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Diabete, la nuova epidemia

 

Il diabete è ormai una vera epidemia. Lo afferma l’OMS: gli esperti da tempo puntano il dito sui dati sconfortanti che riguardano la diffusione della malattia. Ne soffrono in Italia 3 milioni di persone. In tutto il mondo entro il 2030 i diabetici saranno circa 435 milioni. Dati allarmanti cui è necessario fornire risposte immediate e urgenti.

Per essere più precisi, secondo l’ ISTAT, il 4.5% degli italiani (il 14,5% tra i soggetti di età pari o superiore a 65 anni) è affetta da diabete mellito, in gran parte di tipo 2; il 3% della popolazione italiana è affetto da alterata glicemia a digiuno o ridotta tolleranza ai carboidrati e quasi un terzo dei diabetici non sa di essere malato. Il picco dell’incidenza si ha in Campania con 300.000 diabetici tra i 18 ed i 64 anni e soprattutto colpiù alto tasso di mortalità nazionale per questa patologia.

E’ per questo che diabetologi e cardiologi si sono riuniti a Capri, la splendida isola campana, per il 13° Forum internazionale sul Sistema Renina Angiotensina. E’ colpa degli stili di vita, così fortemente sbagliati nel sud d’Italia, anche e soprattutto nella patria della pizza:

“Tra le persone maggiormente esposte al rischio di sviluppare il diabete – ha spiegato il presidente del Forum Massimo Volpe della seconda facolta’ di Medicina dell’Univ.  La Sapienza di Roma – figurano i pazienti caratterizzati da una ridotta tolleranza di glucosio, gli obesi e i soggetti con sindrome metabolica”.

Ovviamente la prima cosa da fare per combattere un’epidemia è evitare che si diffonda ulteriormente:  il diabete è una malattia, una disfunzione del metabolismo che può essere controllata, anche senza l’insulina. Questo è possibile grazie alla prevenzione: cambiare le abitudini sbagliate si può: praticare con regolarità una minima attività fisica, rispettare un’alimentazione equilibrata (e quale cosa più semplice seguendo la dieta mediterranea?), mantenere nei limiti il peso corporeo, smettere di fumare.

Se si è già malati, la terapia farmacologica va aggiunta a queste indicazioni. Ma ne vale decisamente la pena. Perchè?

“Il paziente diabetico – ha concluso il prof. Volpe- va considerato ad alto rischio cardiovascolare, basti pensare che il 70% dei decessi nei diabetici e’ dovuto a un problema cardiaco”.