problema non è tanto quella remota possibilità, che comunque dovrebbe già da sola farci riflettere, quanto piuttosto il principio di funzionamento, che presuppone che lo stupro sia già in parte avvenuto. Ci sono altri metodi più efficaci e meno invasivi, e che sopratutto evitano il crimine invece di ‘punirlo’ una volta avvenuto.
julia wrote:
Adesso difendere i principi di presunzione di innocenza e di diritto indisponibile alla salute diviene egoismo e arroganza?
Siete voi donne ad essere egoiste ed arroganti: solo perchè con questo arnese c’è la possibilità di punire qualche vero violentatore, accettate il rischio di provocare infinito dolore (e rischio legale!) anche a degli innocenti!
Siete delle nazifemministe: per voi la vostra presunta sicurezza vale più dei diritti umani. Se foste persone ragionevoli dovreste convenire che anche il rischio che un solo essere umano potesse essere leso o imprigionato ingiustamente basterebbe a condannare un metodo di “prevenzione”. Altrimenti è come dire che poichè tanti immigrati delinquono li si deve mettere a priori agli arresti (o dare ai “padani” il “diritto” a difendersi da soli)
P.S.
Il rischio non è affatto remoto, a giudicare dal numero di denuncie false presenti già oggi. Con questo attrezzo la perfidia potrebbe essere ancora più dolorosa e legalmente pericolosa (perchè già la trappola potrebbe funzionare come “prova”).
P.P.S.
Il fatto che lo stupro sia un reato gravissimo non può giustificare l’utilizzo di mezzi di prevenzione, dissuasione o punizione tali da violare i principi di presunzione di innocenza e di inviolabilità della persona, a prescindere da presunte “statistiche” (tutte peraltro da dimostrare).
NON TI PERMETTO DI PARLARE DI VIOLENZE CERTE anche prima e anche senza la dimostrazione oggettiva in un regolare processo: chi viene morso da questo arnese potrebbe essere tanto un vero violentatore quanto l’amante consensuale di una donna troppo distratta o troppo perfida, così come chi viene accusato oggi di violenza sessuale.
La gravità di un’accusa non può fungere da presunzione di colpevolezza (anzi, più grave è il reato, più certa deve essere la prova, proprio perchè più gravi sono le conseguenze possibili) e la responsabilità penale è personale (quindi il fatto che milioni di stupri siano veri e gravi non smuove di un millimetro il diritto nel caso singolo e concreto dell’imputato di avere riconosciute le proprie garanzie, di diritto e di salute, almeno fino a quando la sua colpa non è provata al di là di ogni dubbio in un regolare processo, possibilmente con riscontri oggettivi e testimonianze terze rispetto all’accusa).
Vergognoso non è il mio commento, ma che chiunque possa andare in galera sulla sola parola dell’accusa, anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza (e se apri i giornali questo succede assai più spesso che nei “rari casi delle pazze). Vergognosi sono i tentativi femminili di accostare agli stupratori chi semplicemente sostiene la presunzione di innocenza, la tassatività del diritto, la proporzionalità della pena e la necessità del dolo. Vergognoso è quanto sostengono le associazioni a delinquere di stampo femminista che prendono contributi dallo stato e si spacciano per “difesa della donna”. Quello che dicono è vergognoso.
Vergognoso è sostenere implicitamente che denunciare per violenza un innocente per “trarsi da qualche impaccio” (o per vendicarsi di un tradimento) sia una “scemata” tutto sommato tollerabile.
Vergognoso è abolire la presunzione di innocenza (e dire: “nel dubbio il violentatore deve finire in carcere e, se per caso innocente, aspettare di poterlo dimostrare”).
Vergognoso è non considerare la responsabilità personale (e dire: “poichè la maggioranza degli stupri è vera e non denunciata – fatto tutto da dimostrare n.d.r.- quando c’è una denuncia bisogna procedere subito come i fatti fossero già provati”).
Vergognoso è considerare la gravità di un’accusa come un anticipo di colpevolezza (e volere l’abolizione dei domiciliari per chi attende il processo, la condanna sulla sola parola della presunta vittima, con la scusa “lo stupro è grave e non può rimanere impunito”, come se anche in reati massimamente gravi come l’omicidio si potesse condannare qualcuno a decenni di anni di carcere senza prove certe, senza manco l’esistenza di un cadavere).
Vergognoso è che chiunque debba temere una denuncia (e quindi anche un ricatto) e una condanna a un anno e un mese (stando al modus operandi del tribunale di Bologna da me segnalato qualche giorno fa) per violenza/molestie se non ha testimoni quando è solo con una donna.
Vergognoso è che una palpata al seno possa essere punita più gravemente che una falsa denuncia di stupro.
Vergognoso è che si possa condannare un cittadino innocente fino a prova contraria sulla sola parola dell’accusa, anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta violenza, accettando la testimonianza della presunta vittima come unica fonte di prova (perchè magari coerente, credibile in sé, riscontrabile fino ad un attimo prima del presunto stupro, apparentemente ragionevole, ricca di dettagli e priva di voglia di infierire sull’imputato) con argomentazioni degne dei sofisti (ovvero basate sulle parole e non sui fatti) e dimentiche dell’insegnamento kantiano (l’essere non è un predicato e quindi la differenza fra qualcosa di reale e qualcosa di immaginario non è in una qualche qualità – perfezione, razionalità, ecc.-, ma nel semplice fatto, conoscibile solo per esperienza e mai per speculazione, che una esiste e l’altra no).
Vergognoso è parlare di credibilità oggettiva per un racconto che riscontri oggettivi non ha (è vero che molti racconti falsi si possono scoprire come tali per le loro incoerenze ed illogicità, ma è anche vero che chi sa mentire, o ha buoni avvocati che suggeriscono come mentire, può raccontare yna storia oggettivamente credibile in abstracto pur essendo falsa nel caso concreto) e di credibilità soggettiva per chi è parte in causa nel processo (bisognerebbe verificare non solo l’assenza di motivi evidenti di astio, ma anche quella di ogni ipotetico immaginabile motivo non conosciuto – e data la complessità della psiche umana potrebbero essere infiniti-, e non basterebbe, perchè se la presunta vittima è parte civile ha già un eventuale motivo per mentire nell’ottenere il risarcimento e, anche se non lo è, con il fatto stesso di essere l’accusatrice dichiara implicitamente di voler vedere l’imputato condannato e quindi di essere, appunto, “di parte”).
Vergognoso è soprattutto sostenere, innanzi a degli innocenti finiti alla gogna mediatica e sociale, con la vita oggettivamente rovinata per sempre sotto ogni punto di vista sentimentale, economico, morale e relazionare, nonché con la psiche e a volte anche il corpo segnati indelebilmente dall’esperienza del carcere, con tutto quanto consegue secondo il codice barbarico dei carcerati per gli accusati di violenza sulle donne, ma anche secondo la mentalità politicamente corretta per cui mettere in dubbio la parola di una donna è già prova di colpa e “seconda violenza” e quindi la terribile sensazione di chi è accusato sapendosi innocente è simile a quella di una vittima della santa inquisizione, che “una falsa denuncia non porta a nulla di male”.
Tieni poi presente che se sono ancora relativamente pochi i casi di falsa denuncia, è solo perchè la gente, proprio come te, pensa ancora di vivere in uno stato di diritto in cui servano riscontri oggettivi per parlare di prova. Là dove il femminismo giudiziari è più avanzato, i casi aumentano in proporzione alla differenza di pena fra chi rischia la condanna per stupro e chi la rischia per falsa testimonianza e alla “facilità” a vedere inflitta la condanna (nonchè all’entità e alla rapidità del risarcimento: in Inghilterra c’è già chi denuncia per quel motivo)
Tu sarai responsabile se l’Italia diventerà come oggi gli Usa:
prova a digitare “Carlo Parlanti”.
Siete delle stupratrici del diritto. Per questo vi dico addio. E per questo forse fra qualche decennio dovrò abbandonare l’occidente che ha dimenticato il Beccaria in nome di stupidità cavalleresca e demagogia femminista!
Bla bla bla bla…
Sono un uomo e la trovo un’invenzione geniale. Se qualche macho sfranto ha paura di essere vittima di una malvagia strega femminista, segua questo consiglio: prima di metterci il bigolo, metteteci la lingua. Esplorate cautamente e se c’è qualcosa di strano, lo troverete. Più preliminari rendono felice la donna e preservano il volatile.
@ Varg:
ahahahaha! quanto sei divertente! ahahahaha!
@ Varg:
Ripeto:
Di geniale esisteva già la cintura di castità: protettiva e non invasiva (basta tenere la chiave al sicuro e non perderla chiave). Non mi piace il vostro sragionare secondo cui chi è oggetto delle accuse o delle vendette di una donna è già di per sè colpevole e meritevole di pena massima. Tutto va provato secondo le regole dello stato di diritto e tutto deve essere valutato caso per caso, tutto deve prima essere messo in dubbio per dire se è vero sicuramente.
Chi ha paura di “rimetterci le penne” non è necessariamente un macho sfranto, ma semplicemente un uomo ragionevole (dato soprattutto quanto succede in giro con vendette femminili, demagogia femminista, stupro del diritto e false accuse).
Comunque, per conto mio, ho smesso da tempo di trovare “attraenti” rapporti con queste femmine. E ora non ho più voglia manco di rispondervi. Mettete in ridere una questione seria, che non riguarda solo questo preservativo.
Non vi leggerò più.
@ Flavio Zabini:
Dedicato a chi ancora crede si gridi al complotto…
In realtà siamo già all’aperta associazione a delinquere di stampo femminista, permessa da stupidità cavalleresca e demagogia elettorale di gran parte dei maschi occidentali (soprattutto politici e giudici):
http://www.comunicazionedigenere.com/2010/10/29/roulette-russa-della-calunnia/
Ma credete che eviti lo stupro..? Dal momento che il Rapex è un preservativo interno, perchè funzioni la donna deve comunque subire una prima penetrazione, oltre magari alle botte ed alla violenza dell’essere spogliata, quindi dubito fortemente che risulti un’esperienza molto meno traumatizzante…
Inoltre nei paesi occidentali la maggior parte delle violenze avvengono tra le mura domestiche (per esempio in Italia credo che siano più del 90%) dubito quindi che sia utilizzabile..
Di sicuro diventa un deterrente, ferisce provocando dolore all’aggressore e favorisce la fuga dell’aggredita, può funzionare anche tra le mura domestiche, evidenzia una violenza e…..punisce in qualche modo, anche se, hai ragione tu, l’aggressione e lo stupro di fatto ci sono egualmente con tutte le conseguenze per l’aggredita.
si dovrebbe distribuirlo gratis a tutte le donne che entrano in farmacia, notare nei commenti come i maschi ne parlino con tanto interesse, fosse per me gli aggiungerei dentro un dispositivo che amputa il glande una volta per tutte, così finisce la storia del maschio “arrembante”.
visto che non riusciamo a rieducarli, tagliamoglielo.
@ Alessandra:
Brava! Sei un genio.
@ Alessandra:
Ripeto: se costituisse anche una forma di vendetta per una donna davvero violentata lo ammetterei. Quello che non ammetto è la sua possibilità di essere usato come arma impropria da una donna che invece vuole lei compiere una violenza (fisica, con questo strumento di tortura e di dolore, psicologica, per l’umiliazione, il biasimo sociale, la gogna e la vergogna che ne conseguono per chi ne è vittima senza essere uno stupratore e legale per la denuncia che ne segue quasi automaticamente). Ed ho diritto a temerlo dato che le denuncie false e le vendette arbitrarie da parte femminile esistono (anche se i giornali ne parlano meno delle violenze maschili).
Tu puoi dire che chi usasse questo preservativo non per autodifesa ma per capriccio, vendetta, rancore o sadismo verrebbe comunque imprigionata. Ma come fa in pratica ad accadere ciò se si parte dal presupposto (alla base del tuo ragionamento a difesa del preservativo) secondo cui sono quantitativamente e qualitativamente più rilevanti le vittime femminili potenzialmente salvate dagli stupri veri rispetto a quelle maschili potenzialmente punite per stupri mai commessi, ed è meglio rischiare che qualche innocente venga ferito dolorosamente o accusato ingiustamente piuttosto che “milioni di donne” restino senza difesa e senza giustizia?
Se per te una delle funzioni di questo strumento è “taggare il violentatore”, come fai a distinguere il caso della donna che indossa il preservativo per non essere violentata per strada da quella che invita nel proprio letto l’uomo che vuole ferire, castrare o accusare? Se a priori vedi la donna come vittima e l’uomo come carnefice crederai sempre alla versione della prima (che invocherà l’autodifesa anche quando ha agito per capriccio, vendetta personale, rancore generalizzato o sadico diletto). E gli uomini innnocenti (pochi o molti che siano meriterebbero comunque tutela) non avranno mai nè difesa nè giustizia!
Poichè non tutti coloro i quali si congiungono corporalmente ad una donna che non li avvisa di avere indosso quel preservativo dentato sono a priori degli stupratori, quanto tu dici è potenzialmente equivalente alla frase che apparantemente neghi (ma che affermi per scherzo): tutti gli uomini, infatti rischiano di rimanere castrate (momentaneamente o permanentemente) nel corpo o nella psiche (perchè un trauma del genere renderà impossibili avvicinarsi poi naturalmente alle donne)
Proprio perchè ho a cuore lo stato di diritto mi preoccupo del possibile uso improprio di queste armi così come di quello di certe leggi che (sull’onda emotiva di fatti più o meno veri, più o meno gravi, più o meno effettivamente numeroso, più o meno giornalisticamente amplificati) per compiacere stupidità cavalleresca e demagogia femminista riducono o dimenticano la presunzione di innocenza.
Dicono che l’invenzione è geniale? Ingegno? perversione. Di geniale esisteva già la cintura di castità: protettiva e non invasiva (basta tenere la chiave al sicuro e non perderla chiave). Non mi piace il vostro sragionare secondo cui chi è oggetto delle accuse o delle vendette di una donna è già di per sè colpevole e meritevole di pena massima. Tutto va provato secondo le regole dello stato di diritto e tutto deve essere valutato caso per caso, tutto deve prima essere messo in dubbio per dire se è vero sicuramente.
Tagga lo stupratore?
Diciamo il presunto stupratore, o il certo amante di una donna distratta che se lo è dimenticato prima del rapporto, o la vittima di una sadica/squilibrata che ha acconsnetito al rapporto ben sapendo la trappola che sarebbe scattata.
Se tu vuoi amputare il glande al presunto stupratore, e per questo sostieni la vendita di questo arnese (che può colpire la minoranza di stupratori così come la maggioranza di innocenti), allora io voglio amputare la lingua alla presunta mentitrice, e per questo ho parimenti diritto a sostenere la diffusione della legge afghana in europa.
La donna può essere stronza (nel senso che ho più volte indicato, consistente nell’usare le armi concesse dalla natura alla donna in maniera
ancora più malvagia di quanto certi bruti usino sulle donne quella fisica,
e provocante nella sfera psicosessuale dell’uomo che ne è vittima un trauma non minore di quanto non siano per la donna le violenze/molestie, nonchè disagio da sessuale ad esistenzialecon rischio, per il giovane maschio, di non riuscire più a sorridere nel sesso e di avvicinarsi ad una donna senza vedervi motivo di patimento, tirannia e perdita di ogni residuo interesse per la vita),?
Visto che non riuciamo ad educarla, mandiamola al rogo o alla lapidazione!
Pirata Barbarossa wrote:
Idea geniale? idea idiota: la cintura di castità è più efficacie e meno invasiva (previene pemetrazioni e non fa danni). Se non sei sadica, se proprio devi girare con qualcosa addosso usa la buona vecchia cintura di castità.
Il problema infatti è che questo può essere usato anche non come forma di difesa ma anche come arma impropria da chi (per i più perversi motivi) non avverte l’amante occasionale di avere questo aggeggio addosso (e poi magari racconta di essere stata aggredita). Non è grave tanto che ci sia qualcuna capaca di volerlo fare: è grave che lo possa fare impunemente!
Dubbia la sua utilità per le vere vittime (basta che si diffodna la notizia e il violento userebbe prima un manico di scopa), possibile il suo uso come arma impropria da parte di vittime sedicentiti tali solo a posteriori, certo il suo effetto peggiorativo sul rapporto fra i generi, sull’approccio all’altro sesso dei ragazzi, già sin troppo intimoriti dalla disparità naturale di desii senza compensazione, indisposti dalla sopravvalutazione estetico-filosoifca della figura femminile (nata nel medioevo e portata al parossismo dalla cultura pc), resi insicuri o incattiviti (umiliati e quindi indotti a divenire per reazione violenti e ostili alle donne) dalla propaganda mediatica che (specie attraverso i filmetti americani) li dipinge o come giullari/imbecilli da irridere perpetuamente nel disio e oltre o come violenti a priori da punire nella maniera più vasta, doloros e perfida possibile.
Ed ora addio davvero, servi delle femmine e del femminismo e assassini del diritto e della ragione!
Guai a me se vi leggerò ancora! Contro di voi servono i fatti.
non male l’idea.. però certo che se la donna volesse fare la stronz* sarebbero dolori per il malcapitato.. controllare sempre prima con il dito.. dovesse avere tra le cosce, che ne so, uno squalo bianco… :S